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29.03.2018 - 13:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

"La spinta a voler proteggere il territorio e combattere il dumping ha contribuito a incrinare il rapporto fra partiti storici, nuovi partiti di destra e associazioni di categoria". Il presente secondo Mazzoleni

Partendo dall'affermazione liberale secondo lui UNIA vorrebbe soppiantare il PS, col politologo abbiamo analizzato i rapporti fra partiti, sindacati e associazioni. "Hanno assunto una maggiore autonomia rispetto ai partiti. PLR ago della bilancia? Vedremo come si posizioneranno tutti nei prossimi mesi"

BELLINZONA – Nel comunicato con cui il PLR se la prendeva con UNIA, qualche giorno fa, a un certo punto accusa il sindacato di “star cercando di ergersi a rappresentante unico dell'opposizione emarginando il PS". Un nuovo ruolo dei sindacati?

Per approfondire, abbiamo interpellato il politologo Oscar Mazzoleni, professore all’Università di Losanna, e ne è uscita un’analisi più ampia.

Come giudica la frase del PLR su UNIA e PS?
“Fa parte della normale dialettica politica: è una critica da una parte a UNIA e dall’altra al PS, che viene chiamato dal PLR a prendere posizione. Riguarda la dialettica sinistra-destra sui temi economici”.

Ma concorda che UNIA si sta profilando politicamente e cerca di sostituire i socialisti? Solo dialettica, per usare parole sue, o c’è qualcosa di vero?
“Nel PS è emerso di recente un certo contrasto interno fra l’anima istituzionale e una più battagliera. Gli avversari politici, come succede spesso, cercano di giocare su queste divisioni. A suo tempo, era già successo allo stesso PLR quando il partito viveva i propri conflitti interni”.

Tornando ai sindacati, sono sempre più importanti a livello politico?
“In generale, in Ticino, i sindacati e le associazioni imprenditoriali hanno assunto in questi anni una maggiore autonomia rispetto ai partiti. Pensiamo alle prese di posizione contro diverse decisioni prese dal Parlamento, in particolare sui temi economici e del mercato del lavoro”.

In che senso?
“Negli ultimi anni è prevalso nella politica ticinese un orientamento protezionistico, anche se di recente, su “Prima i nostri”, vi è stata una battuta d’arresto. Pensiamo, per fare solo qualche esempio, alla legge sulle commesse pubbliche, alla LIA, al controllo dei permessi di lavoro, all’applicazione della legge innovazione. Mentre le associazioni padronali si sono espresse, tendenzialmente, contro queste misure, sostenendo il libero mercato, i sindacati hanno propugnato soluzioni diverse, come ad esempio l’estensione dei contratti collettivi. La spinta a valore proteggere il territorio, a contrastare il dumping, ha contribuito ad incrinare il rapporto tra i partiti storici, i nuovi partiti di destra e le associazioni di categoria”.

A sinistra ci sono UNIA e PS, come si posizionano gli altri gruppi di interesse rispetto ai partiti?
“Per esempio, AITI, ma il discorso è simile per la Camera di Commercio, ha preso più volte le distanze dal PPD, dall’UDC, dalla LEGA, ma anche alle volte dal PLR”.

Si può dire che oggi il PLR è l’ago della bilancia?
“Se pensiamo a “Prima i nostri”, sembra esserci un riorientamento, dove il PLR sembra avere un ruolo di rilievo. Vedremo quali tendenze si imporranno nei prossimi mesi in vista delle elezioni cantonali. Il primo banco di prova è comunque il referendum sulla riforma fiscale-sociale. La tensione di fondo è fra la difesa di un modello fondato sulla libertà economica e le risposte ai timori e alle incertezze che emergono da un territorio attraversato dalle sfide della globalizzazione. Finora non è stato facile trovare una quadratura del cerchio".

Paola Bernasconi
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