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02.09.2016 - 12:150
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Le aziende avranno sgravi? Allora aiutino le famiglie ticinesi»

Con una mozione, i Verdi chiedono diche agli sgravi fiscali per rendere più attrattivo il Ticino vengano affiancate delle misure sociali, con un'equa partecipazione delle imprese stesse

BELLINZONA - Volete abbassare l’aliquota dell’imposta sull’utile delle imprese per rendere più attrattivo il Ticino? Serve applicare anche delle misure a favore delle famiglie e dei cittadini, se è vero che negli anni il numero delle aziende è cresciuto in modo importante ma non ha portato a benefici per i ticinesi. Anzi, i numeri della disoccupazione ILO e di frontalieri sono cresciuti esponenzialmente, per non pensare all'impatto ambientale dato dal traffico. I Verdi, prendendo spunto da quanto fatto nel Canton Vaud, chiedono con una mozione che «qualora venisse concesso lo sgravio fiscale per la maggioranza delle imprese ticinesi nell’ambito della Riforma III della fiscalità delle imprese, tali sgravi vengano affiancati dalle misure sociali a favore dell’impiego e per incrementare il potere di acquisto delle famiglie tramite una equa partecipazione delle aziende». Le misure proposte sono aumenti degli assegni familiari per i figli fino ai 16 anni, oltre che di quelli di formazione. Poi, per venire incontro alle esigenze delle famiglie, serve accrescere il sostegno per la sistemazione dei figli. «La creazione di asili nido o luoghi di accoglienza per scolari è una necessità per rispondere ai bisogni delle famiglie ticinesi. Conciliare la vita professionale e famigliare permette di accrescere il potere di acquisto delle famiglie con delle entrate supplementari e contribuisce all’integrazione sociale dei bambini. Favorire la ripresa o la continuazione di un’attività professionale dei genitori è un beneficio anche per le aziende di qualunque dimensione esse siano, evitando loro di perdere competenze quando un genitore smette di lavorare o riduce la percentuale di lavoro. Un’offerta di accoglienza sufficiente permette di assumere personale locale, spesso molto qualificato e contribuisce alla competitività economica del Cantone. Per queste ragioni si chiede che, a partire dall’introduzione della RIE III in Ticino, venga deciso un contributo annuale a carico delle aziende a favore della creazione di luoghi dove collocare i bambini in età prescolastica e scolastica e per il finanziamento degli assegni di prima infanzia (API). Il contributo dovrà essere calcolato su una percentuale della massa salariale, e sarà interamente a carico dei datori di lavoro. Il contributo verrà adeguato alla variazione della massa salariale». I lavoratori più vulnerabili devono essere, secondo i Verdi, protetti. «Sono sempre di più le persone che perdono il posto di lavoro e devono richiedere aiuti finanziari all’assistenza in quanto non riescono a trovare un occupazione durante e dopo il periodo di disoccupazione. Queste persone sono disponibili da subito ad intraprendere un’attività lavorativa. Per questo motivo chiediamo che venga introdotto un contributo pagato dalle aziende sulla base degli stipendi versati. Se lo stipendio è inferiore alla media nazionale in quel settore, l’azienda deve pagare la differenza. In questo modo non vi sarebbe più l’interesse di alcune aziende di assumere manodopera con l’unico obbiettivo di risparmiare sul costo del lavoro». Infine, non può essere trascurata la mobilità. «L'aumento esponenziale del numero di aziende attive in Ticino e dei posti di lavoro è una delle principali cause dell'incremento del traffico che a sua volta genera nuovi costi a carico della comunità. Ricordiamo che lo stesso Consiglio di Stato ha stimato a 22,5 milioni di franchi l’anno il solo consumo delle strade cantonali da parte dei lavoratori frontalieri, ai quali poi si aggiungono i costi generati dall'inquinamento, dal rumore, i costi sanitari, ecc. Ci sembra quindi corretto chiedere alle aziende che beneficeranno degli sgravi di partecipare a un fondo per la concretizzazione di progetti aziendali sulla mobilità aziendale sostenibile e la creazione di un bonus per quelle aziende che effettueranno scelte sostenibili. La bocciatura in votazione popolare degli ecoincentivi, nel giugno 2015, e l'accettazione della tassa di collegamento a un anno di distanza dimostrano che la popolazione non è contraria alle misure di mobilità aziendale, ma ritiene debbano essere finanziate dalle aziende stesse e non, ancora una volta, i cittadini».
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