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24.01.2019 - 09:540

Accordo quadro, Cassis non arretra. "La rigidità dell'UE? Conseguenza della linea ferma tenuta col Regno Unito"

Il Consigliere Federale, a Davos con un calendario fitto, chiarisce: "L'accordo necessita di un approfondito studio. Entro aprile aspettiamo i risultati delle analisi degli esperti"

DAVOS – Un concentrato di appuntamenti, dalla Palestina a Bolsonaro, da Microsoft alla Cina: sono giorni impegnativi quelli del Forum Economico di Davos per Ignazio Cassis.

Il tema che domina, seppur non affrontato con colleghi di altre nazioni perché ora riguarda solo la Svizzera, è l’accordo quadro con l’UE. La quale ha detto che non c’è più margine di manovra, la Svizzera deve firmare e basta. Cassis, per ora, sembra tenere salde le sue posizioni: “c’è adesso un accordo che necessita di un approfondito studio da parte di tutti gli stakeholder in Svizzera. Entro aprile aspettiamo appunto i risultati delle analisi degli interessati, a partire dalle quali il Consiglio federale farà ulteriori riflessioni”, ha spiegato al Corriere del Ticino.

La situazione con l’UE, a suo dire, è migliorata rispetto a fine 2018. “Oggi la tensione di fine 2018 con la questione dell’equivalenza borsistica si è molto calmata. Abbiamo avuto dei dialoghi tecnici che hanno dato i loro frutti”, ovvero l’accordo sul tavolo.

Il nostro Paese si sta preparando, a modo suo, alla Brexit. “La Svizzera è pronta affinché la circolazione delle persone, i traffici commerciali, gli scambi di servizi e linee aeree non vengano impattati da ciò che succederà a fine marzo tra Londra e Bruxelles. Questo grazie a un pacchetto di accordi già concordato tra la Confederazione e il governo britannico”.

Quello dell’addio fra l’Unione Europea e il Regno Unito è un altro capitolo difficile. Cassis la vede così: “È chiaro che il tira e molla tra il Regno Unito e l’UE influenza anche i nostri rapporti con Bruxelles. La rigidità con cui l’UE sta agendo nei nostri confronti è in parte conseguenza della linea ferma che tiene con il Regno Unito. Forse ad un certo punto ha cominciato a pensare che siamo noi a volere l’accesso allo spazio commerciale europeo più che il contrario e questo influenza il suo modo di agire”.

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