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Elezioni 2019
13.02.2019 - 11:110
Aggiornamento: 14.02.2019 - 14:25

"Da loro ci aspettiamo più fatti concreti e meno attacchi strumentali". Più Donne con Mirante!

Nella polemica scatenata dai Verdi interviene la lista al femminile. "Mirante fu in prima fila, assieme alle nostre candidate Merlo e Patuzzi, per 'Salviamo il lavoro il Ticino'. E i co-coordinatori dei Verdi?"

BELLINZONA – Nella polemica scatenata dai Verdi contro Amalia Mirante e il suo presunto smarcarsi dal suo partito in merito ai salari minimi intervene Tamara Merlo, ora leader della lista Più Donne ma in passato militante nelle fila proprio del movimento ecologista (seppur da separata in casa per le note vicende).

“La lista “Più Donne” è esterrefatta di fronte al solito attacco mirato nei confronti di una candidata. Più Donne difende un’idea della politica al femminile, basata sui fatti e sul confronto leale, non su attacchi personali menzogneri”, si legge bella nota, dato che, nel caso specifico “i Verdi del Ticino se la prendono con Amalia Mirante, ossia l’unica socialista in corsa per il governo che ha aderito fin dall’inizio all’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino”.

Un tema che comunque coinvolge le candidate, dato che Mirante fu attiva per l’iniziativa assieme a Merlo e Patuzzi, come si sottolinea. “I Verdi del Ticino attaccano oggi in modo inqualificabile la sola personalità del PS che a suo tempo sostenne attivamente la campagna per i salari dignitosi. Insieme alle nostre candidate Tamara Merlo e Maristella Patuzzi, infatti, Amalia Mirante fu anche una delle poche persone a impegnarsi direttamente per la campagna nella primavera del 2015. Lo stesso non si può certo dire per gli attuali co-coordinatori dei Verdi che brillarono soprattutto per la loro assenza. Oltretutto il loro attacco va fuori bersaglio, dato che proprio Mirante ha riportato il tema dei salari minimi nella campagna elettorale”.

Poi arriva un attacco ai Verdi stessi: “da chi pretende di mettere il nome su “Salviamo il lavoro in Ticino” ci aspettiamo più fatti concreti e meno attacchi strumentali a chi, a differenza di molti di loro, c’era a promuovere e sostenere il salario dignitoso nella sua lunga, difficile strada”.

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