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19.08.2016 - 08:540
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Dati a scopi propagandistici? Sì, ma per sostenere la libera circolazione!»

Lorenzo Quadri in un articolo sostiene che i «dati "farlocchi" della SECO vogliono mostrare ai ticinesi "chiusi e xenofobi" che in regime di libera circolazione va tutto bene. E gli spalancatori di frontiere esultano»

BELLINZONA - I dati della disoccupazione vengono usati a scopi propagandistici? Lo ha sostenuto Rico Maggi dell'IRE, e si è scatenata l'indignazione, con l'UDC che ha chiesto di togliere i finanziamenti pubblici all'ente stesso. Ma il tutto si inserisce nell'eterna questione di quali dati vadano usati per fotografare la situazione lavorativa: quelli della SECO, che fanno registrare una disoccupazione attorno al 3% e in calo, o quelli ILO (Organizzazione internazionale del lavoro), che la vedono attestarsi al 7% con un aumento di mezzo punto percentuale circa (dal quarto trimestre del 2015 al primo trimestre del 201 6), con 9'000 persone in assistenza? Sul tema ha detto la sua anche Lorenzo Quadri in un articolo pubblicato sul Corriere del Ticino. La sua tesi è chiara: i dati SECO si usano a scopi propagandistici, ma da parte di chi desidera far vedere una situazione molto più rosea di quella che si vive in realtà. «Come ha dichiarato in una recente intervista il direttore dell’IRE Rico Maggi, in Ticino la disoccupazione viene usata per fare propaganda politica: sì, ma da parte di quelli che, come l’IRE e la SECO, pretendono di farci credere che «tout va bien, madame la Marquise». E questo per tirare acqua al mulino dei sostenitori della libera circolazione delle persone senza limiti», spiega infatti. «La SECO con l’ennesima statistica farlocca dichiara ora che il tasso di disoccupazione nel nostro sempre meno ridente cantone sarebbe del 3%. Si tratta evidentemente, per dirla con Maggi, di dati costruiti con lo scopo di fare politica. Il messaggio è chiaro: vedete, o ticinesi "chiusi e xenofobi", che in regime di libera circolazione delle persone va tutto bene? Vedete che "bisogna aprirsi"? Vedete che la sostituzione di frontalieri con residenti è solo un’allucinazione collettiva? E subito, come da prevedibile copione, gli spalancatori di frontiere saltano giulivi sul carro, preparato apposta per loro. Sicché nelle scorse settimane c’è stato un fiorire di commenti dai toni trionfalistici sullo stato del mercato del lavoro ticinese. Toni purtroppo fuori luogo». Quadri riporta poi i recenti dati ILO, sottolineando quelli relativi ai frontalieri («erano 37.500 nel 2006 ed oggi sono 62.500; quelli attivi nel terziario, quindi dove si sostituiscono ai residenti, sono aumentati di 20.000 unità in 10 anni»), per poi ripuntare il dito sull'IRE, convinta che non ci siano dumping e sostituzione di personale indigeno con frontalieri. «L’obiettivo politico è evidente. Del resto è sempre il solito: fare il lavaggio del cervello ai cittadini. Far credere che non solo la libera circolazione senza limiti – ed in particolare senza preferenza indigena – sarebbe indispensabile, ma addirittura positiva per il Ticino. Invece non è né l’una né l’altra cosa», conclude amaramente il Consigliere Nazionale.
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