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22.02.2018 - 17:390
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

ESCLUSIVO Caprara e la riforma fiscale, "prima di distribuire aiuti, bisogna far sì che la ricchezza sia facilitata. Non sono però regali ai ricchi ma un adeguamento alla media nazionale"

Il presidente liberale sostiene il pacchetto fiscale contro cui la sinistra ha promosso il referendum. "Siamo poco concorrenziali rispetto ad altri Cantoni, dobbiamo allinearci al resto del Paese. È un patto sociale a favore delle aziende ma anche delle famiglie da accogliere nel suo insieme"

di Bixio Caprara*

Due constatazioni di partenza: in Svizzera esiste una competenza fiscale cantonale, che sfocia in una concorrenza intercantonale, che, a sua volta, tiene conto anche del contesto internazionale di accresciuta concorrenza fiscale. Inoltre in Ticino abbiamo una fiscalità molto sociale e progressiva, che premia in particolare i cittadini con un reddito modesto.

Negli ultimi anni si è constatato la partenza di parecchi buoni contribuenti verso altri lidi. Ricordando che il 4% dei contribuenti versa oltre il 40% delle imposte sul reddito, non possiamo far finta di niente ed è importante agire rinnovando la propria legislazione in materia. Rimanere al passo con i tempi significa migliorare la necessaria competitività per garantire al Cantone di poter trattenere, da un lato, i migliori contribuenti e, dall’altro, stimolare il tessuto economico con misure a favore delle aziende, specie quelle particolarmente innovative.

Il PLRT difende il principio che, prima di poter distribuire aiuti, è indispensabile che la creazione di ricchezza sia facilitata.

Proprio in questo senso, il Consiglio di Stato all’unanimità e oltre il 70% del Gran Consiglio hanno approvato, quale parte integrante della “Riforma fiscale e sociale”, una serie di modifiche fiscali su cui i cittadini saranno chiamati ad esprimersi il prossimo 29 aprile. Oggi il Cantone risulta infatti poco concorrenziale rispetto alla media nazionale nelle aliquote dell’imposizione sulla sostanza e sul capitale. Si tratta, quindi, di allinearsi semplicemente a quanto succede nel resto del Paese nell’interesse del nostro Cantone.

Non si tratta, perciò, di fare “regali ai ricchi”, come tanto sbandierato dalla sinistra, che, dopo aver approvato il patto sociale costituito da riforma fiscale e misure sociali, alle misure fiscali successivamente e furbescamente si è opposta con un referendum. Nel contesto fiscale si tratta solo di adeguarsi alle medie nazionali.

Importante sottolineare che le proposte del governo ticinese toccano anche il capitolo delle start up, con una serie di misure volte a stimolare gli investimenti in queste aziende particolarmente innovative. Lo scopo importante è di sostenere nuove opportunità di offrire impieghi di qualità a chi vive in Ticino, con particolare attenzione ai giovani.

La riforma fiscale, per la prima volta, è accompagnata da interventi di natura sociale di cui beneficeranno soprattutto le famiglie, in particolar modo per quanto concerne il sostegno a chi lavora per meglio conciliare gli obblighi famigliari e quelli professionali. Come sottolineato dal Consigliere di Stato Christian Vitta, si tratta per il Ticino di un “patto sociale” in favore, certo, delle aziende e dei contribuenti, ma anche delle famiglie che deve essere accolto nel suo insieme. Non si può avere “il panino e il soldino”.

*presidente PLR (contributo che uscirà domani su Opinione Liberale)
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