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08.12.2018 - 17:300

Dalle "scuse a buon mercato" a "un atto doveroso senza artifici" fino al... Mattino

Le scuse di Manuele Bertoli a Liliana Segre, respinta col padre ad Arzo ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, hanno provocato un botta e risposta fra Iris Canonica e Igor Righini

BELLINZONA – Un gesto spontaneo, le scuse di Manuele Bertoli a Liliana Segre, che ha raccontato ai ragazzi del Liceo la sua esperienza di sopravvissuta ad Auschwitz, dove di fatto la mandò assieme al padre (che è deceduto) un ufficiale svizzero ad Arzo, hanno suscitato polemiche.

Dopo le parole di Quadri e la mozione socialista-comunista, lo scontro Canonica-Righini sul Corriere del Ticino.

“Non può essere relativizzato il fatto che il regime nazista nel 1942, nella lussuosa villa ubicata sulle sponde del lago Wannsee, progettò con minuzia la cosiddetta «soluzione finale della questione ebraica», che contemplava il genocidio di 11 milioni (sì, 11 milioni, rispetto ai 6 milioni realmente eliminati) di ebrei, ovvero la totalità degli ebrei in Europa. La specificità e l’unicità della Shoah stanno proprio in questo, ossia nella decisione di diverse nazioni, in primis chiaramente la Germania, di eliminare sistematicamente cittadini del proprio Paese (gli ebrei), ossia parte della propria e nostra storia, della propria e nostra cultura e della propria e nostra identità”, scriveva Iris Canonica alcuni giorni fa.

“Ed è in questo contesto e con la pressione delle potenze nazifasciste che la piccola Svizzera si è trovata a dibattersi, riuscendo, sissignori, a preservare anche con qualche antipatico compromesso libertà e democrazia. In Ticino, per volontà di un Consiglio di Stato tutt’altro che asservito ai nazifascisti – e di questo siamo assolutamente fieri –, molti profughi, non semplici migranti, che scappavano da morte certa hanno trovato rifugio e assistenza”.
Non fu il caso della Segre, ma “perché allora, signor consigliere di Stato Manuele Bertoli, in qualità di rappresentante dei cittadini ticinesi e non delle autorità federali responsabili delle guardie di confine, ha voluto assumersi ruoli che non le competono, esprimendo delle scuse assolutamente fuori luogo? Perché ha voluto colpevolizzare i ticinesi di colpe non loro? Non ci sto proprio ai sermoni politicamente corretti, quando ormai tutti devono scusarsi per qualcosa che spesso manco conoscono”, prima di parlare di come in Israele lodano la Svizzera per il suo ruolo a favore degli ebrei.

Il giorno dopo ha replicato il presidente socialista Igor Righini. “Le scuse di Bertoli volevano riconoscere la verità, ovvero che il suo respingimento, avvenuto qui da noi, in Ticino, è stato sbagliato e disumano, come del resto anche lei riconosce nel suo recente articolo d’opinione. A me, come a tanti cittadini, quel gesto è sembrato come tendere la mano, un atto naturale e doveroso, fatto senza artifici”, precisa, respingendo l’accusa di “propaganda politica a buon mercato”.

“La testimonianza della senatrice Segre ci ricorda dove possono portare le aberrazioni dell’odio razziale e quindi dell’odio in genere, nonché quanto sia importante non rimanere indifferenti. Verso quel che hanno subito gli ebrei 80 anni fa, verso quello che subiscono molti disperati del mondo che fuggono la guerra, la violenza e la miseria oggi”, continua.

Per poi lanciare un invito a Canonica: “siccome ritengo che il problema nasca alle radici, dove l’odio viene seminato e alimentato giorno dopo giorno, colgo l’occasione per chiederle di fare quanto può affinché uno dei veicoli di spargimento di odio nel nostro cantone, quel settimanale su cui ogni tanto anche lei scrive, possa anch’esso fare propri gli insegnamenti di questa storia”. Ovviamente, parla del Mattino.

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