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23.11.2016 - 15:500
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Il PPD attacca l'UDC, «basta vivere di proclami!» Marchesi e Chiesa puntano sui Swisscoy

Polemica attorno al dietrofront di Maurer sul bisogno di aumentare gli effettivi delle Guardie di Confine. Galeazzi contro corrente, «formiamo dei reparti dell'Esercito in aiuto alle Guardie»

BELLINZONA - L'UDC fa dietrofront in merito all'aumento delle Guardie di confine è certamente l'argomento del giorno. A far cambiare idea al partito pare sia stato il Consigliere Federale Ueli Mauerer, spinto da motivi finanziari. I primi a reagire tramite i social sono stati i rappresentanti del PPD, su tutti il Consigliere Nazionale Marco Romano. «C’è chi fa …e chi vive di proclami per generare paure, aizzare il cittadino facendo credere che tutto è possibile, ma poi al momento buono si tira indietro! UDC tiras insema!!! Chiedere più mezzi con una mano, tagliare le risorse finanziarie con l’altra! E non solo su questo tema!», scrive su Facebook. A suo avviso, il corpo delle Guardie di Confine va assolutamente rinforzato. «Questa volontà è stata più volte ribadita dal Parlamento (ad es. mia mozione 12.3071 approvata da entrambe le Camere nel 2013) e dal Consiglio federale in varie prese di posizione. Ora l’UDC vuole bloccare il progetto, malgrado la cronica carenza di personale e la necessità di più controlli soprattutto in ambito migratorio. La pressione è alta anche in queste settimane, l’esercito non può sostituire le Guardie, il lavoro al Confine presuppone una formazione specifica». La prossima settimana, in occasione della sessione delle Camere federali, Romano desidera porre delle domande a Maurer. «Si tratta di proclami partitici o di un reale cambiamento di indirizzo politico del capo del DFF? E’ serio e coerente promettere aumenti e poi al momento deciso invertire rotta? Promettere e vincere le elezioni…fare concretamente e non ricevere sostegno per luoghi comuni superati e stereotipati…il dilemma della politica moderna…». In ambito ticinese, gli ha immediatamente dato ragione il granconsigliere Giorgio Fonio, che posta un duro attacco. «Vogliono costruire il muro alla frontiera di Chiasso (!!!) e poi candidamente (i rappresentanti del gruppo UDC alle camere) dichiarano di "rinunciare a sostenere un nuovo rafforzamento del corpo delle Guardie di confine"... Torno a dirlo sapendo che i populisti si scateneranno: non abbiamo bisogno di proclami ma di fatti! Basta prendere in giro la gente...". In casa UDC, il presidente della sezione ticinese Piero Marchesi ritiene che ci sia una soluzione per rafforzare i controlli senza spendere. «Più effettivi al controllo delle frontiere? Si certamente, ma impiegando le risorse che oggi sono stanziate all'estero con i Swisscoy. Una proposta alternativa intelligente che permette di ottenere l'obiettivo sicurezza senza spendere 1 CHF supplementare», ha infatti postato. Anche Marco Chiesa, interpellato da liberatv.ch, vedrebbe nel ritorno in patria del contingente Swisscoy stanziato in Kossovo una buona idea, fermo restando che ritiene le frontiere più importanti delle finanze, non condividendo dunque la linea del partito nazionale. Per quanto riguarda i Swisscoy, ha inviato in redazione una copia dell'atto parlamentare volto al loro ritorno in Svizzera, che depositerà nella prossima sezione delle Camere federali. «Il Consiglio federale è incaricato di mettere termine alla missione Swisscoy in Kossovo e di attribuire gli effettivi alle differenti regioni di competenza delle Guardie di Confine con lo scopo di coadiuvarle dando supporto pratico in tutti gli ambi logistici necessari. Nell'estate del 2014 le Camere federali hanno approvato la continuazione dell'impiego della missione Swisscoy in Kosovo fino alla fine del 2017. Il Consiglio federale intende pertanto prendere una decisione in merito entro l'inizio di dicembre 2016 e, in caso di proseguimento dell'impiego, di sottoporre alle Camere un relativo messaggio che possa essere trattato nella sessione primaverile ed estiva del 2017. Nel caso in cui si decidesse di terminare l'impiego non sarebbe più necessario elaborare un messaggio. Auspicando la fine della missione Swisscoy in Kosovo, che comporta attualmente un impegno finanziario di circa 44 milioni di franchi all’anno, gli effettivi, circa 200 persone, oggi dislocati fuori dalla Svizzera potrebbero essere impiegati per coadiuvare il lavoro delle guardie di confine. In una situazione particolarmente tesa, come quella vissuta negli ultimi mesi, vedi anni, in particolar modo al confine sud della Svizzera, dei professionisti attivi nel contingente Swisscoy potrebbero assicurare un sostegno logistico concreto al corpo delle guardie di confine, specialista nel complesso ambito doganale, migratorio e di lotta alla criminalità transfrontaliera. Questa soluzione permetterebbe inoltre di non gravare ulteriormente i costi della Confederazione garantendo tuttavia un servizio competente e professionale alla popolazione svizzera. Al di là del Canton Ticino, dove si è palesata un’esigenza oltremodo acuta, il contingente permetterebbe di assicurare tutto l’apparato logistico che ruota attorno all’attività delle Guardie di Confine senza continuamente dover erodere gli effettivi delle altre regioni per dare supporto alle Guardie ticinesi o di altri Cantoni, provocando in tal modo costi di spostamento supplementari e indebolendo le Regioni che inviano i rinforzi». Una voce fuori dal coro rispetto alla posizione nazionale e parzialmente a quella dei colleghi cantonali è quella del deputato Tiziano Galeazzi (che è anche tenente colonnello dell'esercito, un tema dunque a lui caro), che scrive di faticare a capire il dietrofront e di concordare con Chiesa sull'importanza della protezione delle frontiere. «Piuttosto dovremmo evitare di regalare 11 miliardi di franchi ai Paesi in via di sviluppo. Andrebbero ridotti e cosi avremmo più soldi per le nostra popolazione(stato sociale, formazione rilancio economico) e sicuramente anche per la nostra protezione». In merito ai Swisscoy, «non mi sento di appoggiare questa idea di Chiesa. La Swisscoy non è una spedizione qualunque. Oltre ai molteplici compiti, ha anche un ruolo di "osservatrice" dell'evoluzione negli eventi geopolitici in una zona (Balcani) molto "calda" ed esplosiva. Per la Svizzera è molto importante anche dal profilo della sicurezza nazionale fuori dai nostri confini di Stato. Sappiamo che in quelle zone vi sono traffici di armi, droga, tratte di esseri umani e la presenza dell'ISIS. Per noi Swisscoy signifca anche "antenna esplorativa"». In alternativa, «formerei reparti dell'Esercito per supportare le nostre Guardie di confine, oppure aumentarle direttamente, come già discusso tempo fa».
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