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28.04.2017 - 08:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Siccardi contro tutto, o quasi. Retromarcia su "Prima i nostri", "porterà più danni che benefici, come la vuole applicare l'UDC"

Il patron di Medacta critico: "in questo modo, le aziende lascerebbero la Svizzera. Mi dissero che non importa, tanto non votano UDC... Non voglio sostituire uno straniero con esperienza, dopo 5 o 10 anni"

BELLINZONA – Ha fatto discutere la lunga e articolata opinione pubblicata ieri da Alberto Siccardi, patron di Medacta, sul Corriere del Ticino. Aveva sostenuto “Prima i nostri”, ora attacca la legge.

Il suo pezzo inizia con una rievocazione della Svizzera che trovò quando ci arrivò con la famiglia, poi passa ai problemi del giorno d’oggi, parlando di un paese ben gestito, “a parte l’insano tentativo di avvicinarsi all’Europa contro la volontà del popolo sovrano”. Ma il Ticino? “Il Cantone per assistere i suoi cittadini crea nuovo debito pubblico, anche se il gettito fiscale aumenta”. E se la prende con “Prima i nostri”, con la volontà di non insegnare la civica, anche con la riforma “La scuola che verrà”, che a suo dire abbasserà il livello degli studenti delle medie.

Dunque, poco o nulla va bene, ma a non piacergli, in particolare, è la piega che ha preso l’iniziativa che inizialmente aveva sostenuto.

“Se Prima i nostri sarà applicato alla lettera, molte aziende se ne andranno. “Poco importa, tanto non votano UDC” mi è stato detto da un esponente di questo partito. Bello e lungimirante. Nessun commento. Il rischio di perdere imprese non è sentito da questo partito, come invece lo è nel resto della Svizzera e del mondo. Tanti auguri”, ha scritto, criticando dunque il partito. La legge è a suo dire inattuabile: esiste per Siccardi il rischio che, al momento di rinnovare il permesso a un frontaliere impiegato da anni nella sua azienda, debba licenziarlo per far posto a un disoccupato ticinese, che non avrà la stessa esperienza di colui che andrà a sostituire.

“Prima dei bilaterali, se uno straniero era stato assunto non lo si rimetteva in discussione al momento dei rinnovo del suo permesso, esso era un patrimonio aziendale di esperienza e come tale da mantenere”. Il principio è dunque, per l’imprenditore, sano, ma con la legge di applicazione proposta dall’UDC “rischia di causare più danni che benefici per la assurdità con cui è stata concepita la sua applicazione”.

“Senza una grossa parte dei frontalieri il cantone si ferma”, avvisa, chiedendo di non dover sostituire un dirigente straniero, dopo 5 o 10 anni, con uno svizzero.

“Prima i nostri”, insomma, è passato da essere un’iniziativa sostenuta a divenire una proposta di legge avversata dal patron di Medacta.
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