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Cronaca
03.03.2016 - 11:350
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

«Tre giorni per smascherarvi, non vi crede più nessuno!». Regazzi si difende

Il postulato votato dal Nazionale scatena i commenti dei politici su Facebook: Romano sottolinea che si chiede solo un rapporto, Cassis, Merlini, Quadri e Pantani tacciono

BERNA - Una delle votazioni più sentite degli ultimi anni non potevano non lasciare strascichi emotivi nella popolazione. Il postulato approvato ieri dal Consiglio nazionale, volto a chiedere se e come è possibile cambiare l'obiettivo di un massimo di 650 mila TIR fissato dalla legge, e approvato per un solo voto ha suscitato un'ondata di indignazione. Molti avevano votato favorevolmente al risanamento del tunnel del San Gottardo fidandosi delle rassicurazioni dei promotori che non sarebbe aumentato il carico: ed ora? L'Iniziativa delle Alpi è disattesa? Su Facebook, come prevedibile, divampa la polemica. Il deputato socialista Henrik Bang, scimmiottando il linguaggio del Mattino, ha postato uno scandalizzato «dignità del popolo ticinese denigrata e svenduta a Berna dove dopo soli 3 giorni dal voto sul raddoppio del Gottardo, Chiesa, Quadri, Pantani, Merlini e Cassis non votano contro la richiesta di aumento del numero di camion permessi in transito al Gottardo annualmente. Uella che schifezza, imbroglio, malafede a tutte le promesse fatte solo qualche settimana fa. Fiero di aver votato no». Gli fa eco la collega di partito Lisia Bosia Mirra, che se la prende con la retorica dei favorevoli. «Il popolo ha votato a favore del raddoppio del Gottardo, il Nazionale l'aumento del numero di camion. Vedo gli squali del cemento brindare a champagne. Popolo bue, voglio vedere con che faccia spiegherete ai vostri figli che avete svenduto il Ticino e i loro polmoni a quattro filistei che vi hanno fatti scemi con la retorica della sicurezza. Bravi, proprio bravi. Complimentoni».Fabio Regazzi, tirato in ballo nei commenti, non si è risparmiato e ha precisato di aver votato no, come Romano e tutto il PPD, e di poter rispondere solo della sua opinione. «Vedo che si continua con i processi alle intenzioni... . Durante e dopo la campagna ho detto e ripetuto che la politica di trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia (quella giusta però, ovvero da frontiera a frontiera!) deve essere portata avanti. Da qui il mio voto negativo che a mio avviso è coerente con quello che ho detto ma anche fatto (vedi sostegno al corridoio 4 metri ad es.)», ha aggiunto. Contrario all'insurrezione del web anche Marco Romano. «Ho votato contro, chiaramente e convinto, ma si spara subito a destra e a manca ad alzo zero! Comunque, attenzione, leggete di cosa si tratta e contestualizzate. Un postulato chiede un rapporto, nessuna modifica di legge. Mi pare veramente che si giunga sempre all'iperbole in Ticino, che si esasperi emotivamente tutto», ha annotato. Contesta la tempistica del voto al Nazionale anche il liberale Alex Farinelli. «Personalmente non condivido la decisione di ieri del Nazionale (anche se è solo una richiesta di approfondimento) che ha tutta l'aria di una presa in giro agli elettori che si sono appena espressi. Mi sono battuto per il raddoppio del Gottardo e non ha cambiato idea. I camion, in transito, dovranno per quanto possibile essere trasferiti sulla ferrovia: è una questione di logica non di partito. La politica dei trasporti non è in discussione. Ma non si può uscirsene con queste proposte a 3 giorni da un voto che sappiamo è andato ben oltre il tema del Gottardo». «Purtroppo è stata proposta e votata dal tuo gruppo a Berna! Comunque si tratta per ora di uno studio, non sarebbe male che quando invece usciranno proposte concrete su eventuali aumenti i tuoi siano più attenti a mantenere le promesse!», ha subito ribadito, nei commenti, il deputato PPD Lorenzo Jelmini. Furibondi, ovviamente, i Verdi, che in un comunicato hanno fatto notare la complicità nel voto dei deputati ticinesi. «Sono bastati tre giorni per smascherare i sostenitori del raddoppio del San Gottardo e far luce sulle loro vere intenzioni: sabotare la politica di trasferimento del traffico pesante dalla strada alla ferrovia e svuotare di senso l'articolo costituzionale sulla protezione della Alpi», si legge nel testo. «Alle tante belle dichiarazioni della campagna di votazione ormai non crede più nessuno. Adesso le autorità devono assumersi le loro responsabilità e dimostrare alla popolazione che non hanno mentito dicendo concretamente come intendono attuare il trasferimento del traffico merci e rispettare la protezione delle Alpi». Arrabbiatissima Greta Gysin, che su Facebook ha scritto: «Tre giorni dopo il voto sul raddoppio il consiglio nazionale vuole annacquare gli obbiettivi del trasferimento. Tre giorni! Tre giorni per dimenticare le promesse e le rassicurazioni. Chiesa ha votato di sì. Cassis, Merlini, Quadri e Pantani si sono astenuti. Con la decisione presa con un solo voto di scarto ognuno di loro avrebbe potuto fare la differenza. Tre giorni per confermare che avevamo ragione a preoccuparci, che non siamo né "esaltati" né "fanatici", ma fin troppo realisti. Tre giorni, ca**o. Siete davvero senza vergogna». E i deputati ticinesi "colpevoli"? A parte Regazzi, che come detto ha preso posizione nei commenti a un post, le bacheche di Pantani, Cassis, Quadri e Merlini tacciono. Marina Carobbio, convinta oppositrice, si è limitata a scrivere la notizia, senza commenti, aggiungendo solo «nonostante tutto quanto sostenuto dai fautori del secondo tunnel e le promesse fatte».Fiorenzo Dadò, lodando la coerenza dei compagni di partito, si chiede amaramente «poi qualcuno si meraviglia ancora se la credibilità della politica sta scendendo vertiginosamente sotto a zero?».
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