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Cronaca
15.02.2016 - 12:100
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

«Non c'è un italofono ai vertici delle dogane. E ci prendono a schiaffi»

AITI protesta contro un'eventuale chiusura dei valichi commerciali e chiede l'intervento della politica ticinese

BELLINZONA - AITI alza la voce: se si chiudono i valichi doganali commerciali in Tiicno, a pagare sarebbero molte ditte attive nel nostro Cantone. È la goccia che fa traboccare il vaso di una gestione delle dogane a livello federale poco attenta al Ticino, che non è rappresentato ai vertici. La chiusura rientrerebbe in un piano di risparmio della Confederazione, nel programma di stabilizzazione 2017-19 e sarà probabilmente approvato dalle Camere federali in marzo. «Le dogane commerciali sono un elemento essenziale per le imprese esportatrici e la possibile chiusura di valichi doganali è tale da arrecare un danno a molte imprese attive nell’economia ticinese, che sarebbero costrette a svolgere le operazioni doganali altrove e più lontano dalle proprie sedi, con costi aggiuntivi considerevoli. Ciò è ancor più grave in una situazione congiunturale molto difficile e peggiorare le condizioni quadro delle imprese appare fatto incomprensibile». I valichi che chiuderebbero sarebbero 12, di cui almeno uno in Ticino. L'Associazione Industrie Ticinesi chiede dunque l'intervento compatto della deputazione ticinese alle Camere federali, in particolare attivandosi in particolare nei proprio gruppi parlamentari, e del Consiglio di Stato. Non sarebbe la prima volta che AITI e altre organizzazioni economiche intervengono presso l'Amministrazione federale delle dogane, col supporto della politica ticinese: ci si era battuti per la riduzione del personale del servizio civile delle dogane in Ticino. «Ricordiamo a questo proposito che già nel periodo 2004-2008 erano stati soppressi 37 posti di lavoro in Ticino e ulteriori tagli sono stati effettuati negli anni successivi. Questa situazione appare in stridente contrasto con la costante crescita negli anni dei compiti e dei controlli che le dogane commerciali devono effettuare nell’ambito del mandato di prestazione della Confederazione». A seguito di tutto ciò, «su un piano generale l’AITI non può fare a meno di rimarcare che da parecchi anni a questa parte è completamente assente un italofono ai vertici della direzione generale delle dogane a Berna, oggi composta da soli funzionari svizzero tedeschi. Ci domandiamo se questa situazione permetta alle dogane svizzere di considerare pienamente le prerogative del Ticino e della sua economia, particolarmente nei momenti di ristrutturazioni e risparmi. La dogana commerciale, a torto, sembra essere considerata il “parente povero” della dogana svizzera, ma essa svolge una funzione essenziale per le imprese soprattutto esportatrici». AlpTransit e i suoi festeggiamenti, le dogane, e non solo: sono numerosi i temi, in questo periodo, su cui il Ticino chiede maggior considerazione da Berna e parla senza mezzi termini di schiaffi.
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