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17.03.2016 - 09:010
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Il PS appoggia lo "sciopero al contrario". Ma Bertoli bacchetta i docenti

Il Consigliere di Stato non rimprovera l'iniziativa di tenere aperte le scuole il 23 marzo ma il fatto che la categoria si senta poco ascoltata. «Dialogo costante e intenso»

BELLINZONA - Lo "sciopero al contrario" dei docenti si fa imminente: il 23 marzo alcune scuole rimarranno aperte nonostante il giorno di congedo. Il PS, con un comunicato, ha manifestato solidarietà ai docenti, ricordando come «gli insegnanti e gli studenti vogliono ricordare alla popolazione l’importanza di tornare a investire nel futuro dei nostri giovani, perché non farlo ha conseguenze importanti su tutta la collettività. È da troppi anni che i dipendenti pubblici vengono penalizzati da misure di risparmio salariali». Indebolire il servizio pubblico, per i socialisti, significherebbe «portare ancora maggiore precarietà nelle vite dei cittadini». I docenti, dunque, manifestano il loro dissenso e il PS li appoggia. La categoria dei docenti ha però deluso il Consigliere di Stato del PS Manuele Bertoli, non per la giornata del 23 marzo ma per il fatto di sentirsi poco ascoltati quando non è così. In una lunga intervista al Corriere del Ticino afferma di non vivere lo "sciopero al contrario" come una sconfitta personale. «La scintilla che ha innescato questa protesta è frutto di una decisione del Governo e della maggioranza del Parlamento. Certamente avrei fatto a meno dell’ultimo ritocco dei salari dei dipendenti, docenti compresi, cosa che spero si possa finalmente superare con l’imminente nuova legge stipendi. Spero che la giornata sia un’occasione per ritematizzare la centralità e l’importanza della scuola per la collettività». Il congedo non è comunque una misura nuova, e Bertoli non capisce come mai ora sia un problema. A suo avviso, «ogni tanto non si vogliano vedere i contesti complessivi, come nel caso della politica del personale che è una sola e non una giustapposizione di politiche differenziate per i vari rami professionali». Ergo: non solo i docenti devono sottostare a sacrifici, e in ogni caso la scuola, precisa, non è stata colpita e, garantisce, e non lo sarà neppure con la prospettata manovra da 180 milioni. Poi, la stoccata. «Quello che un poco mi delude è sentire risuonare il ritornello secondo cui i docenti non sarebbero sufficientemente ascoltati e coinvolti, quando tra tavoli tecnici, visite a tutti gli istituti cantonali, gruppi di lavoro allargati, consultazioni per via cartacea e telematica, newsletter e chi più ne ha più ne metta il dialogo è costante ed intenso. Purtroppo, come sussistono degli stereotipi negativi ingiustificati sui docenti, vi sono dei cliché ingiustificati sui rapporti tra DECS e insegnanti che qualcuno continua a ripetere malgrado una realtà diversa», si rammarica Bertoli. Rimarca l'importanza della Legge sugli stipendi, e in merito all'iniziativa che sarà votata il 5 giugno, "Rafforziamo la scuola media – Per il futuro dei nostri ragazzi", ricorda che aveva chiesto di tenerla ferma in attesa del progetto "La scuola che verrà".
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