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16.09.2017 - 14:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Farinelli attacca Marchesi, "siamo in uno stato liberale o in un regime totalitario? Prima i nostri ormai è una questione politico-partitica"

Il capogruppo del PLR commenta la lettera ricevuta dal suo partito e dal PPD da Camera di Commercio e AITI. "Riceviamo molte lettere su ogni tema e nessuno si scandalizza, è diritto di ciascuno esprimere la propria opinione. Sorpreso dalla reazione di Marchesi, la trovo illiberale"

BELLINZONA – La lettera scritta da Camera di Commercio e AITI ai deputati di PPD e PLR (solamente a loro, da noi contattati i rappresentanti socialisti hanno chiarito di non aver ricevuto nulla), ha fatto discutere. Albertoni e Modenini sottolineano la presunta illegalità in particolare della legge di applicazione di Prima i nostri, invitando a votare no al momento della discussione in Parlamento. Furibonda la risposta di Piero Marchesi, presidente democentrista.

Cosa pensano i capogruppo della missiva? Lo abbiamo chiesto a loro, e Alex Farinelli, liberale, non ci trova nulla di strano, anzi, attacca Marchesi.

Come mai, secondo lei, hanno scritto solo a PLR e PPD?
“È una loro scelta. Ognuno è libero di scrivere lettere a chi vuole, hanno ritenuto di contattare i partiti che vedono come più vicini alla loro idea”.

Potrebbero essere stati scelti i partiti più indecisi, dunque ago della bilancia?
“È una possibile interpretazione, perché la posizione del PS è chiara, mentre il gruppo PLR ha lasciato aperta qualche porta. Diciamo che l’interlocutore solito di AITI e Camera di Commercio non è il PS…”

Marchesi si è infuriato, giustifica la sua reazione? Sarebbe stata simile anche la sua se l’iniziativa fosse stata liberale?
“Assolutamente no, mi domando dove stia il problema. Qualcuno decide di scrivere a qualcun altro per esprimergli la propria opinione, siamo in uno stato liberale democratico o in un regime totalitario dove può esserci solo il pensiero unico? Ogni volta che dobbiamo decidere qualcosa in una consultazione riceviamo lettere, dai comuni, da associazioni, da privati cittadini, ci mancherebbe che uno non può contattare dei partiti per esprimere la propria opinione su un oggetto che ritiene importante. Sono molto sorpreso della reazione di Marchesi, la trova estremamente illiberale. Ci fosse stata una proposta indecente, del tipo ‘se voi ci appoggiate noi vi diamo…’ è un conto, ma così…”

Probabilmente lo ha fatto arrabbiare il fatto che si parla di legge illegale…
“Dire che l’iniziativa è illegale è una loro opinione e sono liberi di farlo. Nessuno ha detto che la legge di applicazione di Prima i nostri è legale, Consiglio di Stato in testa, che in un messaggio ha specificato più volte che la garanzia federale non garantisce che gli atti scaturiti successivamente all’iniziativa ricevano una legittimazione o debbano essere soggetti a un controllo per stabilire la conformità col diritto superiore. Non sappiamo se è legale o illegale, e quella è evidentemente l’opinione di AITI e Camera di Commercio”.

Prima i nostri è una sorta di nervo scoperto, un tema che fa sempre discutere, vero?
“Piuttosto direi che c’è chi ha voglia di continuare a parlarne. Se domani ci scrive l’associazione dei comuni, o un privato cittadino, ogni volta Marchesi deve prendere posizione? Secondo me è strumentale il fatto di farsi sentire, di farsi vedere in qualche modo paladini della volontà popolare. Si sta lavorando su questa iniziativa, non è che ogni volta che se ne parla bisogna uscire con un’opinione, aspettiamo la fine delle discussioni. Non è un nervo scoperto, penso sia una questione politico-partitica”.

Il PLR e il PPD hanno ancora qualche dubbio su cosa votare, lei personalmente ha già un’idea?
“Ritengo che c’è un articolo 121 della Costituzione che dice che il diritto di lavoro degli stranieri è di competenza della Confederazione, per cui tutto si ferma qui. Le modalità per concedere i permessi non sono definite dai Cantoni, ma dalla Confederazione. Siamo uno stato federale e questa è la nostra costituzione, non si parla di accordi bilaterali o diritto superiori. Dunque, non c’è margine”.

Insiste sulla libertà di poter scrivere a chi si vuole, inquadra in questo modo anche il caso Guerra?
“Ognuno è libero di scrivere. Si può fare un discorso di opportunità, certo. Bisogna distinguere che cosa si scrive, se nella lettera ci fosse stato ‘se ci sostenete, vi regaliamo…’ sarebbe stato scandaloso e inaccettabile. Invece c’è scritto che a loro avviso e secondo verifiche giuridiche l’iniziativa cozzerebbe con il diritto superiore, liberi di dirlo: non conterà solo l’opinione di Marchesi in questo paese, che solo essa deve essere lanciata ai quattro venti. Sul caso Guerra, le cose non sono forse state spiegate come dovevano, non è stato chiarissimo, dato che come l’ha scritto pareva un dare per avere ed è quello che ha dato fastidio, però è liberissimo di esprimersi. Io sono nella Gestione, capita spessissimo che qualcuno ci contatti, e non viene neppure mai reso noto. Qui il discorso è un altro, si vuole per forza continuare a far polemica. Le associazioni economiche si sono fatte sentire su molti temi nell’ultimo anno e nessuno si è scandalizzato”.

Paola Bernasconi
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