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03.09.2016 - 17:360
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

I comunisti contro «lo smantellamento del diritto dello studio. E PLR e PS...»

Il partito comunista è assolutamente contrario a trasformare parzialmente le borse di studio in prestiti. «A difesa delle pari opportunità di formazione per avere mandopera qualificata»

BELLINZONA - Il Partito Comunista è assolutamente contrario alla restituzione di un terzo dei soldi erogati per le borse di studio, e lo fa notare in un comunicato in cui non usa giri di parole nel criticare PLR ed anche PS. «Il Partito Comunista ha preso atto con sconcerto della recente proposta, da parte della maggioranza borghese del Gran Consiglio, di trasformare in prestiti ben un terzo delle borse di studio concesse agli studenti di bachelor. Dopo aver assistito nel 2015 all'introduzione “eccezionale” (in realtà mai revocata) di questa conversione degli assegni per i master, riscopriamo ora una destra agguerrita che muove battaglia ai più elementari diritti sociali dei cittadini. Estendendo anche agli studi triennali questa grave ingiustizia sociale e formativa, si andrebbe a picconare ulteriormente un già martoriato sistema di aiuti allo studio e si andrebbe a limitare ulteriormente un diritto allo studio già parecchio “annacquato” dai numerosi risparmi susseguitisi negli ultimi 20 anni», comincia la nota. «Con una simile modifica legislativa, il già consolidato “triciclo” targato Lega-PLR-PPD vorrebbe eliminare l'unica vera conquista ottenuta nella scorsa legislatura in materia di aiuti allo studio. L'innalzamento da 13'000 a 16'000 CHF del valore massimo di un assegno di studio (solo elemento positivo dell'adesione, nel 2011, al Concordato intercantonale per l'armonizzazione delle borse di studio) verrebbe reso completamente inutile: il maggior sussidio effettivo che potrebbe venir versato agli studenti ammonterebbe a poco più di 10'500 CHF all'anno (meno ancora di quanto era la norma prima della ratifica dell'accordo!). Le famiglie dovranno scegliere se contrarre con lo Stato un debito a tasso variabile (stabilito dal mercato, sulla base del tasso ipotecario di Bancastato) che potrebbe ammontare fino a 16'000 CHF e oltre, o se accettare una borsa di studio inferiore di un terzo rispetto alla norma fino a solo qualche anno fa... Il fine ultimo è quindi solo quello di scoraggiare studenti e famiglie dal richiedere una borsa di studio completa, ossia dal far valere un loro diritto (sancito dalla Costituzione)!». Ecco poi l'attacco a liberali e socialisti. «Ciò che sorprende, ancora una volta, è la totale assenza di lungimiranza, coerenza e costruttività della classe politica ticinese, tanto a destra quanto a “sinistra”. Da un lato troviamo i partiti borghesi che, PLRT in primis, in campagna elettorale si sono riempiti la bocca di belle parole sull'importanza della formazione per la nostra società, sulla necessità di investire nella scuola, ecc.. ma che poi, a un anno dalle elezioni, ci propinano la solita, amara ricetta: austerità, risparmi e sacrifici all'insegna della “responsabilità”. Dall'altro troviamo una socialdemocrazia votata alla sacra legge del “compromesso a qualunque costo”, incapace di costruire una vera opposizione alla destra e pienamente corresponsabile di questa situazione. Ricordiamo che l'adesione al concordato intercantonale del 2011 (che già prevedeva la possibilità di convertire un terzo delle borse in prestiti), così come l'introduzione nel 2015 della Legge sugli aiuti allo studio (che sanciva la restituzione delle borse per i master), sono state promosse e difese in aula proprio da relatori del PS (tra cui l'eminente ex-presidente ad interim)! Fa piacere che ora ci si renda conto del carattere classista di queste riforme, ma non è forse un po' tardino...?». Il PC si oppone fermamente all'idea lanciata dal "triciclo". «Dal Partito Comunista giunge quindi una severa condanna allo smantellamento dei diritti sociali da parte della maggioranza parlamentare e pieno sostegno agli studenti, coordinati dal Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA), nella loro lotta per la difesa delle pari opportunità di formazione. Porre queste ultime come priorità è oggi una necessità tanto sociale quanto economica: solo un solido sistema di borse e un effettivo diritto allo studio possono permetterci di disporre della manodopera altamente qualificata necessaria a convertire la nostra economia alla produzione ad alto e altissimo valore aggiunto, condizione sine qua non per il rilancio occupazionale e sociale del Paese».
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