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17.11.2017 - 14:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Quadri attacca Mattei, "proprio tu presenti quell'atto parlamentare? Chissà perché i soliti moralisti logorroici tacciono"

Torna sul caso del post del frontaliere: "l'interrogazione viene da uno che su Facebook ha sbroccato, anche se non a quei livelli. E basta dire che i frontalieri fanno i lavori che gli svizzeri non vogliono fare. Toccherebbe al datore di lavoro agire, assumendo uno svizzero al suo posto"

di Lorenzo Quadri*

Leggermente ironico che a presentare questo atto parlamentare sia il buon Germano Mattei che quanto a sbroccare su Facebook (certo, non ai livelli del coglione frontaliere) non sta indietro, come dimostra una certa vicenda di un paio di mesi fa (si riferisce a quanto scritto sul caso Caverzasio, ndr).

E comunque, Mattei: la storiella dei "frontalieri che fanno i lavori che i ticinesi non vogliono più fare" è una trita fregnaccia. La devastante libera circolazione ha fatto quadruplicare i frontalieri che lavorano in ufficio!

La domanda è chiara: merita un frontaliere che vomita becero odio contro il Ticino ed i ticinesi di guadagnare la pagnotta nel nostro Cantone a scapito di un cittadino elvetico? La risposta, chiaramente, è no. Non lo merita. Cosa si può fare?

Non ci si faccia illusioni sugli interventi governativi. Il CdS ha messo via a tarallucci e vino anche i post indegni di suoi dipendenti (vedi i docenti che paragonano il voto sulla civica al nazismo, vedi le performance di tale Ruggero D'Alessandro). Figuriamoci quando non è nemmeno datore di lavoro. Un ritiro del permesso G senza una condanna è difficile da immaginare. Già pronta la consueta frasetta preconfezionata: "sanzionarlo? Non c'è la base legale"!

Non è nemmeno chiaro se lo schifoso post del frontaliere-pirla costituisca un reato in Svizzera, poiché il nostro codice penale (diversamente ad esempio da quello italiano) non contempla l'apologia di reato. Evidentemente l'unica preoccupazione è criminalizzare chi si oppone alle frontiere spalancate ed al multikulti. Quanto a dichiarare chicchessia persona non grata, è competenza del governo federale e non cantonale.

Starebbe quindi al datore di lavoro sanzionare a dovere il suo dipendente, anche per il danno d'immagine arrecato. Non è certo inusuale che questo accada. Poiché il nome del diretto interessato è ampiamente circolato in rete, vedremo quanto il suo datore di lavoro sarà "responsabile" nei confronti del territorio su cui opera. Lasciare a casa il pirla d'oltreconfine ed assumere un ticinese al suo posto sarebbe un bel gesto di responsabilità.

PS: stranamente, ma tu guarda i casi della vita, su questa vicenda i solitamente logorroici moralisti a senso unico non fanno un cip.

*Consigliere Nazionale leghista
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