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Cronaca
02.02.2017 - 12:460
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Il PPD si schiera col referendum sul 9 febbraio. «Ci auguriamo che altri partiti facciano lo stesso. Il popolo deve dire la sua»

I popolari democratici, a sorpresa, sostengono il referendum per andare al voto sulla legge di applicazione del 9 febbraio, e sono pronti a presentare al Gran Consiglio una domanda di referendum dei Cantoni

BELLINZONA - Clamoroso! In modo del tutto inatteso, Nenad Stojanovic, nella sua raccolta di firme per mandare il popolo a votare sulla legge di applicazione del 9 febbraio, trova un alleato. Il PPD ha infatti comunicato, nel corso di una conferenza stampa di questa mattina, la sua volontà ad aderire al referendum, «si attiverà nella raccolta delle firme, invitando tutti i Partiti ticinesi a fare altrettanto in ossequio alla volontà popolare». Non solo, «il Gruppo PPD in Gran Consiglio presenterà alla sessione di febbraio una domanda di referendum dei Cantoni (8 Cantoni possono chiedere che una legge federale sia sottoposta a voto popolare) e, in caso di voto positivo del Gran Consiglio, chiederà all’Ufficio presidenziale e al Consiglio di Stato di attivarsi presso gli altri Cantoni – in particolare quelli che hanno votato a favore dell’art. 121a – affinché sia raggiunto il quorum dei Cantoni necessario per il referendum». Che la legge d'applicazione, raggiunta dopo innumerevoli discussioni, non piaccia al PPD non è una novità, anche se il Gruppo alla fine si era astenuto dalle votazioni finali. «L’unica norma sostanziale è costituita dal nuovo articolo 21a LStr, che prevede – a certe condizioni (tasso di disoccupazione superiore alla media), ma con diverse eccezioni – un obbligo di annunciare i posti vacanti agli uffici di collocamento e l’obbligo di convocare i disoccupati a un colloquio di assunzione. Nella modifica di legge non sono invece previsti né dei contingenti, né dei tetti massimi e neppure è previsto il principio di preferenza agli Svizzeri. Il PPD e il Gruppo in Parlamento sono convinti che questa modifica di legge – che potrebbe oltretutto creare un inefficiente mostro burocratico – non rispecchi in nessun modo il contenuto e lo spirito dell’art. 121a e non sia quindi rispettosa della volontà popolare espressa il 9 febbraio 2014», si ricorda infatti. Il Ticino, fa notare il PPD, è stato uno dei Cantoni determinanti nella votazione del 9 febbraio, contribuendo in modo massiccio al sì. E ritiene che «al di là delle opinioni di ciascuno sull’art. 121a il PPD è convinto che la democrazia diretta su cui si fonda la Svizzera possa essere preservata solo se la volontà popolare è concretamente rispettata e applicata». Dunque, ecco il sostegno, con raccolta firme, a Stojanovic, e la domanda di referendum dei Cantoni. Se la raccolta di adesioni di Stojanovic sinora non aveva ottenuto grandissimi risultati, questa potrebbe essere una svolta: lo stesso esponente socialista si augura che altri partiti seguano l'esempio del PPD.
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