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11.04.2017 - 12:210
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

"Un 9 febbraio bis che va contro il principio di "Prima i nostri". Chiesa e l'UDC sull'emendamento Fonio-Jelmini, "sarebbe bastata una parola in più"

I democentristi avevano proposto un altro emendamento, chiedendo di favorire gli indigeni fra gli iscritti agli URC. "Ora tutti i frontalieri si iscriveranno, dunque siamo di fronte a un'occasione persa"

BELLINZONA – Il giorno dopo il sì all’emendamento Fonio-Jelmini, che imporrà a una ditta che ottiene un appalto pubblico di cercare personale dapprima presso gli URC e poi nelle agenzie interinali, c’è chi non è soddisfatto. Si tratta dell’UDC, che pur applaudendo quanto votato, si chiede: “perchè però non andare fino in fondo al ragionamento e decidere, con coraggio, di favorire i disoccupati locali e non tutti coloro che si iscriveranno al collocamento?”.

“Sarebbe bastata una sola parola in più: indigena”, ci spiega il Consigliere Nazionale Marco Chiesa. Gabriele Pinoja aveva proposto un ulteriore emendamento, volto a far sì che la preferenza fra gli iscritti URC andasse alla manodopera indigena. “Abbiamo raccolto solo 7 voti…”, commenta amareggiato.

“Non metto in dubbio la necesità di intervenire in merito alle interinali", prosegue. “Voglio sottolineare solo come noi abbiamo fatto un emendamento praticamente uguale al loro, aggiungendo indigena. In questo caso ci troviamo di fronte alla soluzione del 9 febbraio. Perché essa è andata bene all’UE? Semplice, agli URC, a cui viene data la precedenza, possono iscriversi tutti. E io ho il timore che i frontalieri si iscriveranno. È la stessa soluzione adottata dal Parlamento federale in dicembre, voluta per non applicare il 9 febbraio e la preferenza indigena. Quante critiche sono piovute su quella decisione eppure ieri, ancora una volta, si è deciso di replicarla e di far sorridere l'Unione europea che evidentemente annuisce soddisfatta. Peccato, si è mancata un'occasione d'oro”.

Le parole di Chiesa ricalcano quanto inviato dal suo partito in un comunicato: un’occasione persa.
Gli URC rischiano di svolgere, in futuro, lo stesso ruolo delle interinali (ma con ogni probabilità i disoccupati saranno iscritti a entrambi). “C’è veramente la volontà di favorire i nostri o ci stanno prendendo in giro?”, si domanda Chiesa. “Si è scelto di mettere sullo stesso piano lavoratori indigeni e lavoratori esteri, contrariamente a quando sancisce la nostra Costituzione. Il timore è che nei prossimi mesi e anni, anche consigliati e ben indirizzati dai sindacati, i lavoratori frontalieri ed addirittura quelli europei in cerca di un'occupazione si iscrivano massicciamente agli uffici regionali di collocamento perché, anche loro come i ticinesi, beneficeranno di questo aiuto statale pagato dai contribuenti del nostro Cantone”, si legge nella nota dell’UDC.

“Nella Costituzione viene scritto che vanno favoriti gli indigeni, e non siamo in grado neppure di votare una legge che li favorisce fra i disoccupati. Siamo andati contro “Prima i nostri”, ovvero quanto votato dal popolo, in ogni senso”, sbotta poi, mentre il comunicato prosegue: “L'impressione è che a parole tutti promettono di favorire i lavoratori residenti e le aziende che impiegano in modo particolare i ticinesi, ma poi alla fine, quando di tratta di pigiare l'apposito bottone, si trova sempre la scusa per non andare fino in fondo con decisione e soprattutto coerenza”.

L’emendamento UDC è passato praticamente sotto silenzio, e questo amareggia i democentristi. “Quanto votato è un 9 febbraio bis, dove si subordinano le interinali, e può andar bene, ma d’altro canto dovevamo avere il coraggio di dare la preferenza agli indigeni fra i disoccupati. Sarebbero nate polemiche, certo, però così non serve a nulla, anzi rischi di incentivare gli esteri a iscriversi ai nostri URC”, constata Chiesa, che si chiede anche come mai la Lega si sia astenuta dal voto sull’emendamento Fonio-Jelmini.

La nuova legge sulle commesse pubbliche piace comunque all'UDC, che però “non può che archiviarla come l'ennesima sconfitta dei lavoratori indigeni sacrificati sull'altare di interessi superiori”.
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