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13.08.2017 - 18:440
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Il Ticino al Marché-Concours. Schnellmann, "il Giura ribelle come noi". Marchesi, "non vivono i nostri problemi"

I due politici erano fra le quasi 50mila persone presenti a Saignelégier. Il liberale, "recuperiamo il lato più rurale della Svizzera dei nostri antenati". Il democentrista, "il senso di appartenenza alla Svizzera è uguale in tutto il paese" GUARDA LE FOTO

SAIGNALIEGER – La Svizzera radunata nel Canton Giura, dove per due giorni, come ci sottolinea scherzosamente Piero Marchesi, non ha piovuto. Le stime ufficiali parlano di 45mila persone, c’è chi ritiene che siano state anche di più ad accorrere al tradizionale Marché-Concours, il più grande evento elvetico dedicato agli appassionati del mondo equino. Il Ticino, oltretutto, era ospite d’onore e ha deliziato gli spettatori con le sue specialità gastronomiche oltre che mettere in scena uno spettacolo molto apprezzato.

Fra le molte persone accorse, erano presenti alcuni politici. Fabio Schnellmann, deputato PLR e Piero Marchesi, presidente dell’UDC, ci raccontano il loro fine settimana: un’esperienza da ripetere, per entrambi!

“Come cantone ospite il Ticino ha fatto la sua rappresentazione imperniata sul massiccio del Gottardo, sul Ponte del Diavolo sulla gola della Goeschenen, che è stato molto bello”, spiega Schnellmann, colpito dai cavalli che hanno sfilato stamattina. “E c’erano molti ticinesi, dai volontari locarnesi ai canterini della Valcolla fino a diverse associazioni del Cantone".

Per quanto concerne il lato “ticinese”, ci riassume Marchesi: “sabato sera c’è stato il concerto della Civica Filarmonica di Bellinzona e il coro della Polizia, oggi invece in particolare abbiamo assistito alla presentazione del Cantone, con due spettacoli, uno mattutino e uno pomeridiano, con il coinvolgimento di diverse associazioni cantonali. Il primo spettacolo, di circa mezz’ora, è stato musicale, con delle figure e col cavallo protagonista, dove è stato spiegato il Ticino dei tempi e quello moderno, col nuovo collegamento dell’AlpTransit, ovviamente sempre col cavallo in primo piano. È servito per legare i due Cantoni!”.

Esperienza positiva anche per il democentrista, dunque. “È stata una bellissima festa, una vera tradizione. C’era un numero incredibile di cavalli, li stimo in più di 600. In fondo, serve per la vendita di essi e per promuovere la razza equina del Franche Montaigne, l’unica tipicamente svizzera e farla conoscere anche ai molti cittadini stranieri che erano presenti. Sono dei cavalli fondamentalmente da lavoro, molto robusti e resistenti. Inoltre c’erano molti eventi collaterali, penso alla corsa senza sella, quella con le carrozze, con le bighe, varie figure, scene di volteggio. E mi è piaciuto anche l’aspetto ludico legato alla festa, la possibilità di incontrarsi fra gente di cantoni diversi”.

“Ho avuto un’ottima impressione”, prosegue il deputato liberale. “È forse la festa di tradizione più sentita in tutta la Svizzera, dopo la Lotta svizzera. Non è facile vedere così tanta gente assieme, felice e gioiosa”, è entusiasta. “Mi dicono che i ticinesi sono sempre ben rappresentati, nella misura del 20% del totale. Saignalieger è un paese rurale, di contadini e di cavalli”.

A suo avviso, si può vedere, in manifestazioni del genere, “il lato rurale, i contadini, l’agricoltura. La Svizzera vera, insomma, un lato che stiamo purtroppo dimenticando. Voglio esortare tutti a riscoprire questa parte agricola e agraria, quella dei nostri antenati, da dove è nato il nostro paese. E il Ticino assomiglia al Giura, lo vedo un cantone ribelle nei confronti della Svizzera, che vorrebbe isolarsi ma non lo vuole fino in fondo, e credo sia per quello che c’è un feeling naturale coi giurassiani. Abbiamo lo stesso pensiero all’interno della Svizzera”.

Su quest’ultimo punto dissente Marchesi. “Sono un cantone agli antipodi al Ticino, non come cultura e mentalità, ma soprattutto come economia. Il Giura si basa infatti molto sull’agricoltura, sull’allevamento dei cavalli in particolare, non hanno molta industria, soprattutto quella orologiera. Non vivono certamente i nostri problemi, me ne rendo conto se parlo dei frontalieri o del lavoro del mercato da noi. Non si rendono conto delle problematiche, pur essendo vicini alla Francia non hanno a pochi chilometri un grosso polo o una regione che sta vivendo una crisi come la Lombardia o il Piemonte. E lo vediamo anche a livello di votazioni, votano in modo contrario a noi perché non vivono certi temi come noi. Ancora di recente ho parlato col presidente dell’Udc del Giura, e c’è fatica a far passare i temi nazionali perché non sono ancora sentiti. È brutto da dire, ma la popolazione dovrà rendersi conto dei contro dell’immigrazione scriteriata per cominciare a dire no come si fa in Ticino”.

Eventi simili servono a conoscersi? “Prima di tutto sono utili perché la Svizzera è variegata, abbiamo culture e lingue differenti, ma l’appartenenza alla patria è vissuta e riconosciuta da tutti allo stesso modo. Se ciascuno vive la Nazione in modo diverso il senso di appartenenza c’è e permette quando ci si trova fra un ticinese, un giurassiano e un vallesano, o anche uno svizzero tedesco, vediamo un denominatore comune”.

E visto che si è toccata la politica, chiediamo se si è parlato anche della successione di Didierk Burkhalter… “Ignazio Cassis era presente ieri sera, oggi ho visto Pierre Maudet. Si è parlato del fatto che il Ticino rivendica un Consigliere Federale, tutti riconoscono questo diritto. Poi ovviamente se il popolo lo riconosce, e lo fanno anche i deputati, non è detto che essi voteranno di conseguenze: vedremo se sono parole di circostanza!”.
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