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03.09.2017 - 09:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Il caso Caverzasio, un uomo che soffre: non dimentichiamo il rispetto. Non va sacrificato sull'altare di una vendetta alla contro la Lega

Nella vicenda che coinvolge il deputato leghista e Municipale di Mendrisio, di intrecciano politica e vita privata, una vicenda ancora da chiarire alla ricerca della trasparenza. Senza nascondere nulla, però, bisognerebbe usare delicatezza, prima di accendere la macchina del fango

sdi Marco Bazzi

Premessa: questa non è una riflessione buonista o ‘perdonista’. Non è una difesa e non è un’accusa. È soltanto una riflessione che prende spunto da un caso concreto che coinvolge un uomo politico.

Una riflessione che, se verrà accolta da coloro a cui è rivolta, potrebbe tradursi in una piccola lezione di civiltà e di democrazia.
Perché oggi in questa micro repubblica nella quale viviamo abbiamo tanto bisogno di recuperare i valori della civiltà e della democrazia.
E soprattutto abbiamo bisogno di recuperare il valore del rispetto per le persone. Qualsiasi cosa facciano, dicano o pensino. Abbiamo bisogno di farlo sul piano politico e su quello della nostra vita quotidiana. La parola chiave, il mantra che dobbiamo interiorizzare, è ‘RISPETTO’.

Daniele Caverzasio in questo momento è un uomo che soffre. E credo che tutti, in particolare i suoi avversari politici, dovrebbero considerare questo fatto: prima che capogruppo della Lega, prima che municipale di Mendrisio, prima che consigliere di amministrazione dell’Ente Ospedaliero (ruolo a cui ha rinunciato nei giorni scorsi ‘per evitare strumentalizzazioni’, come ha dichiarato), Caverzasio è UN UOMO.
Un uomo che vive un momento delicato e difficile della propria vita. Anche perché, per i ruoli che ricopre, è fortemente esposto a livello pubblico e mediatico. Anche perché il caso che lo coinvolge ha dei delicati riflessi personali.

Il che non significa assolutamente, da parte dei media, rinunciare a dar conto del suo coinvolgimento nel caso del giovane infermiere – a lui legato affettivamente - accusato di avere rubato medicinali dal dispensario dell’ospedale Beata Vergine di Mendrisio. Non significa assolutamente nascondere che lo stesso Caverzasio è indagato nell’inchiesta condotta dal procuratore pubblico Antonio Perugini…

E qui faccio un appunto: da parte di Caverzasio stesso, ma anche da parte dell’Ente ospedaliero, del Ministero pubblico e della Lega dei Ticinesi, si imponeva maggiore trasparenza. Perché sono settimane che su questo caso si chiacchiera e si specula in modo più o meno fantasioso.

Senza nascondere nulla, bisogna però riuscire a trattare questo caso con delicatezza finché non sarà chiaro il quadro della situazione. Resistendo alla tentazione di accendere per l’ennesima volta la macchina del fango.

Ci sarà tempo, al termine dell’inchiesta, per raccontare tutti i dettagli dell’accaduto. Comprese le eventuali pressioni che potrebbero essere state fatte per assumere al Beata Vergine il giovane infermiere, il quale pare sia stato messo alla porta dal suo precedente datore di lavoro (il Servizio di aiuto domiciliare) per motivi simili a quelli che nelle scorse settimane hanno portato al suo arresto.
Se questo fosse confermato, bisognerà capire quali verifiche sono state effettuate prima dell’assunzione, se c’è stato un regolare concorso, o se ci sono state delle raccomandazioni…

Nel frattempo, Caverzasio dovrebbe fare un passo in più: chiarire pubblicamente e compiutamente la sua posizione (nei limiti che gli impone il segreto istruttorio) e assumersi le sue eventuali responsabilità sul piano politico (se ritiene di averne), traendone le relative conseguenze. Con tutto il rispetto che gli si deve come persona, non può infatti dimenticare di essere deputato, capogruppo e municipale…

Sta a lui, ovviamente, decidere se farlo o non farlo. Sia come sia, questo caso è emblematico e dovrebbe servire da lezione per tutti. Tutti noi, cittadini, blogger, utenti dei social network, politici, giornalisti (e non ho alcun problema a recitare per primo il ‘mea culpa’), dovremmo imparare, o re-imparare, prima di ogni cosa, a rispettare gli altri. Soprattutto quando si trovano in momenti difficili della loro vita.

Caverzasio non va dunque sacrificato dai suoi avversari politici sull’altare della vendetta contro chi – la Lega e in particolare alcuni suoi esponenti - ha seminato in questi anni odio e veleno in nome del consenso, che è una delle cose più effimere che si possano inseguire nella vita.

Questa è la lezione che dovrebbero imparare coloro che, ancora oggi, insultano, irridono e denigrano gli avversari. Forse, di fronte a un caso così delicato, che li tocca da vicino, che coinvolge un loro compagno di partito (o di movimento) la capiranno, questa lezione.
Capiranno che prima di tutto, e al di sopra di tutto, bisogna porre il rispetto per gli altri. E che se vogliamo costruire una società civile, il confronto di idee può essere vigoroso, anche violento, ma deve sempre rimanere all’interno di regole condivise. Le regole del ‘ring’, se vogliamo usare la metafora del pugilato, o del ‘tatami’, se vogliamo usare quella delle arti marziali. Ci vogliono regole, sempre e comunque.
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