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15.02.2018 - 12:230
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Raccogli firme, io ti pago. Riscoppia il dibattito, l'MPS accusa, i Verdi: "noi agiamo su base volontaria", Pronzini ha depositato

Il Movimento per il Socialismo, dopo un'inserzione per la ricerca di 50 raccoglitori di firme a pagamento, esce dal comitato di sostegno al referendum sul semisvincolo bellinzonese. Cheda, "non dovrebbe essere un tabù". I Verdi, "concentriamoci sui temi, non fossilizziamoci su dubbie posizioni moralizzatrici"

BELLINZONA – Raccoglitore di firme, una professione, o quanto meno, un modo di poter guadagnare qualcosina? I sindacati spesso usano questo metodo per avere più chance di portare a compimento le raccolte per iniziative e referendum. Per molti, invece, dovrebbe essere una sorta di missione, un voler contribuire alla riuscita di un atto democratico perché si crede nel tema trattato.

Perché se ne parla? Ancora una volta, è esplosa la polemica, e ancora una volta lo ha fatto a Bellinzona. Ai tempi, e si parla comunque di pochi mesi fa, del referendum sugli onorari ai Municipali, il Movimento per il Socialismo fu accusato, anche via social, di pagare le persone che raccoglievano le firme. Adesso, lo stesso MPS è uscito sdegnato dal  comitato di sostegno al referendum contro la costruzione del semisvincolo di Bellinzona proprio per questo motivo.

Un’inserzione, del giornalista Matteo Cheda, cercava 50 persone disposte a raccogliere firme a pagamento ha fatto imbufalire Pino Sergi.

“Come sapete la questione della raccolta di firme a pagamento è da tempo ormai oggetto di discussione; ancora di recente, in occasione della raccolta delle firme contro la revisione del regolamento di Bellinzona, il nostro partito ha chiaramente espresso la propria contrarietà a simili pratiche. È tuttora pendente una nostra denuncia nei confronti del settimanale Opinione Liberale che aveva ripreso voci calunniose e infondate, diffuse tra l’altro da alcuni ex-municipali PS e da alcuni esponenti della Gioventù socialista", si legge in un comunicato. "Abbiamo ribadito  che questa pratica, seppur non contraria alla legge, deve suscitare ampie riserve in chi, come noi, pensa che strumenti democratici come referendum e iniziativa sono, soprattutto, mezzo di contatto e di discussione con la popolazione, strumento di partecipazione diretta e democratica”.
In questo modo, proseguiranno a raccogliere firme per il referendum ma in modo autonomo.

Il capogruppo socialista Ivo Durisch si è chiamato fuori, spiegando sdegnato di essere coordinatore dei “Cittadini per il territorio” ma non del Bellinzonese, per cui di non avere nessun ruolo in questa raccolta firme e ancor meno nell’inserzione.

Matteo Cheda, interpellato da ticinonews.ch, ha affermato che “una retribuzione per raccogliere firme non deve essere un tabù: il tempo per a disposizione è poco e studenti o disoccupati possono comunque avere l'opportunità di guadagnare qualcosa. E poi anche Unia paga i suoi sindacalisti per raccogliere le firme, solo che anziché a firma vengono pagati a ore”. E ha spiegato come Durisch non c’entri proprio nulla, ma che il polverone suscitato da Sergi (“vogliono il monopolio delle firme?”) ha fatto sì che una trentina di persone si annunciassero.

Oggi hanno preso posizione anche i Verdi, con una nota. “I Verdi del Ticino confermano che la raccolta firme, gestita dal nostro movimento, è fatta e sempre sarà fatta, su base volontaria. Cogliamo l'occasione per ringraziare di cuore tutte le persone che si sono messe a disposizione donando parte del loro prezioso tempo libero! Le modalità di raccolta firme nel caso di associazioni o singoli privati che vogliono contribuire alla riuscita del referendum sono di loro competenza, nel rispetto della legge vigente, e non possono essere da noi influenzate. Una collaborazione puntuale su temi specifici condivisi, è da sempre la nostra impostazione di far politica. Per i verdi del Ticino è fondamentale anteporre l'importanza dei temi rispetto a pericolosi formalismi ideologici. I Verdi del Ticino si distinguono per il loro dinamismo e per non volersi fossilizzare su dubbie posizioni moralizzatrici”.

Dunque, tutta “colpa” di Cheda? Il dibattito sulle firme a pagamento è comunque vivo e Pronzini ha depositato un’iniziativa volta a impedire queste pratiche (ma varrà anche per i sindacati o solo per i gruppi politici?).
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