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25.09.2015 - 11:180
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Nadia Ghisolfi, «ci sono ignoranza e pregiudizi, ma la gravidanza non è un ostacolo»

La candidata e sindacalista presenta mamagenda e traccia l'immagine di una situazione lavorativa che è ancora lontana dalla parità. «Non è giusto che alla donna venga chiesto in fase di colloquio se desidera figli, e ci sono ancora licenziamenti. Invece baserebbe organizzarsi...»

BELLINZONA - Il sindacato OCST ha presentato mamagenda, e abbiamo colto l'occasione per parlare con Nadia Ghisolfi, che lavora al sindacato ed è candidata per il Consiglio Nazionale per il PPD, di donne, gravidanza e parità. «Si tratta di un'agenda elettronica disponibile in modo gratuito online. Serve alla dipendente che apprende di essere incinta e al suo datore di lavoro. La donna di iscrive e invita il capo o viceversa, e il calendario viene stilato in base alla data stimata del parto. Vengono segnate le tappe importanti di ciò che succede a livello fisico, e legale, durante la gravidanza, e dopo, col congedo maternità e il rientro, con per esempio convenzioni. Se una donna si iscrive e il datore di lavoro non vuole cosa succede?«Nel caso in cui proprio volesse, la signora potrebbe utilizzarlo da sola, ma l'utilità è maggiore se usato in due. I suggerimenti sono per tutti e due, ed anche per i papà. mamagenda vuole stabilire il dialogo dorante questo momento importante della vita, che necessita di adattamenti, perché la donna incinta a volte non può fare tutto, soprattutto se svolge un lavoro pesante o pericoloso. La legislazione prevede una serie di strumenti, l'azienda deve adattare il posto di lavoro, offrendo delle alternative o lasciando a casa la donna pagandola per l'80%».Per giungere a un progetto del genere, si presuppone che fra i datori di lavoro ci siano ignoranza o pregiudizi verso le donne incinta.«Esatto, oltre ai pregiudizi c'è il fattore del licenziamento, o al rientro dopo le due settimane di protezione ma abbiamo visto casi in cui avveniva anche prima. È davvero peccato, gli studi dimostrano che il valore aggiunto che la donna porta anche al rientro è importante, e se lei se ne va è una perdita anche per chi dà lavoro, che ha investito in lei e poi deve farlo per formare qualcun altro. La scelta di stare a casa deve venire dalla donna, non vogliamo certamente imporre un modello in cui tutte le mamme devono lavorare, ma in una società come la nostra che vuole essere moderna è inaccettabile che non possa svolgere la sua attività solo perché ha avuto un figlio».Come sindacato, dunque, potete affermare che su questa tematica siamo ancora indietro, o è troppo pesante?«Purtroppo siamo confrontati con casi del genere. Non sono mille, ma non so se veniamo a conoscenza di tutti, perché non sempre la donna discriminata sul posto di lavoro per la gravidanza lo viene a raccontare a noi. Mi chiedo poi quante donne nel corso di un colloquio di lavoro di sentono chiedere se desiderano figli. È una domanda che il datore non è legittimato a porre, e su questo tema la donna è autorizzata dalla legge a mentire, a meno che il posto che desidera abbia la condizione fisica come componente fondamentale. Sennò, andrebbe chiesto anche all'uomo trentenne... Il voler avere figli o essere sposata non dovrebbero essere fattori che influiscano nella scelta di assumere o meno una donna».Quindi con la parità uomo-donna, si deduce, non siamo a livelli ottimali?«Si deve ancora fare una lunga strada, per capire che la gravidanza non è un ostacolo, basta organizzarsi. Speriamo con mamagenda di dare uno strumento che aiuti anche il datore di lavoro e faccia passare il messaggio che non è impossibile avere una famiglia e un lavoro contemporaneamente. Mettiamo a disposizione informazioni di questioni che esistono per legge, e che senza questo strumento a volte il datore di lavoro non conosce, soprattutto se è un'azienda piccola. Non conoscono diritti e doveri, perché ovviamente non è solo la donna ad avere dei diritti. Non vedo lati negativi, per nessuno dei due. Casi in cui le norme non vengono rispettate? Abbiamo avuto segnalazioni, poi non so se sia per una volontà di non adeguarsi o perché non si sa che norme vanno rispettate, e mamagenda in merito è utile».
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