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27.03.2018 - 15:140
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Il Governo a favore della riforma, "le misure sociali sono interconnesse. Vi spieghiamo a cosa servono quelle fiscali. Se non si interviene, però, le perdite saranno maggiori"

In una conferenza stampa, il Consiglio di Stato ha fornito il suo appoggio alla riforma. "È la prima tappa di un rinnovamento del quadro normativo tributario: dobbiamo adeguarci alle trasformazioni svizzere e internazionali". Gli aiuti alle start up "ci faranno profilare come un Cantone attrattivo, per i nostri giovani e non solo"

BELLINZONA – Per il Governo, non ci sono dubbi: la riforma fiscale va approvata. Lo hanno ribadito, in rappresentanza del Consiglio di Stato, Paolo Beltraminelli e Christian Vitta nel corso di una conferenza stampa.

Senne l’oggetto di referendum sono le misure di riforma fiscale approvate dal Parlamento il 12 dicembre 2017, “tali misure sono parte integrante della Riforma cantonale fiscale e sociale, approvata all’unanimità dal Governo e da oltre il 70% dei membri del Gran Consiglio.  In considerazione della chiara volontà espressa dal Parlamento, le sue parti sono interconnesse. Se una di esse dovesse venire a mancare anche le altre non potranno essere messe in vigore”. Dunque,  informalmente, ecco anche la posizione sul ricorso di UNIA.

Ma a che cosa servono, per il Governo, queste misure? “La riforma è la prima tappa di un rinnovamento del quadro normativo tributario ticinese, necessario per adeguarsi alle trasformazioni in atto a livello federale e internazionale; ciò avverrà grazie all’avvicinamento delle aliquote fiscali ticinesi (imposizione sulla sostanza e sul capitale) alla media intercantonale svizzera, che favorirà il consolidamento del substrato fiscale necessario per finanziare prestazioni pubbliche di qualità. Attraverso i nuovi incentivi fiscali per gli investimenti in giovani aziende innovative («start-up») la riforma permetterà inoltre di favorire l’innovazione e creare nuovi posti di lavoro qualificati in Ticino, in particolare per le giovani generazioni”.

Sono ritenute indispensabili per “allinearsi alla media svizzera, per salvaguardare il substrato fiscale e per favorire l’innovazione e nuovi posti di lavoro qualificati”. Ne beneficerebbero, sono convinti i Ministri, le famiglie (toccate soprattutto dalle misure sociali, che appunto per il Governo sono interconnesse), i cittadini-contribuenti e le aziende. Le misure stesse, ha spiegato Vitta, “nascono dall’esigenza di riformare il quadro normativo cantonale a fronte dei rapidi cambiamenti fiscali in atto. A livello internazionale,  dallo scambio d’informazioni (automatico, spontaneo e su richiesta), dal progetto BEPS e dalla politica fiscale aggressiva di alcuni Stati, mentre a livello federale dall’impegno con l’UE per abolire gli statuti speciali cantonali, dalla bocciatura popolare della Riforma III delle imprese, dal Nuovo Progetto fiscale 17 e dall’accresciuta concorrenza fiscale intercantonale “. Il Ticino è infatti uno dei cantoni più onerosi dal punto di vista fiscale, si piazza per esempio al 18esimo rango per quanto concerne l’imposta sul capitale.  Il gettito fiscale è ritenuto troppo fortemente concentrato.

Le misure, aggiunge Vitta, hanno numerosi scopi: “Prima di tutto, avvicinarsi alla media svizzera guadagnando 6 posizioni (dal 22° al 16° rango) nel raffronto intercantonale dell’onere fiscale massimo sulla sostanza. Poi, favorire il mantenimento in Ticino dei capitali emersi nell’ambito della mini-amnistia federale (6 miliardi a fine 2017). In seguito, allinearsi ai 12 Cantoni che hanno già introdotto il computo dell’imposta sull’utile nell’imposta sul capitale e diminuire il rischio di delocalizzazione delle aziende in particolare di quelle che reinvestono gli utili nel capitale proprio”.

Alcune sono dedicate alle start up, in particolare essi avranno una defiscalizzazione degli investimenti, una riduzione dell’aliquota dell’imposta sul capitale, un’esenzione dall’imposta di donazione e un esonero dall’imposta immobiliare minima. Ciò porterebbe a “promuovere l’innovazione e nuovi posti di lavoro qualificati, con la riforma che sostiene la capacità innovativa e la creazione di nuovi posti di lavoro, in particolare per le giovani generazioni.  Rafforzarebbe la strategia coordinata di sostegno alle start-up innovative promossa dal Cantone attraverso la messa a disposizione di una serie di iniziative e strumenti nell’ambito della politica di sviluppo economico.  Favorirerebbe la nascita e la crescita di giovani aziende, per cui il Ticino potrà profilarsi come un Cantone particolarmente attrattivo per la nascita e la crescita di start-up innovative, favorendo anche l’insediamento di giovani aziende promettenti da fuori Cantone”.

La riforma, precisano, “entrerà in vigore in tre anni, sarà parzialmente compensato da misure di aggravio fiscale e avrà un impatto finanziario netto sostenibile per l’ente pubblico (22.1 milioni per il Cantone, 16.2 milioni per i Comuni) e compatibile con il riequilibrio delle finanze cantonali”. Ma se vincesse il no, “le perdite finanziarie potrebbero essere maggiori”.

Per quanto concerne invece le misure sociali, che per il Governo sono strettamente legate,  esse sono “volte a migliorare la conciliabilità tra famiglia e lavoro o formazione. In particolare, saranno introdotti un assegno parentale di 3'000 franchi per i neo genitori, un aumento dei contributi finanziari per il pagamento delle rette degli asili nido, più posti nelle strutture e il miglioramento della qualità e delle condizioni salariali negli asili nido. Saranno inoltre rinforzate le forme di sostegno per le persone che si prendono cura di un familiare (anziani, invalidi, bambini). Infine, verranno migliorate le condizioni quadro per favorire la promozione della conciliabilità fra famiglia e lavoro nell’ambito dello sviluppo della responsabilità sociale delle imprese”.
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