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07.07.2017 - 15:200
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Jelmini replica a Gobbi, "faccia piuttosto in modo che Zali si attivi... Ne chiedere lavoro è troppo, si smette di fingere di preoccuparsi per l'occupazione per attirare consensi"

Il testo del Consigliere di Stato non è piaciuto per nulla al sindacalista, "chieda ai dipendenti se sono stati abbindolati da agitatori. Sorprendente che chi dovrebbe far rispettare le leggi nega un diritto costituzionale come lo sciopero"

di Lorenzo Jelmini*

Onorevole Gobbi, lo sciopero è un diritto costituzionale, non è invece nella tradizione Svizzera la speculazione sulle spalle dei lavoratori!  

Decisamente infelice l’uscita dell’on Gobbi sullo sciopero della Navigazione di Locarno, da un uomo di Stato ci si può certamente attendere di più! E sorprende che chi deve far rispettare le leggi metta in discussione un diritto costituzionale!

Comprensibile la preoccupazione relativa ai disagi al turismo e alla popolazione che un’azione di protesta può causare, ma questa preoccupazione dovrebbero portare ad un maggior coinvolgimento per trovare una soluzione a favore di 34 collaboratori che si sono visti privare del loro lavoro!

Sarebbe auspicabile che, anziché disquisire sulle modalità o attribuire colpe agli scioperanti o ai sindacati, l’on Gobbi proponesse delle soluzioni e si prodigasse affinché il suo collega di partito, on Zali, assuma finalmente maggior responsabilità su questa problematica, visto che finora è risultato decisamente assente. Nessun intervento negli scorsi anni quando bisognava sostenere gli interessi del nostro Cantone nelle trattative tra Svizzera e Italia per le concessioni sui due laghi Ticinesi e scarsa presenza in questi giorni a sostegno dei licenziati.

Forse ai due consiglieri di stato vale la pena ricordare che siamo di fronte a una società italiana che ha licenziato 34 collaboratori ticinesi mettendo in difficoltà le loro famiglie tutte domiciliate in Ticino! La preoccupazione prioritaria non è il disturbo causato ai turisti, ma richiamare quegli imprenditori che con troppa facilità risolvono i problemi liberandosi dei loro collaboratori e imponendo condizioni contrattuali che non permettono di vivere in Svizzera. Dov’è finto il “prima i nostri”?

On Gobbi, anziché esternare giudizi da dietro una scrivania, la invitiamo ad incontrare i 34 scioperanti e chiedere loro se si sono fatti abbindolare da agitatori che li strumentalizzano o se invece decidono loro giorno per giorno se proseguire con uno sciopero. Una misura estrema che con fatica portano avanti per difendere la dignità del loro lavoro e di uno stipendio dignitoso.

Per fortuna gli altri colleghi di governo, il presidente Bertoli in primis, si sono invece impegnati a cercare delle soluzioni. Ora per risolvere la questione manca ancora un tassello: la garanzia salariale! 
Ribadiamo la totale solidarietà agli scioperanti che null'altro chiedono se non poter lavorare e beneficiare di stipendi che permettono loro e le loro famiglie di vivere nel nostro Cantone.

Se si ritiene che questo è chiedere troppo lo si dica apertamente, ma smettiamola di fare finta di essere preoccupati per l’occupazione in Ticino a favore dei Ticinesi per raccogliere consensi popolari, nascondendosi poi in difesa di chi specula sul lavoro e sull'occupazione.

*sindacalista OCST (e deputato PPD)
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