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09.05.2016 - 09:310
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Beltra analizza e punge. «Il 9 febbraio ha portato un'onda populista. Ministri, prima del 2011...»

Il Consigliere di Stato pipidino parla a 360 gradi. «La manovra? Non ci aspettiamo la standing ovation. In Governo si lavora bene, poi per i leghisti magari la coerenza...»

BELLINZONA - Il voto del 9 febbraio ha portato con sé effetti populistici su tutti i partiti che solo ora si stanno spegnendo: è l'analisi di Paolo Beltraminelli, Consigliere di Stato PPD, che emerge in un'ampia intervista apparsa oggi su La Regione. «La fine della scorsa legislatura e la campagna elettorale che è seguita, nel 2015, hanno pesantemente subito il verdetto popolare del 9 febbraio 2014. Secondo me la legislatura era finita lì. Con quel voto. Dopo c’è stata solo la rincorsa a chi è più populista. Ricordo alcune risoluzioni parlamentari... che hanno messo in difficoltà un po’ tutti. Per almeno un anno, non si può negarlo, quella votazione col risultato ticinese così clamoroso ha condizionato non poco i politici ticinesi», ha dichiarato Beltraminelli. E «in seguito c’è stata una competizione fra i partiti per stabilire chi era, come dire, più "compatibile" con l’espressione popolare e questo non ha sicuramente aiutato il Consiglio di Stato a portare avanti riforme necessarie. Tutti riconoscevano un problema, ma la soluzione era semplicemente: "non datelo agli stranieri"». Un j'accuse, insomma, alla politica nel suo insieme. Con le elezioni del 2015, che per il Consigliere di Stato «hanno deluso le aspettative di chi puntava al grande risultato cavalcando quell’onda populista», ci si è messi al lavoro per i temi maggiormente importanti: il risanamento finanziario su tutti. E anche qui non risparmia una frecciatina a chi lo ha preceduto: secondo lui, prima del 2011 (anno in cui è stato eletto) nessuno ha avvertito i segnali di pericolo per le finanze. «Il governo ha iniziato a reagire nel 2011 quando ha cambiato tre membri su cinque. E poco dopo addirittura quattro» A proposito della manovra, «nessuno si attende una standing ovation, perché questa non è una manovra espansiva. In realtà si vuole ridurre il disavanzo d’esercizio e per farlo si chiedono sacrifici ai cittadini». E per il futuro, «vorrei anche ricordare che raggiunto il pareggio dei conti, e ridotto il debito pubblico, sarà senz’altro necessario uscire da una visione puramente tecnico-contabile». La questione del casellario giudiziale sta rallentando le trattative con l'Italia per l'accordo fiscale. «Gli stessi lavoratori frontalieri, del resto, premono sulle autorità italiane come noi su Berna. L'atteggiamento assunto a questo proposito dal Ticino è figlio di una situazione complessa e l’ha riconosciuto anche l’ambasciatore italiano a Berna, giunto a Sud delle Alpi, nel prendere atto che 65’000 lavoratori frontalieri in una realtà piccola come la nostra creerebbero disagi ovunque. Sono convinto che alla fine si troverà una soluzione e non vi sarà un danno per "colpa" o a causa dell’atteggiamento ticinese». E si è acceso un faro sui problemi ticinesi diversi da quelli del resto della Svizzera. Infine, il clima in Governo per Beltraminelli è buono. «Si lavora in armonia. Mi viene da aggiungere che quando si siede in Consiglio di Stato si comprende meglio la complessità dei problemi. E vale anche per i leghisti, Lo si vede col gioco delle parti fra governo e opposizione. Poi magari la coerenza...». Insomma, è un Paolo Beltraminelli frizzante che ne ha per tutti.
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