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03.08.2018 - 16:350

Tutti contro Andreas Meyer: "Non se ne può veramente più"

Presa di posizione del Partito socialista e di Forum Alternativo dopo le dichiarazioni del CEO delle Ferrovie Svizzere durante l'incontro annuale con il Governo

“Se non troviamo una soluzione in Ticino, sonderemo altre possibilità”. Le dichiarazioni del CEO delle FFS Andreas Meyer rilasciate durante l’incontro annuale col Governo sono state oggetto di numerose critiche da parte di alcuni partiti ticinesi.

Attraverso un comunicato stampa a firma del Capogruppo Ivo Durisch e il presidente Igor Righini, il Partito socialista ritiene che “le ferrovie abbiano un tempo limitato, ma le questioni da approfondire ci sono, così come domande che non hanno ancora trovato risposte”.

“In questo senso – si legge nella nota – è necessario che anche le FFS creino le condizioni migliori per lavorare in un clima di collaborazione e non di tensione, nell’interesse di tutte le parti coinvolte: Cantone, Comune, maestranze e FFS”.

E ancora: “Le cittadine e i cittadini ticinesi e il Partito socialista hanno a cuore il futuro delle officine di Bellinzona e faranno di tutto per assicurare al Ticino un progetto industriale solido che garantisca sufficienti posti di lavoro qualificati. L’attuale progetto industriale, sui tavoli del Parlamento cantonale e del Consiglio comunale di Bellinzona, presenta ancora criticità da risolvere in maniera costruttiva e collaborativa”.

Il Partito socialista “ha da sempre ribadito la necessità di rafforzare la fase di transizione, ossia il passaggio dalle attuali Officine al nuovo stabilimento, per garantire più posti di lavoro di quelli ipotizzati finora dalle FFS”.

Il PS ritiene, inoltre che “questo sia doveroso e soprattutto possibile, trasferendo nelle nuove Officine le attività legate alla manutenzione dei treni merci che hanno prospettive per il futuro, così come valutando ulteriori nuove attività”.

“Inoltre – continua il comunicato – va creato un forte e condiviso consenso, che deve sfociare in una decisa volontà politica, volto ad ottenere finalmente anche per il nostro Cantone un Innopark indipendente legato direttamente alla Confederazione. Questo potrà dare le sufficienti garanzie, anche economiche, per un solido futuro del nuovo polo tecnologico a Bellinzona, previsto su parte del sedime attuale delle Officine.Non da ultimo sarà importante ottenere i giusti compensi agricoli, reali e non finanziari, nel caso la scelta del sedime dovesse confermarsi ad Arbedo – Castione”.

Bordate a Meyer anche da parte del Forum Alternativo. “In questa fase storica del capitalismo – si legge in un comunicato stampa –, quasi tutte le decisioni importanti per la vita di noi tutti vengono ormai prese da una ristretta casta di managers superpagati. Studi scientifici hanno dimostrato che a livello globale sono circa 5000 i super managers, tra cui Blocher, Tettamanti, Ermotti e co., che formano questa casta, tutti ben coordinati tra di loro. Sono loro evidentemente i responsabili primi dell'esplosione delle disuguaglianze economiche, sia a livello nazionale che internazionale”.

Anche il direttore delle FFS, “noto per la sua sprezzante arroganza, è un rappresentante tipico di questa casta, che vede la democrazia come il fumo negli occhi”.

“Meyer – continua la presa di posizione del Forum Alternativo – che dai tempi dello storico sciopero delle Officine, non si è mai attenuto agli accordi presi coi lavoratori e con l'Autorità politica, si è superato, quando nell'incontro con Consiglio di Stato e Municipio di Bellinzona, ha ingiunto loro di darsi una mossa, se no le FFS, cioè lui, decideranno da soli”.

“E questo in barba ad un'iniziativa popolare firmata da 15.000 cittadini ed al fatto che le FFS dovrebbero ancora essere un servizio pubblico, componente essenziale quindi della struttura democratica. Ma Meyer sa ovviamente che se il popolo avesse la possibilità di decidere, come di per se dovrebbe essere, lui il suo milione e rotti di stipendio annuo se lo sognerebbe”.

“Meyer vuole quindi forzare la ristrutturazione delle Officine: al di là della localizzazione, questo piano prevede il taglio della metà dei posti di lavoro. E ciò in un Cantone dove già ora tra disoccupati ufficiali (secondo la definizione di una legge iniqua) e crescenti iscritti all'assistenza pubblica siamo ormai attorno al 10%, senza contare i sottoccupati, i precari e coloro che lavorano gratis”.

“Non se ne può veramente più – conclude il FA –. Ma per cambiare la situazione, bisogna finalmente modificare i rapporti di forza in questa società. È ciò che noi cerchiamo e soprattutto, con tutta umiltà, cercheremo di fare”.

 

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