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17.11.2016 - 16:290
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Bühler ribatte a Fonio. «Chiamando il popolo alle urne, abbiamo messo il Governo con le spalle al muro»

Piccata replica del democentrista del pipidino. «Tu difendi i tuoi interessi, non quelli dei cittadini. Il Consiglio di Stato si è nascosto in un angolino ma la volontà dei ticinesi è chiara»

BELLINZONA - Giorgio Fonio, ieri, aveva commentato in modo negativo le prime cinque misure presentate dal Comitato interpartitico (sostanzialmente, dunque, dell'UDC) per l'applicazione di "Prima i nostri", oggi gli risponde per le rime Alain Bühler, che non risparmia frecciate al Governo. «Certo che mentre i ticinesi si aspettano soluzioni dalla politica, post e commenti simili sono di una tristezza tremenda. Qui bisogna forse finalmente capire che non si tratta di appuntarsi delle medaglie, ma di attuare quello che il 58% dei ticinesi ha decretato il 25 settembre scorso», ha scritto sul suo profilo Facebook il democentrista. Fonio aveva detto che per applicare alcune delle misure proposte sarebbero bastati degli atti parlamentari, in particolare per far sì che lo Stato desse appalti pubblici solo a chi assume prima i residenti (la cosiddetta preferenza indigena). «Se l’UDC chiama il Popolo al voto vuol dire che le sue proposte sono state finora inascoltate, respinte e/o ostacolate nella loro attuazione» ribatte piccato Bühler, citando una mozione di Marco Chiesa che nel 2012 chiedeva sostanzialmente la stessa cosa. «Ma alla conta dei fatti, seppur avvallata dal Gran Consiglio, essa viene esclusivamente attuata a livello di Amministrazione cantonale e neanche in modo ufficiale, mentre ora chiediamo una modifica della LORD (Legge sull'ordinamento degli impiegati dello Stato e dei docenti, ndr) e della LOC (Legge Organica Comunale, ndr). Nemmeno due atti “XEROX” dei verdi datati 2013 e 2015 sono serviti a smuovere qualcosa (se non nella modifica della legge AET) "Prima i Nostri" invece ha messo finalmente il Consiglio di Stato e il Gran Consiglio alla berlina imponendo loro di adoperarsi affinché i dettami dell’iniziativa venissero applicati e, soprattutto, iniziassero a difendere seriamente il 9 febbraio a Berna», ha proseguito, attaccando dunque anche il Governo. Ma non è finita. Fonio aveva ricordato come la proposta di orientare giovani e formazione verso settori particolarmente promettenti era già stata chiesta da Guidicelli in un atto approvato dal Parlamento. Bühler continua la sua invettiva, «vorrei poi ricordare a Fonio che la proposta di Guidicelli, secondo il parere del Consiglio di Stato andava respinta perché ci avevano già pensato con la revisione della L-Rilocc, tanto per farti capire quanto questo Governo sia capace di trovare scuse al fine di non applicare proposte che ledono gli interessi dell’economia. Già il solo fatto che si sia fatto da parte e si sia nascosto in un angolino, invece di prendere le redini della situazione, come il suo ruolo e la prassi in Svizzera impone, dimostra quanto realmente tengono fede alla volontà popolare dei ticinesi. Per non parlare del fatto che Fonio si guarda bene dal citare la Label-Tax perché sa benissimo che è proprio su quel perno che si può spingere il settore privato ad attuare la preferenza indigena, perché verrebbe premiata fiscalmente. Come pure si dimentica che nel settore pubblico e parapubblico esistono anche gli enti locali e tutta una serie di entità ad essi legati». Infine, è convinto che «"Prima i Nostri" ha messo tutta la politica di fronte ad un fatto che non è più confutabile: i ticinesi vogliono la preferenza indigena! Non è più possibile considerare il 9 febbraio un incidente di percorso, qualcosa dettato dall'incomprensione o dall'ignoranza, ma l’unica tangibile verità». In conclusione, un'altra stoccata dal deputato PPD: «In ogni caso, già il solo fatto di giudicare le proposte da un riassunto invece che attendere i dettagli, dimostra una superficialità mostruosa e soprattutto la chiara volontà di sabotare "Prima i Nostri". Non nasconderti Giorgio, in fondo ti capisco, cerchi solo di difendere i tuoi interessi, peccato che non coincidano con quelli dei ticinesi. Prendine atto!»
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