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12.04.2016 - 14:320
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Lugano, ora o mai più: per vincere devi essere squadra

Toccherà a chi ha esperienza mettere gli stranieri e Brunner in condizione di dare il meglio. Per lamentarsi degli arbitri, ammonisce Mantegazza, ci sarà tempo

LUGANO - Ancora poche ore, e il Berna potrebbe essere campione svizzero di hockey, il sogno del Lugano potrebbe finire prima di quanto i tifosi avevano sperato. Una bella vittoria alla prima, e quel titolo che pareva a portata di mano, poi tre sconfitte per ritornare sulla terra. Arrivare dove si è arrivati, è utile ricordarlo, è già un risultato da applausi e sopra ogni aspettativa, ma l'appetito vien mangiando e perdere una finale non piace a nessuno. Questa sera si torna alla Resega, e la tensione è tutta sulle spalle del Lugano, che deve annullare il primo match point del Berna. E se dovesse farcela, dovrebbe annullare anche il secondo, in trasferta, per poi giocarsi il tutto per tutto nella "secca" alla Resega: a quel punto, il vantaggio casalingo avrebbe un peso, mentalmente i bianconeri sarebbero avvantaggiati dopo la rimonta, e in una partita tutto può succedere. Le prossime due, ammesso che non finisca tutto stasera, saranno le sfide più difficili per il Lugano, oppure le più facili, perché non c'è nulla come il non avere niente da perdere che libera la mente. Ciò che ha segnato la finale, però, sono purtroppo gli errori arbitrali. Episodi, come i soli 2' dati a Gerber anziché 4' in gara 2, oppure clamorosi come il rigore negato in gara 3 o Bodemann non sanzionato subito dopo l'infortunio su Brunner in gara 4. In una serie tirata, dove sono appunto i dettagli a decidere, pesano. E hanno fatto infuriare il Lugano, tanto che Shedden è arrivato a parlare di un Berna che gioca in nove, sino a sbottare che, continuando cosi, si potrebbe già assegnare la Coppa agli orsi senza neppure più giocare. Bodemann, secondo lui, avrebbe dovuto prendere 20 giornate di squalifica. I tifosi, ovviamente, si accodano. Vicky Mantegazza, da presidente navigata qual è, ha capito che potrebbe essere pericoloso. Far finta di niente non si può, perché perdere una finale per errori arbitrali dispiace, e così ha promesso che, a stagione finita, si farà sentire nelle sedi opportune, per rimarcare le ingiustizie subite. Ora è tempo, ammonisce, di pensare solo al ghiaccio, all'impresa. E invita i tifosi a evitare la guerra, sintomo che anche a lei non è piaciuto il lancio di oggetti di gara 3. Il sostenitore vive di emozioni, e la rabbia è una di essi, ma con le sue parole Mantegazza chiede una prova di maturità al pubblico. Il Lugano, oggi più che mai, ha bisogno di un tifo incessante, che sappia trascinare alla vittoria, magari capace di non scoraggiarsi se nel corso della partita vi sarà un momento difficile. La stessa maturità che si domanda ai giocatori sul ghiaccio, allo staff tecnico, un salto ancora in più rispetto a quanto visto. È bene tener presente che la finale non è, sinora, stata decisa solo dagli arbitri. Ci sono i contenuti tecnici, di altissimo livello, la tensione agonistica, il gioco. Conacher, uomo di punta del Berna, ha detto che secondo lui la sua squadra ha saputo trovare più energia nei momenti decisivi. Interessanti le sue parole al Corriere del Ticino: dice di sentire la stanchezza dei bianconeri, perché «disponiamo di quattro linee capaci di fare la differenza, di mettere pressione, di impegnare il portiere. Il Lugano è una gran bella squadra, ma utilizza i suoi giocatori migliori molto più di quanto facciamo noi. Nessuno può dare il meglio di sé ad ogni cambio giocando così tanti minuti». Questa sera, la chiave per battere il Berna e ovviare a una stanchezza che è oggettiva e comprensibile, possono essere gli uomini di esperienza, come Sannitz, Vauclair, Chiesa e i giovani rappresentativi come Bertaggia: tutti devono mettere qualcosa in più sul ghiaccio, gettare il cuore oltre la stanchezza, caricarsi la squadra sulle spalle e pattinare per tutti, mettendo gli stranieri e Brunner in condizione di segnare senza farli stancare troppo. I fuoriclasse da soli non possono farcela, ma supportati dagli altri nulla è impossibile. I bianconeri devono essere una squadra, oggi più che mai. Per la stanchezza, per gli arbitri, ci sarà tempo dopo.
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