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09.03.2018 - 18:110
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Ti assolvo, ma in realtà ti accuso. Ecco cosa dice il decreto d'abbandono di Noseda: i Consiglieri di Stato hanno agito in buona fede, ma le "modalità sono giuridicamente carenti"

Il Procuratore Pubblico non risparmia le critiche ai politici. È convinto che i Ministri fossero convinti che i rimborsi fossero stati approvati debitamente. Ma quella documentazione non trasmessa... "è auspicabile che in futuro non accada più, per evitare il sospetto di omissione deliberata"

BELLINZONA – Un decreto d’abbandono che in realtà è un j’accuse, ancora una volta. Durissime infatti le conclusioni di John Noseda, come rivela liberatv.ch, nei confronti della politica, intesa come Governo e come Parlamento, in merito al caso rimborsi.

“Il sottoscritto non può esimersi dall’esprimere sconcerto e preoccupazione di fronte alla carente ed incompleta evasione di ordini dell’autorità penale indirizzati ad autorità legislative, esecutive e amministrative, ed avente per oggetto l’acquisizione di tutta la documentazione inerente i rimborsi spese e diritti di carica del Consiglio di Stato e del cancelliere”, comincia col dire Noseda: non gli è piaciuto, infatti, il fatto che per avere tutto il dossier completo si sia dovuto, indirettamente, attivare Matteo Pronzini, e il PG specifica, un altro velato rimprovero, che di solito (con banche e fiduciarie private, o da autorità giudiziarie, strutture sanitarie e altri uffici amministrativi in esecuzione di analoghi ordini), non ci sono questi problemi.

“È per tanto auspicabile per il futuro l’adozione, da parte del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio, dei necessari correttivi in sede di classificazione, gestione e verifica degli incarti, nonché evasione puntuale delle domande di edizione documentale delle autorità giudiziarie, anche per evitare il sospetto di omissione deliberata, costitutiva del reato di favoreggiamento”., prosegue. Un’altra mazzata. Non c’è accusa di favoreggiamento, però tra le righe fa capire che questa mancanza di materiale ha sicuramente fatto pensar male.

Tanto più che la nuova documentazione ha fornito dettagli inediti, che prima non si riuscivano a cogliere. “attesta che i consiglieri di Stato hanno ricevuto, nel corso del 2012 e nel corso del 2014, i rapporti di revisione del CCF attestanti la mancata approvazione della nota a protocollo 44/2011, e hanno adottato la Nota a protocollo 103/2016, pur essendo stati precedentemente resi edotti dei rilievi contenuti nei rapporti medesimi”. E si chiede se si tratta di un dolo eventuale dei Ministri.

Proseguendo, esamina l’ipotesi di abuso d’autorità, il reato per cui avrebbe potuto accusare i cinque (e chi li ha preceduti). Secondo la giurisprudenza e la dottrina, posteriori alla revisione della parte generale del Codice penale 2007, l’elemento distintivo del dolo eventuale rispetto alla negligenza non risiede nell’elemento conoscitivo, bensì in quello relativo all’elemento volitivo. Ne consegue la necessità di considerare la gravità del comportamento, l’entità del rischio, e il movente, allo scopo di valutare se il risultato sia stato accettato (dolo eventuale) o trascurato (negligenza). Nel caso specifico dell’articolo 312 del Codice penale (nrd: abuso di autorità), occorre pertanto verificare se il Consiglio di Stato fosse consapevole di agire illegalmente e accettasse l’ipotesi di conseguire un indebito vantaggio, applicando i suddetti criteri giurisprudenziali”.

Noseda sostiene che le prestazioni fossero a favore dei Consiglieri di Stato, che però hanno agito convinti di aver adottato entrambe le decisioni in modo corretto e avallate dal Parlamento, la buona fede di cui tanto si parla. E riportando una serie di scambi di carta fra Consiglio di Stato e Gestione, attesta che “dal profilo soggettivo i consiglieri di Stato erano legittimati a ritenere che il Parlamento fosse perfettamente informato della situazione, e che la mancata formalizzazione dipendesse unicamente dal fatto che il Gran Consiglio intendesse regolare definitivamente la questione nell’ambito della riforma complessiva del trattamento salariale e pensionistico tutt’ora in fase di discussione”.

Le critiche non sono risparmiate dunque neppure al Parlamento, anzi. Non ritiene che neppure qui si sia agito con intenzione di creare dolo, ma sottolinea “le modalità giuridicamente carenti e superficiali (ovvero giuridicamente negligenti) che hanno contraddistinto la gestione dell’intera vicenda nel corso degli anni da parte delle autorità preposte”.

Un’assoluzione penale, un’accusa politica. E ora il caso è “solamente” politico: prossimo capitolo in Gran Consiglio.
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