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27.09.2017 - 09:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Ecco Rocco Cattaneo, "una grande responsabilità. Sono felice di come vedo il mio partito, avrei scelto la stessa strategia di Caprara e sui temi..."

L'ex presidente è pronto a subentrare a Ignazio Cassis al Consiglio Nazionale. "Il primo anno è di apprendimento, essere al Nazionale non da presidente mi permetterà più agilità. Guidare un partito è come essere un faro, nel bene e nel male. Cassis? Lasciamolo lavorare"

BELLINZONA – Con Ignazio Cassis eletto in Consiglio Federale, Rocco Cattaneo, primo subentrante, prenderà il suo posto in Consiglio Nazionale, dopo aver lasciato la presidenza del PLR: sarebbe cambiato qualcosa, se fosse stato ancora alla guida del partito (anche se parla ancora con enorme partecipazione del PLR, il suo partito a tutti gli effetti)? Come avrebbe impostato la campagna elettorale, puntando su un candidato solo?

Per capire gli obiettivi con cui Cattaneo si accinge ad andare a Berna, lo abbiamo contattato, e abbiamo riscontrato, come sempre, grande umiltà e desiderio di mettersi in gioco.

A qualche giorno di distanza, che emozione ha vissuto a Berna, sia legata all'elezione di Cassis che al fatto che subentrerà in Consiglio Nazionale?
“Un’emozione di gioia per il nostro Cantone, per tutto il paese, anche per il nostro partito è un bel momento! Ignazio rappresenterà l’italianità della Svizzera, portando nuovi stimoli, nuove idee e un nuovo modo di pensare nel Governo Federale. Sono giorni di soddisfazione, come primo subentrante ho la possibilità di accedere al seggio lasciato libero di Ignazio, contemporaneamente provo un senso di responsabilità per un lavoro che non conosco bene e che ancora non so esattamente quantificare in termini di impegno”.

La presenza di Ignazio Cassis in Consiglio Federale cambierà davvero qualcosa per il Ticino?
“È una domanda difficile, adesso abbiamo un rappresentante che non è nuovo a Palazzo, avendo una lunga esperienza in Parlamento, dato che non si arriva per niente a essere capo deputazione del PLR alle Camere, e conosce bene i dossier. Lasciamolo lavorare, diamogli tempo, senza chiedergli subito di fare questo o quello per il Ticino”.

Il PLR si è mostrato molto unito in occasione dell’elezione, con molti esponenti presenti a Berna. Adesso lei è più esterno, vede diverso il partito?
“Questa è un’importante tappa, a livello politico per noi è un bel colpo, portiamo uno dei nostri in Governo Federale. Ho lasciato un partito che era unito e marciava con entusiasmo, basti vedere cosa sta facendo a livello cantonale, questo evento ha portato ancora più soddisfazione e unità. È vero, eravamo in tanti a Berna ad aspettare il risultato. Non posso che essere contento per come stanno andando le cose nel mio partito”.

Al posto di Caprara, avrebbe puntato sulla candidatura unica?
“Penso che avrei fatto la stessa cosa, subito mi sono trovato concorde con la strategia scelta da Bixio e da Petra Gössi, ho creduto immediatamente che fosse quella giusta. Quando si opta per una scelta e si rimane fedeli ad essi si è esposti alle critiche, è prevedibile. Bixio e Petra Gössi sono stati bravi a non farsi influenzare dalle ventate che arrivavano da destra e da sinistra e hanno marciato insieme su questa strada. Il primo d’agosto col sostegno del Comitato Cantonale le cose anche per noi in Ticino si sono stabilizzate”.

Da quando non è più presidente vede e sente la politica in modo diverso?
“Le mie idee son sempre quelle, non le cambio: i miei valori politici, i miei punti di riferimento sono quelli del nostro partito, non sono variati. Il presidente di un partito è un po’ un faro, esposto ai venti, alle critiche esterne e interne, deve sempre cercare di far luce, deve essere una sorta di picchetto, essere sempre reperibile nei momenti belli e brutti, dando l’esempio. Bixio lo sta facendo molto bene, io ho fatto un passo indietro e vedo la scena politica cantonale un po’ da spettatore. Ora ho la fortuna di rientrare da attore, a livello però federale”.

Se fosse stato eletto da presidente, avrebbe affrontato il mandato diversamente?
“Sarebbe potuto succedere. Penso che come presidente cantonale essere anche a Berna sarebbe stato non facile da gestire, anche solo a livello di presenza, di lavoro e di coordinazione, ne ero consapevole quando mi sono candidato. Andare in Consiglio Nazionale come cittadino normale, sempre liberale radicale, ma senza funzioni importanti a livello cantonale, mi dà più leggerezza, agilità, libertà. Oltretutto devo portare avanti i miei progetti, non sono un politico professionista bensì un imprenditore che fa politica. Ciò non vuol dire che la farò con superficialità”.

Quali temi la interessano?
“Si dice che una persona che arriva nel Parlamento per il primo anno deve imparare. Per me parte un processo di apprendimento, capire molti elementi. Quindi dire ora su che cosa mi concentrerò è difficile, gli argomenti che mi stanno a cuore sono quelli legati al progresso del paese, alla creazione di nuovo posti di lavoro, della ricerca, dello sviluppo, degli investimenti, delle condizioni quadro per le piccole medie imprese, a partire dalla fiscalità sino a una minor burocrazia, fino a salvaguardare la libertà che è sancita nella Costituzione, con uno Stato che sempre più si gonfia e fa soffrire la libertà di iniziativa. È questo che mi sta a cuore”.

Il mandato corto è una difficoltà?
“Due anni passano in fretta, non voglio lasciarmi condizionare, ma entrare subito nel ruolo”.

Avere Cassis, liberale e ticinese, potrà aiutarla?
“È un punto di riferimento in più per me. Anche i colleghi Fabio Abate e Giovanni Merlini mi hanno già fatto capire che ci sono per darmi una mano, così come tutta la fazione del mio partito. Sarò in un gruppo. Avere Ignazio in Governo è un bel sostegno, oltretutto ha preso gli Esteri per cui si occuperà di molti temi che riguardano il nostro Cantone”.

Paola Bernasconi
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