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01.02.2018 - 15:510
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Le certezze di Pinoja. "Non mi aspettavo nulla di diverso dal rapporto Bertoli. Il Governo dovrà ammettere di averci detto una serie di cavolate... E va valutato se Beltraminelli debba ancora dirigere il DSS"

Il capogruppo de La Destra non è sorpreso. "L'inganno sul prezzo di Argo era che per 35 franchi all'ora garantivano un agente, quindi il costo reale era 70 franchi... ma i funzionari negavano. C'è stata superficialità, al Ministro basta una strigliata, con loro bisognerebbe andare a fondo"

BELLINZONA – “Non mi aspettavo nulla di diverso, dei dubbi li avevo già quando facevo parte della Sottocommissione”. Gabriele Pinoja non è affatto stupito dai contenuti esplosivi del rapporto del perito Marco Bertoli su Argo 1.

“Che quella dell’urgenza fosse una bugia ne ero certo. C’è stata una grandissima superficialità nel non controllare i funzionari e i sottofunzionari soprattutto. Non possono venirci a dire che Rainbow non era interessante e Argo sì e che bisognava cambiare quando Argo non aveva abbastanza personale. D’accordo, non hanno infranto la legge ma hanno sbagliato sapendo di sbagliare”.

Va giù duro, insomma, il capogruppo de La Destra. Concorda pienamente con la tesi di Bertoli che molto sia stato inventato a posteriori per giustificare il mandato dato ad Argo. “Quando abbiamo ricevuto le famose nove lettere in cui si diceva che i collaboratori Argo erano bravissimi, ero già sicuro che fossero state fatte scrivere a posteriori. E infatti…”. Ne era certo. “Se mi dicono che un’azienda mi fa pagare 30 franchi all’ora e una 48, mi chiedo dov’è l’inganno. Argo aveva solo 3 agenti, come poteva far girare due persone 24 ore su 24? Ho pensato che ce ne fosse una sola, dunque il vero costo era 70 franchi orari… Quando l’ho affermato, i colleghi della Sottocommissione mi davano ragione, i funzionari negavano”.

“La superficialità del Governo è stata quella di non dare un occhio a una situazione che non era semplice. Secondo me a Beltraminelli era stato detto che bisognava regolare il tutto, ed anche la Sezione finanze non avrebbe dovuto pagare un centesimo: è grave, anche questo”, prosegue.

Cosa sapeva il Ministro pipidino, a suo avviso? “È stato superficiale, si è fidato dei suoi funzionari. Ma quando gli è stato detto che mancava la risoluzione governativa, avrebbe dovuto portare il tema davanti ai colleghi di Governo, spiegando cosa stava accadendo. Non si doveva sbagliare. Se leggete i verbali, ho sempre detto che se si facesse così in tutti i settori, poveri noi. E temo che non sia l’unico caso, che la superficialità ci sia in altri campi”.

Le conclusioni di Bertoli sono, anche se è amaro dirlo, una soddisfazione. Cosa accadrà? “Vorrei vedere la reazione del Governo, che dovrà ammettere di aver detto una fila di cavolate, se posso dire così, a noi della Sottocommissione, quando ci disse che tutto andava bene. Bisognerà vedere che cosa è stato implementato per migliorare il settore, dato che con Bernasconi non è andata meglio: adesso le cose sono state sistemate? A Beltraminelli potrebbe bastare una strigliata, per i funzionari bisogna andare più a fondo. Il Ministro deve saper lui cosa fare…”. Ovvero, dimissioni? “Avrebbe dovuto lasciare il DASF, non lo dico da ora”.

“Qualche ripercussione ci sarà”, sostiene. “Qualche partito potrebbe avanzare delle richieste. Penso a Pronzini, sono certo che chiederà le dimissioni di Beltraminelli. Noi come La Destra riteniamo che il Governo debba mettere in chiaro le cose e agire dove può coi funzionari. Non c’è un motivo per le dimissioni di Beltraminelli, però una riflessione sul fatto se lui debba continuare a gestire questo dipartimento”.
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