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17.01.2019 - 17:000

Il ritorno di Attilio Bignasca. "Mi ributto nella pista del circo. Ma non faremo iniziative, perchè..."

Oggi ricorre il 28esimo compleanno della Lega. Bignasca parla di suo fratello Giuliano, dei cambiamenti della politica, del Mattino e di Pronzini

LUGANO – È ufficiale: Attilio Bignasca si ricandida. E lo fa con un preciso obiettivo… Oggi sono 28 anni dalla fondazione della Lega dei Ticinesi e abbiamo colto l’occasione per fare due chiacchiere con il Conte Zio, come viene chiamato negli ambienti di via Monte Boglia.

28 anni di Lega, un bilancio?
“I risultati elettorali sono il miglior bilancio che si può presentare”.

Torniamo a 28 anni fa. Cosa ricorda di quando suo fratello fondò la Lega?
“Io ero in vacanza, se era per quello! Però mi aveva detto: ‘Oggi pomeriggio ci troviamo per fondare la Lega’. Ero d’accordo con lui? Dobbiamo tornare a quello che ho sempre detto e ripeterò: la Lega è uno stato d’animo, si può cambiare ma non di molto”.

Vi sareste immaginati di creare qualcosa di così importante in Ticino?
“Era difficile prevedere questo. Però d’altronde quello che ha fatto la Lega è stato il Mattino. Il giornale gratuito è diventato il totem di tutte le battaglie politiche. Tutti gli altri, senza giornale, hanno tentato senza ottenere quei risultati. Ce l’hanno copiato, perfino la Padania è venuta per provarci”.

Ci cita due momenti significativi di questi anni, uno bello e uno meno?
“Uno bello è quando abbiamo raddoppiato in Consiglio di Stato. L’avevo previsto con tre mesi di anticipo. Ero in Argentina e avevo incontrato dei dirigenti liberali di alti grado, avevo detto loro che avevano fuori la freccia per il sorpasso. Mi avevano guardato un po’ male ma poi hanno dovuto ricredersi. Il momento brutto è stato quello dei problemi creati a causa della superficialità di Maspoli”.

Molto è cambiato da quando se ne è andato suo fratello, vero?
“No, come si fa a cambiare uno stato d’animo? Non si può”.

Ma se suo fratello fosse vissuto, sarebbe cambiato, a suo avviso, qualcosa nelle vostre battaglie politiche?
“Mio fratello pensava a una battaglia e mi chiamava a chiedermi cosa ne pensavo. Ho sempre cercati di fargli capire che per avere un avvenire non dovevamo essere troppo Lugano-centristi. Per il resto, lui andava a casa alla sera e tornava al mattino con un’idea. Non dobbiamo comunque dimenticare che siamo un Cantone di quattro gatti e l’azione politica è limitatissima. Sono arrivato alla determinazione che da parte nostra non facciamo più promesse, perché vengono bocciate per partito preso. Aspettiamo quelle degli altri e se sono valide le appoggiamo”.

Dunque, niente proposte, anche per i prossimi quattro anni?
“Se guarda bene, non abbiamo fatto grandi iniziative perché se vengono da noi le bocciano. È triste ma è così. Si perde la possibilità di avere iniziative positive? (ride, ndr). Mi ricordo quando si parlava di risparmi, quando proposi di plafonare la voce beni e servizi a 130 milioni: venne bocciata, sono andati avanti e sono arrivati a 200 milioni. A quel punto i conti dello Stato son tornati in attivo. Magari un giovane ventenne vuole battersi, io ormai ho l’esperienza che mi detta questa linea di condotta”.

Non passa un po’ la voglia, così?
“No, se mi ricandido è perché la voglia non è passata”.

Dunque si ricandida, ha voglia di tornare nell’arena?
“Chiamiamola arena, anzi meglio, pista del circo”.

Lei è diverso rispetto a quando avete cominciato, la politica lo è?
“Lo stato d’animo, mi ripeto, è quello. Mio padre era liberale e gli facemmo cambiare idea senza litigare. La politica di oggi invece la fanno i media. Meglio o peggio? Non lo so, se guardiamo l’attività del Gran Consiglio negli ultimi due anni direi peggio”.

Però se non farete iniziative, potrete far poco per migliorarla.
“Aspetti che arrivo io in aula poi Pronzini vede… Lo tenevo già d’occhio cinque anni fa, mi ripeterò. Scontri Bignasca-Pronzini? Ma no, non me la scaldo tanto per un partito al 2,5%. Speriamo di divertirci in aula, così magari la gente torna a seguire un po’ di più la politica”.

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