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03.10.2016 - 09:450
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Paolo Pamini e «i robot che miglioreranno la nostra vita»

Secondo il deputato, l'impiego di robot permetterà un'innovazione e l'aumento dei salari. Ma «bisognerà stare al passo coi tempi e non pensare che se le cose van male ti mantiene lo Stato»

BELLINZONA - Se i robot sostituiranno alcune figure umane, non c'è da temere: la qualità di vita non potrà che salire. Lo afferma Paolo Pamini, deputato de La Destra, in un'opinione apparsa questa mattina sul Corriere del Ticino. «Fortunatamente vi è un errore di ragionamento economico e per buone ragioni anche con robot e software continueremo a lavorare, anzi verosimilmente staremo tutti meglio. Se il capitalismo collasserà, lo farà piuttosto a causa della regolamentazione, della spesa statale e della tassazione predatoria fuori giri dopo decenni di promesse politiche fatte sempre coi soldi degli altri», esordisce Pamini. A suo avviso, «oltre all’ovvio costo di robot e software specialistici, il rendimento dell’investimento in una fabbrica automatizzata dipende dal fatturato conseguito, e questo a sua volta dal numero e genere di clienti serviti. I robot non consumano, solo gli umani consumano. Pertanto, se la maggior parte degli umani non avrà un lavoro, non potrà neppure spendere e l’investimento in fabbriche interamente automatizzate diventerà sempre meno redditizio, perché a fronte di minori ricavi l’imprenditore non riuscirà a coprire i costi dei robot». Dunque, più robot saranno "assunti", più robot verranno assunti più scenderanno i prezzi di vendita, per cui a un certo punto gli imprenditori si fermeranno. E le persone? «Il tempo di chi rimane in azienda diventa più produttivo e pertanto il salario aumenta. Se così non fosse, una fabbrica concorrente ruberebbe il bravo dipendente offrendogli un salario di poco maggiore. Anche sul mercato del lavoro la concorrenza porta i suoi benefici. Con maggiori salari e prezzi minori, il lavoratore migliora la condizione di vita sua e dei famigliari». Pamini, a supporto della sua tesi, porta la meccanicizzazione dell'agricoltura, che non fece morire di fame bensì arricchire i contadini, creando anche il tempo libero. Ad ogni modo, «chi non si aggiorna viene sostituito e davvero rischia di perdere gran parte del proprio potere d’acquisto. Domani difficilmente un aiuto infermiere farà il giro del reparto solo per monitorare la pressione e la temperatura dei pazienti o un contabile passerà ore a digitare manualmente fatture in una tabella. Al contrario, si dedicheranno a qualcosa di più utile che ad un costo ragionevole una macchina o un software non saranno ancora in grado di fare». Per Pamini è chiaro che cosa si dovrà fare: «anziché far credere ai giovani d’oggi che tutto è dovuto e che se le cose van male tanto lo Stato li manterrà coi soldi degli altri (i moderni Stati sociali sono ormai letteralmente sull’orlo del fallimento malgrado gestiscano grossomodo la metà del reddito prodotto dai cittadini, e questo sarà presto il vero shock culturale dopo un secolo di indottrinamento), sarà viepiù opportuno educare i giovani a stare costantemente al passo coi tempi e a scegliere professioni che davvero diano un valore aggiunto in modo distintivo da una macchina. Si tratta di una sfida certamente difficile, che tuttavia valorizzerà tutti noi esseri umani. Come è sempre stato».
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