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Cronaca
13.12.2016 - 18:300
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

9 febbraio: «una ferita, un tradimento, uno sgarbo all'UDC, una legge inutile». Il Ticino è scontento

La legge di applicazione è pronta per i voti finali. Chiesa: «se socialisti, liberali e verdi parleranno di disoccupazione, potremmo rider loro in faccia». Romano: «un esercizio inutile e irrispettoso del volere popolare»

BERNA - Dopo infinite discussioni, la legge di applicazione dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa votata il 9 febbraio 2014 diverrà realtà: mancano i voti definitivi, ma appaiono una formalità. Verrà dunque adottato il cosiddetto modello Müller, che obbliga le aziende a convocare necessariamente, quando la disoccupazione nel settore in cui operano sale al di sopra di una determinata soglia, persone iscritte agli URC. Non esattamente ciò che il popolo aveva votato, di sicuro non quello che i vari partiti si aspettavano. Infatti, quasi tutti sono scontenti. Rimanendo al Ticino, su Facebook esprime la sua contrarietà anche il Consigliere di Stato Paolo Beltraminelli, che rimpiange la soluzione portata dal Ticino, più precisamente dal collega Vitta e dal professor Ambühl. «Neppure la preferenza indigena hanno lasciato, non si è voluto trovare una soluzione mediata, il parlamento ha voluto decidere in modo centralista senza ascoltare popolo e Cantoni, malgrado gli sforzi del Ticino che aveva convinto i cantoni con la sua proposta federalista e attenta alle realtà economiche regionali. Un'occasione persa». Scontenti, e non poteva essere altrimenti, gli iniziativisti di "Prima i nostri" (sostanzialmente, l'UDC). L'accusa rivolta ai Consiglieri Nazionali ticinesi è di aver voluto a tutti i costi votare contro l'idea democentrista. «Anche stavolta, pur di fargliela al l'UDC, i rappresentanti ticinesi hanno tradito la costituzione e il popolo. Anzi peggio, sono riuscito nell'impresa di trasformare la preferenza agli svizzeri in una preferenza agli stranieri. D'ora in poi ai colloqui di lavoro verranno infatti chiamati obbligatoriamente i frontalieri e gli europei in cerca di lavoro iscritti all'ufficio di collocamento. La prossima volta che vi parleranno di disoccupazione, assistenza, sottoccupazione, dumping, sostituzione della manodopera, potete tranquillamente rider loro in faccia». Fra i più amareggiati c'è Marco Chiesa, rappresentante UDC che si è battuto per un'applicazione più rigorosa di quanto votato. «Il 9 febbraio a Berna è pronto per il voto finale. Dei contingenti, dei tetti massimi e della preferenza indigena (svizzeri e residenti), iscritti per volere popolare nell'articolo costituzionale 121a, non v'è neppure l'ombra nella nostra nuova legge sugli stranieri. In caso di un tasso di disoccupazione superiore alla media, si potranno prendere delle misure limitate nel tempo volte a favorire le persone iscritte agli uffici di collocamento. Agli uffici di collocamento possono iscriversi tutti: svizzeri, residenti, frontalieri e cittadini UE in cerca di lavoro. UNIA non mancherà di certo di consigliare al meglio i suoi clienti. La nuova legge, fortemente voluta e sostenuta dal Partito socialista, dal Partito liberale radicale e dai Verdi, in spregio alla Costituzione federale, non solo non tutelerà i lavoratori indigeni ma darà l'opportunità a tutti gli iscritti, stranieri compresi dunque, di essere convocati a un colloquio di lavoro nel nostro Paese, contrariamente a quanto proposto dall'UDC. Il Partito liberale radicale ha sacrificato la difesa dei lavoratori svizzeri sull'altare dell'economia, mentre il Partito socialista, da parte sua, non si preoccupa più dei lavoratori del nostro Paese da moltissimo tempo; ma questo non è un fatto nuovo basti pensare alla sua smania di aderire all'Unione europea. La prossima volta che sentirò di persona, o che voi sentirete, un rappresentante del Partito socialista e dei Verdi parlare di disoccupazione, dumping salariale e sottoccupazione, in Ticino come in Svizzera, vi assicuro, dopo aver ascoltato il dibattito odierno alle Camere federali, che sono, e siete, legittimati a ridergli in faccia», è il suo lungo e scoraggiato post. Non è soddisfatto, anzi, nemmeno il PPD. Marco Romano è stato spesso protagonista del dibattito, e nell'ultimo si è espresso così: «Le proposte di minoranza PPD vogliono completare e rendere la Legge più attinente alla realtà. In maniera arrogante e senza validi motivi l'alleanza precostituita PS-PLR respinge tutto. Il costrutto della maggioranza è vuoto e inefficace. Nella Legge occorre citare i problemi reali quali la pressione sui salari, le distorsioni regionali nel mercato del lavoro, l'effetto di sostituzione e la necessità di aiutare prioritariamente i cittadini in disoccupazione o al beneficio di prestazioni assistenziali. Tutto compatibile con la libera circolazione. Niente da fare, anche questa proposte del PPD sono neglette. È sempre più evidente che la maggioranza desidera una Legge che non diventi mai realtà. Un esercizio inutile e irrispettoso del voto popolare». Durissimo Boris Bignasca, che con la sua Lega aveva sostenuto in Ticino il sì all'iniziativa sull'immigrazione di massa. «L'applicazione extra light del 9 febbraio voluta dal consiglio federale è una ferita insanabile alla democrazia diretta svizzera. Chi ne è colpevole dovrà rispondere alla storia di questa ferita che colpisce la più longeva ed efficace democrazia del mondo. Abbiamo tradito gli ideali dei padri fondatori e degli eroi che hanno combattuto per difendere questo paese da ogni ingerenza esterna. Per quieto vivere abbiamo promosso i vigliacchi, rinnegato gli ideali e accettato il tradimento».
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