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28.04.2017 - 10:080
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Marchesi e Chiesa, "Siccardi e PS, non ci sorprendete. Tentativi di annacquare o boicottare il testo di "Prima i nostri" non rendono onore a nessuno"

Per il presidente e il Consigliere Nazionale UDC, "da tempo non vi interessate più di lavoratori ticinesi e responsabilità sociale. Ma noi vogliamo andare fino in fondo, applicando l'iniziativa alla lettera"

BELLINZONA – I socialisti e soprattutto Siccardi criticano “Prima i nostri” e in particolare la sua legge d’applicazione proposta dall’UDC? Quest’ultimo non ne è sorpreso, ed è determinato ad andare fino in fondo.

“Se socialisti e imprenditori con più dell'80% di personale frontaliero criticano l'applicazione di "Prima i Nostri", significa che l'UDC ha fatto un ottimo lavoro in favore dei ticinesi.  I primi d'altro canto non si interessano più da tempo dei lavoratori residenti, mentre i secondi minacciano di continuo di levare le tende dal nostro Cantone se solo si osa richiamarli a una sacrosanta responsabilità sociale”, si legge in una nota, a firma del presidente Piero Marchesi e del Consigliere Nazionale Marco Chiesa.
“In realtà non dovevamo attendere un comunicato stampa o un articolo per sapere come la pensano queste persone, è sempre stato chiarissimo. Non sono mica elettori dell'UDC, altrimenti non metterebbero in discussione questi principi che il nostro Partito ha sempre sostenuto in Svizzera come in Ticino. Ciò che importa, tuttavia, non è quanto siano contrari o meno a preferire l'occupazione residente, come da mandato costituzionale, ma quanto siano disposti a farsi beffe della volontà del Popolo e della Costituzione ticinese”, attaccano.

Siccardi nel suo pezzo, pubblicato dal Corriere del Ticino, aveva parlato anche della necessità di insegnare civica a scuola, un suo pallino. Marchesi e Chiesa colgono la palla al balzo: “un ripasso della civica, a questo proposito ben vengano le lezioni di questa importante materia alla scuola dell'obbligo, permetterebbe di meglio comprendere il funzionamento della democrazia nel nostro Paese. Si elabora un'iniziativa, si raccolgono le firme, si valuta la ricevibilità, si discute in Parlamento, si vota, si sottopone il testo al Popolo e quest'ultimo ha sempre e comunque l'ultima parola. Per fortuna”.

“Oggi, superate tutte queste fasi democratiche, siamo arrivati al momento cruciale, quello dell'applicazione”, proseguono. “E non vi sono altre strade che quella di dar seguito coerentemente e compiutamente alla decisione scaturita dalle urne. Non esistono applicazioni sartoriali e a geometria variabile. Tentativi di annacquare o boicottare il testo non rendono onore né al Partito socialista, esperto in materia d'altronde, né a chi vorrebbe fare impresa in Ticino eludendo le condizioni dettate dai ticinesi e intendendo solo beneficiare delle nostre ottime condizioni quadro. Ciò sarebbe irrispettoso nei confronti di chi questo Paese l'ha costruito e del nostro Stato di diritto”.

Dal canto suo, “l'UDC, piaccia o meno, si è presa l'impegno di andare fino in fondo. È nostra intenzione applicare la volontà popolare, tramutando in legge i principi di "Prima i Nostri". Si alla preferenza indigena, No alla sostituzione della manodopera e No al dumping salariale. Non ci sono né sorprese né ripensamenti. Questo era e questo rimane. Ciò che è stato promesso ora è sui banchi commissionali e rispecchia fedelmente le esigenze e la volontà dei ticinesi”.

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