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28.06.2017 - 19:160
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

La rabbia ticinese, "non si deve dare fiducia ai politici italiani, non la meritano". "Abbiamo di fronte dei filibustieri". E chiedono misure incisive, dai ristorni alle prese di posizione

Claudio Zali non fa un dramma della scelta dell'Italia, arrabbiati invece Marchesi, Chiesa, Romano e i Verdi. "A cosa serve la collaborazione nella Regio Insubria, se porta a questi risultati?"

BELLINZONA - Come un fulmine a ciel sereno, la Stabio Arcisate si ferma. A bloccare tutto, decidendo di non pagare più i 2 milioni di finanziamento previsti, la Svizzera, dopo però che la Regione Lombardia ha deciso unilateralmente di creare il collegamento via rotaia per Malpensa non sulla via Lugano-Varese bensi sulla Como-Varese.

Una scelta, appunto, presa da una sola parte, in modo del tutto inaspettato. Claudio Zali, interpellato da La Regione, non ne fa un dramma: "come Cantone non verseremo la quota parte – 2 milioni di franchi, il 50 per cento del finanziamento a copertura dei costi per la tratta Varese-Malpensa. La somma finirà nel salvadanaio del trasporto pubblico ticinese: di richieste ce ne sono sempre".

A far arrabbiare diversi politici è il cambio di rotta dell'Italia. Riassumendo: "non ci si deve fidare di loro", e si può ipotizzare che si apra un nuovo fronte nei rapporti, non sempre facili, fra noi e i nostri vicini, che hanno congelato solo ieri l'accordo fiscale.

Per esempio, il presidente dell'UDC Piero Marchesi chiede misure forti verso l'Italia. "Qualche mese fa, in un dibattito televisivo, Luca Gaffuri (Consigliere regionale Lombardia), mi ribadiva che era il Ticino a non rispettare gli accordi, perché l'Italia non aveva nulla da rimproverarsi. Né io né i molti telespettatori avevamo creduto a quelle favole. Tra i pochi a credere a queste baggianate, come a quelle raccontate in molte altre occasioni ufficiali, il Governo cantonale e il Consiglio federale, che oggi si vedono, ancora una volta, umiliati dall'Italia. Dovrebbero capire che non si può e non si deve dare fiducia ai politici italiani. Non la meritano", si legge sul suo profilo Facebook. "Ora però è necessario che il Consiglio di Stato prenda in mano la situazione facendo:
1. Bloccare i ristorni dei frontalieri (invece deliberati lunedi dal Governo) e utilizzarli per migliorare la mobilità nelle zone più sensibili del Cantone;
2. Presa di posizione verso Berna chiedendo che a qualsiasi trattativa con l'Italia vi sia un membro del Governo cantonale;
3. Rifiuto di qualsiasi concessione del Ticino in favore dell'Italia su indicazione del Consiglio Federale.
Basta farci prendere in giro".

Il suo Consigliere Nazionale, Marco Chiesa, si definisce "non sorpreso, neanche un po'", dal fatto che l'Italia "si sia rimangiata la parola. Credo che nessun ticinese lo sia. Abbiamo proprio a che fare con dei filibustieri". E propone anche lui di agire: "Ergo: ristorni dei frontalieri per finanziare mobilità e infrastrutture nel nostro Cantone, in particolare nel Mendrisiotto e nel Malcantone".

Ha perso le staffe anche il sempre calmo Marco Romano, citando un detto dei suoi nonni: "Lo dicevano già nonno e nonna: "se ta la fan mia incöo, ta la fan duman...i taglian"...et voilà, non precipitiamo le cose e i giudizi, ma se la notizia è confermata, la decisione necessita di una reazione forte (contromisure!) da parte di Bellinzona verso Berna e poi verso Roma. I patti vanno rispettati e il non rispetto implica contromisure: non tutto è dato e dovuto!". E a chi, prontamente, affermava che questa frase potrà far discutere come quella di Gobbi, che disse che era sbagliato assumere un italiano, si definisce non razzista, sostenendo che era, appunto, un detto comune fra gli anziani.

I Verdi hanno diramato un comunicato, dove sottolineano prima di tutto l'importanza del collegamento della Stabio-Arcisate, che oltre ad essere utile per i ticinesi che vogliono raggiungere Malpensa avrebbe permesso di diminuire, creando un'alternativa, il traffico dei frontalieri. "La notizia dell’ultima ora che l’Italia unilateralmente rompe gli accordi con il Canton Ticino rappresenta un segnale grave, che mostra che le istituzioni italiane se ne lavano le mani da importanti accordi transfrontalieri. In questo senso i Verdi del Ticino auspicano un rapido intervento da parte della Confederazione che richiami all’ordine l’Italia sugli impegni presi e che possa ristabilire un minimo di credibilità nei rapporti internazionali. In questo senso, oltre alla debolezza del governo Ticinese che si è fatto prendere per il naso dalla regione Lombardia, è legittimo chiedersi che senso abbia la collaborazione a livello di Regio Insubrica se questa non produce alcun tipo di risultato tangibile per la qualità di vita in Ticino", concludono.

E gli animi si scaldano sempre più...
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