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28.05.2018 - 18:140
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Ristorni, si tratterà con l'Italia. Dadò: "diamo fiducia al Governo". Caverzasio: "misura per noi minimalista, come il blocco. Che Beltraminelli faccia l'ago della bilancia"

Lunga discussione sui due rapporti che sostanzialmente erano favorevoli alla mozione. I liberali si astengono, i socialisti votano contro ma la maggioranza PPD-Lega-Verdi-La Destra ha la meglio. Farinelli: "non si chiedono atti di forza, ma qualcosa che si fa da anni"

BELLINZONA – L’Italia sa a che cosa servono i ristorni, anche se la situazione è insoddisfacente. Attendere un nuovo Governo, che oltretutto appoggi l’accordo fiscale parafato nel 2015, è fantascienza: quindi, bisogna trattare. È la tesi di Maurizio Agustoni nel presentare la mozione congiunta con Giorgio Fonio. Che alla fine è stata sposata dalla maggioranza, con 43 voti favorevoli, 12 contrari e 21 astenuti: a non esprimersi sul rapporto di maggioranza favorevole infatti è stato il PLR.

“Che oggi la situazione sia insoddisfacente lo mostra il fatto che Zali ha proposto di bloccare i ristorni. La questione semplice e chiara: tutti, Italia compresa, sanno a cosa servono i ristorni ma manca una visione di insieme, per cui c’è una generale insoddisfazione. I cantoni possono concludere con l’estero trattati di loro competenza. Faccio fatica a trovare un solo motivo per cui il Parlamento deve dire no al fatto che il Consiglio di Stato avvii una trattativa con l’Italia, solo questo tratta la nostra mozione. Andiamo oltre gli steccati di partito e senza paure e complessi diamo mandato al Consiglio. Siamo un cantone ma anche una Repubblica: pensiamo al Mendrisiotto messo in ginocchio e soffocato dal traffico, diamo un po’ di fiducia al governo”, lancia il suo appello Agustoni.

Ma i ristorni, vanno versati i no? Perché per il relatore di maggioranza Fiorenzo Dadò, favorevole, “visto che non c’è nessuno strumento giuridico, non vedo il problema”. Non concorda il relatore di minoranza, Matteo Quadranti, che ritiene che a non essere obbligatorio non è il versamento dei soldi bensì il suo utilizzo in un certo modo da parte dell’Italia.

“Tutti sanno per che cosa servono, ma manca una visione generale. Non c’è in vista nessuna firma sul nuovo accordo, bisogna dare indicazione chiara al Consiglio di Stato per avviare trattative. Presidente Zali, il Ticino vuole passi concreti, onore a lei per aver fatto il primo. Predisponete con urgenza un incontro con i comuni di frontiera, da cui non ci si dovrà alzare senza aver deciso in modo imperativo le priorità di intervento, con tempistica e firma di reciprocità. Se ciò equivale a mettere sul piano della bilancia il blocco dei ristorni, visto che non c’è uno strumento giuridico che impone di versarli, non vedo il problema. La scelta di decidere è del Consiglio di Stato”, chiede Dadò.

E Quadranti: “Un conto è comunque trattare, un altro ottenere. L’Italia non ha violato in modo dimostrabile gli accordi, in qualche modo ha sempre spiegato per che cosa sono stati usati i soldi. Oppure lo ha violato? Allora dobbiamo disdirlo o avviare una vertenza giuridica. L’alternativa in discussione è il blocco dei ristorni stessi, potrebbe servire in fase di negoziazione, però potrebbe avere effetti boomerang su altri accordi. Oltretutto, per avviare trattative serve che vi sia qualcuno dall’altra parte, oggi non c’è”.

Fra i portavoce dei gruppi, Farinelli dei liberali si è chiesto come mai si stia parlando di due rapporti distinti che dicono la stessa cosa, domanda che si è posto anche Durisch. “La mozione non chiede atti di forza, blocchi dei ristorni o di fare qualcosa che non sia discutere con la controparte, qualcosa che il Governo fa da anni all’interno dei canali istituzionali. Il PLR condivide le argomentazioni di Quadranti, convinti che le conclusioni dei due rapporti non collidono. Non votiamo dunque sul messaggio di maggioranza, per far capire come per noi deve esserci il sostegno a proseguire le azioni intraprese, senza entrare in conflitto con gli accordi della Confederazione”.

I socialisti hanno domandato “perché discutere qualcosa su cui siamo d’accordo?”.

Più deciso l’intervento di Daniele Caverzasio per la Lega.  “La mozione non chiede altro che trattative con l’Italia per portare al finanziamento di infrastrutture. Se dite no, non so come andiamo avanti. Dispiace che si è arrivati a due rapporti, stiamo dicendo la stessa cosa, con una proposta che riteniamo minimalista, noi dellla Lega sosteniamo che lo sia anche il blocco, con Beltraminelli che per una volta potrebbe schierarsi in modo chiaro e fare l’ago della bilancia”. Un invito chiaro, che si vedrà se il pipidino coglierà. “Noi continuiamo a pagare come se niente fosse, di fronte a promesse non mantenute, vogliamo portare a casa qualcosa anche per noi poveri ticinesi. Inutile pensare che un  Governo italiano che non esiste e non si sa se e quanto esisterà avrà la firma dell’accordo come priorità. Appoggiamo la proposta minimalista ma che almeno manda un segnale, anche al PPD: quando arrivano certi temi appoggiate i leghisti”. Dunque, per lui c’è un significato più politico che fattuale.

Tiziano Galeazzi ha sottolineato come, in merito ai rapporti con l’Italia, il Ticino esca sempre perdente, Tamara Merlo ha fatto notare che i ristorni e la loro cifra penalizzano il nostro Cantone.

Alla fine, tutti d’accordo, con l’astensione liberale e il PS d’accordo con Quadranti. A spuntarla, PPD, Lega, Verdi e La Destra: ora si dovrà trattare con l’Italia.
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