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09.09.2016 - 14:150
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Mattei, «"Prima i nostri" un 9 febbraio in salsa cantonale. Ticinesi, cambiate mentalità!»

Fa parte del Comitato di sostegno al controprogetto, ma ritiene che non potrà far miracoli. «Fra i disoccupati e chi è in assistenza nessuno vuole cominciare alle 6, uno di Verbania arriva anche alle 5... È UDC contro il mondo»

BELLINZONA - In Gran Consiglio si era astenuto sul voto relativo al controprogetto di "Prima i nostri", ora è addirittura Copresidente del Comitato di sostegno. Cosa ha fatto cambiare idea a Germano Mattei, Coordinatore di MontagnaViva? Glielo abbiamo chiesto, e ne è scaturita una critica alla mentalità dei ticinesi, oltre che una poca fiducia in iniziativa e pure controprogetto.Cosa le ha fatto cambiare idea?«Ho riletto la documentazione: il problema è che una soluzione va trovata, in un modo o nell'alto. Da quanto ho potuto appurare, attualmente il controprogetto è l'unica strada percorribile se si vuole fare qualcosa di concreto. Non è la panacea di tutti i mali, ma permette di muoversi. L'idea dell'iniziativa è buona e allettante però appesantirebbe solo la Costituzione con norme che non son pertinenti al Cantone. Sarebbe solo un peso nella Costituzione».Concorda che nel mondo del lavoro è UDC contro PS, o UDC contro tutti?«Io direi UDC contro il mondo. L'UDC sta cercando di porre attenzione sul tema del 9 febbraio, cercando di contrastare qualsiasi azione che possa comportare uno sminuimento dell'articolo 121a. Con questa votazione hanno ingannato il popolo, e i loro stessi caporioni hanno capito di essere andati troppo lontani. Secondo me "Prima i nostri" serve per smontare un po' quanto votato il 9 febbraio e non applicabile, dato che ci sono costituzionalisti che dicono che esso deve essere abolito. Il popolo ha approvato i bilaterali, poi li ha messi in discussioni... sarebbe meglio allora tirarsi fuori da essi».E "Prima i nostri" come si inserisce?«È portare la votazione del 9 febbraio a livello cantonale. Qualcosa di inutile, perché se viene applicata la norma federale ricade anche sul Ticino. Come si può dire "Prima i nostri" quando non si può applicare? Almeno il controprogetto permette di intervenire, anche se sarà un intervento con le manette un po' allargate». Non sembra credere molto nel controprogetto, perché lo sostiene?«Ho trovato che in questo momento è l'unica cosa fattibile e proponibile, però sia chiaro che non si faranno miracoli. A mio avviso non era il caso di proporre un controprogetto, si doveva dire no e basta, ma dato che c'è e che chi l'ha studiato lo dà per efficace, meglio appoggiarlo». Tuto Rossi via Facebook l'ha sfidata a un dibattito per dimostrarle che l'iniziativa è costituzionale...«(ride, ndr). Sono delle dichiarazioni alla Tuto Rossi! Ci conosciamo da anni e ogni tanto ci punzecchiamo».Nel tema lavoro, e nella contrapposizione fra frontalieri e residenti, MontagnaViva come si colloca?«Se guardo la montagna, sarebbe bello se ci fosse qualche ticinese in più ma non si trovano. Sono cose, mi dicono, che non si possono dire, perché? Il 60-70% delle auto in Valle Maggia sono targate Italia, vado ad approfondire e mi accorgo che sono i lavoratori delle cave, delle case anziani: non troviamo profili professionali ticinesi! Fra i disoccupati e quelli in assistenza non vogliono cominciare alle 6, mentre chi viene da Verbania, se serve, è disposto a essere qui anche alle 5... Noi ticinesi dobbiamo cambiare atteggiamento riguardo il mercato del lavoro. I frontalieri lombardi non vengono loro a occupare i posti, per esempio, di segretaria, ma c'è qualcuno che li chiama, un ticinese. Mi rispondono che anche i dirigenti delle grandi ditta sono frontalieri e dunque assumono italiani, però in cima alla colonna ci sarà pure un ticinese responsabile della ditta, no? Si fa in fretta a far polemica, ci sono dei mestiere, penso all'agricoltura, al sistema alpestre, all'edilizia e agli artigiani, dove è difficile trovare gente ticinese, che si mette a disposizioni per fare sacrifici. Bisogna far ripartire tutto il mercato con basi solide. La situazione è degenerata anche in Europa, non so dove andremo a finire...»
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