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02.03.2018 - 15:370
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

"Sei stato condannato penalmente? Lo Stato ti deve licenziare, altro che buona condotta precedente e trasferimento! Infatti nel privato..."

La funzionaria del DI, coinvolta nel caso permessi e condannata per aver trasmesso informazioni riservate a terze persone, è stata trasferita al DSS. Una soluzione che non piace a Filippini e cofirmatari democentristi e leghisti, che chiedono una modifica della legge

BELLINZONA – Se un funzionario statale viene condannato penalmente, deve essere licenziato. La pensano così Lara Filippini (UDC – LaDestra), Tiziano Galeazzi (UDC-LaDestra), Cleto Ferrari (UDC-LaDestra), Gabriele Pinoja (UDC – LaDestra), Paolo Pamini (AL-LaDestra), Boris Bignasca (Lega) e Maruska Ortelli (Lega), che hanno inoltrato oggi un’iniziativa generica in tal senso al Consiglio di Stato.

Desiderano proporre al Gran Consiglio una modifica alla LORD affinché: a) fra i motivi di disdetta del rapporto di lavoro sia incluso che il funzionario colpevole di aver commesso reati incompatibili con la propria funzione sia licenziato, e b) l'efficacia di tale motivo di disdetta è fissato al giorno in cui la sentenza penale definitiva accerta il reato compiuto”.

L’episodio da cui hanno preso spunto è il caso della dipendente del DI, coinvolta nel caso dei permessi, che dopo una condanna un via definitiva per aver trasmesso informazioni riservate a terze persone è stata trasferita al DSS.

“Il Consiglio di Stato sottolinea come il licenziamento sia l’ultima ratio e che di come si prediligano altre misure amministrative quali in particolare il trasferimento e/o un’attribuzione a una classe inferiore, sempre tenuto conto che qualsiasi azione deve essere proporzionata e conseguente ai fatti”, si legge, e “valutato il caso della funzionaria, ha preferito, collocarla in un altro dipartimento visto il liberarsi di una posizione confacente all’interessata presso il DSS senza però indicare, se la nuova funzione esercitata fosse di pari o minor classe salariale”.

Una questione che non va giù a Filippini e cofirmatari. “Il Consiglio di Stato minimizza sulla condanna penale (!) per la diffusione di dati sensibili a terzi, lasciando intendere che globalmente il comportamento all’interno dell’amministrazione da parte dell’interessata fosse sempre stato ottimale e che quindi il trasferimento fosse cosa buona e giusta”, proseguono. A loro avviso, non basta: “riteniamo importante, sia verso i funzionari che svolgono coscienziosamente i propri compiti, ma sia altresì verso la popolazione, che qualora un funzionario sia condannato penalmente in via definitiva, esso vada licenziato. Nel settore privato, a differenza del pubblico, si può tranquillamente affermare che il datore di lavoro, in caso di trafugazione di dati sensibili verso terzi, riterrebbe il rapporto di fiducia venire meno, tanto da interrompere il vincolo lavorativo”, proseguono.

Quindi, tener conto di una condotta passata corretta non può funzionare in casi di condanne penali, per il semplice fatto che ”in questo caso infatti, non è più il datore di lavoro che valuta se e come sanzionare il dipendente, ma è stata la giustizia a stabilire la gravità dell’atto – aprendo un’inchiesta a carico della funzionaria, con susseguente condanna - atto che assume, di pari passo, un peso ben più importante anche verso la cittadinanza”.

Da qui, la richiesta di modifica della legge. Sicuramente, un’iniziativa che aprirà un dibattito.
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