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04.04.2016 - 17:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Il Parco del Locarnese, una grande opportunità

di Kevin Pidò, Candidato di MontagnaViva al Municipio e CC di Locarno

Come candidato di Montagna Viva, sostengo Il progetto Parco Nazionale del Locarnese, vista la sua importanza storica e turistica. Il Parco si trova nel “selvaggio sud” della Svizzera, laddove la placca africana si scontra con quella europea. È una regione caratterizzata da estremi: terreno frastagliato con gole profonde, fiumi impetuosi e coperto da una fittissima foresta che ricorda una foresta. In passato la regione era densamente popolata, ma su terreni impervi come questi l’agricoltura bastava tutt’al più per la sussistenza e la fame era sempre in agguato. A crescere veramente bene sulle pendici sassose, erano solo i castagni, i cui frutti rappresentavano per molti l’alimento principale. In altitudine, dove il castagno non cresce più, si coltivava invece la segale e, a partire dall’inizio dell’ottocento, anche la patata. L’unica industria di rilievo della regione fu quella della paglia. Infatti fra il 16° e il 19° secolo gli eleganti cappelli di paglia intrecciati dalle donne di questa valle fecero furore fra le signore benestanti delle grandi città europee e la fortuna di abili commercianti i cui grandi palazzi si possono ammirare ancora oggi nella valle. Di fatto già dalla fine del 16o era sovrappopolata e molte famiglie povere delle Centovalli si vedevano costrette a mandare i loro bambini nelle grandi città della vicina Italia dove lavoravano come spazzacamini. Altri giovani della regione partivano ala volta dell’Italia, della Francia, della Germania e delle Fiandre per cercar fortuna come muratori, stuccatori, imbianchini o facchini. Nel 19o secolo le mete degli emigranti si spostarono oltre oceano, verso l’America del nord e verso l’Australia e nel corso del 20o secolo gran parte delle superfici coltivate furono definitivamente abbandonate e riconquistate poco a poco dalla natura. Le innumerevoli vestigia della rigogliosa cultura alpina d’un tempo sono oggi immerse in una densa foresta. Si tratta d’imponenti terrazzamenti, di migliaia di rustici e di decine di villaggi intatti, quasi tutti elencati nell’inventario federale degli insediamenti svizzeri meritevoli di protezione (ISOS). Chi è alla ricerca d’avventura e di natura selvaggia li trova dunque per così dire davanti all’uscio di casa propria. Poche centinaia di metri sopra Ascona e Brissago comincia infatti la quasi impenetrabile foresta del Parco Nazionale del Locarnese.Il sentiero s’inerpica dalle rive del Lago Maggiore fin sulla vetta del Monte Ghiridone a quasi 2200 m s.l.m. Dall’altra parte del monte: una discesa mozzafiato nelle Centovalli fino alla gola della Melezza, una sorta di Gran Canyon in versione ridotta. Si prosegue poi su un’antica mulattiera in direzione della selvaggia valle Onsernone, definita dal settimanale tedesco „Der Spiegel“: „il più bel vicolo cieco della Svizzera”. Da non perdere poi due exclavi molto particolari del Parco Nazionale, ossia Linescio, con i suoi imponenti 25 km d terrazzamenti in muroa secco, che ricordano in un certo qual modo i molto più celebri terrazza mentinca di Macchu Picchu, e il villaggio in legno di Bosco Gurin, fondato nel 1244 da immigranti Walser di lingua tedesca provenienti da oltralpe.Kevin Pidò, Candidato di MontagnaViva al Municipio e Consiglio Comunale di Locarno
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