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Cronaca
07.10.2016 - 16:000
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Romano provoca, «switzerduch lingua nazionale»

Il Consigliere Nazionale PPD se la prende coi Cantoni svizzero tedeschi. «Non rispettano il plurilinguismo, potrei fare quella proposta in modo provocatorio L'italiano è una battaglia da contestualizzare»

MENDRISIO - Due lingue nazionali da insegnare obbligatoriamente durante le scuole elementari, con l'opzione di una terza, che è quasi sempre l'italiano. I Cantoni dovrebbero occuparsi autonomamente della questione, ma se non vi riuscissero, toccherebbe alla Confederazione intervenire. La presa di posizione del Governo ticinese sulla modifica della Legge sulle lingue nazionali e la comprensione tra le comunità linguistiche rispecchia quella di Marco Romano, Consigliere Nazionale PPD, da sempre attento al tema del pluringluismo. «Fondamentalmente sono contento che la Confederazione prenda atto che soprattutto nei Cantoni della Svizzera tedesca vi è una tendenza molto pericolosa per quanto riguarda il plurilinguismo. Molti Cantoni hanno già abbandonato da decenni l'italiano, ora vogliono farlo anche con il francese, affermando che bastano tedesco, anche se dovrebbero mettersi d'accordo se intendono tedesco o svizzero tedesco, e inglese. Nel nostro paese, dobbiamo sempre tenere conto che l'insegnamento è una questione cantonale, ma di fronte a così tanti Cantoni che agiscono in modo egoistico e poco rispetto del plurilinguismo, siamo vicini a una situazione inaccettabile. Non può esistere che i giovani non conoscano almeno due lingue nazionali, anche se l'italiano rimarrà a margine. Quando accade anche col francese, è grave», ci ha detto.Che conseguenze potrebbe avere?«Non scordiamo che in alcuni paesi in cui la questione linguistica è stata sottovalutata si è arrivati a vere guerre, a scontri, di lingua con forti movimenti di disaggregazione. Penso alla questione belga o al Canada, che per lungo tempo hanno sottovalutato le lingue, dividendo il paese. In Svizzera non siamo a questi punti ma se la Confederazione non fa attenzione si rischiano grossi problemi».Il Ticino è isolato dal resto della Svizzera in tema linguistico, concorda?«Il Ticino è isolato ma dimostra che la tesi svizzero tedesca secondo cui troppe lingue causerebbero confusione nella testa dei giovani non è corretta. Non credo che noi ticinesi abbiamo un QI superiore alla media svizzera, dunque se riusciamo ad avere basi di tedesco e di francese, seppur differenziate a seconda di che studi si compiono, per cui mi chiedo che differenza ci sia rispetto a Zurigo o Turgovia, dove ci si focalizza sull'inglese come seconda lingua. Provocatoriamente dico che se si continua così farò la proposta formale, di togliere il tedesco e di introdurre lo svizzero tedesco, in modo da avere la nostra lingua nazionale, ovvero lo switzerduch. Per loro già il tedesco è una lingua straniera».La Confederazione come deve agire?«Ho sempre difeso il fatto che sono i Cantoni a doversi organizzare mentre la Confederazione non deve mettere le mani nell'insegnamento, ma di fronte a una situazione di totale irresponsabilità verso il plurilinguismo, mi dispiace ma, cari Cantoni, Berna deve fare qualcosa». Quella dell'italiano è comunque una battaglia persa?«Non è una battaglia persa ma va contestualizzata. L'italiano è la terza lingua nazionale, la terza che viene insegnata ai giovani, è sempre stato così e bisogna continuare a insistere affinché continui a essere proposto».Oltre alla provocazione, pensa di agire in qualche modo se il plurilinguismo non verrà rispettato dalle scuole?«Prima o poi come Parlamento andremmo a stabilire nella legge che cosa possono e che cosa non possono fare i Cantoni. I Cantoni non possono esigere rispetto di fronte al non rispetto che mostrano verso il tema».
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