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24.06.2016 - 12:320
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Legge sulle imprese artigianali: facciamo chiarezza in fretta!

di Gina La Mantia e Henrik Bang, PS

Con il messaggio 6999 del 11 novembre 2014 il Consiglio di Stato si pronunciava positivamente sull’iniziativa parlamentare 5 novembre 2012 presentata nella forma elaborata da Paolo Pagnamenta e cofirmatari per una nuova Legge sull’esercizio della professione di imprenditore nel settore artigianale. L’iniziativa proponeva di adottare una nuova legge cantonale che assoggettasse tutti gli imprenditori del settore artigianale (falegnami, pittori, piastrellisti ecc.) ad un obbligo di iscrizione all’albo simile a quello in vigore per le imprese di costruzione, con l’obiettivo di aumentare il controllo dello Stato nel settore dell’artigianato e migliorare la qualità dei lavori e la prevenzione degli abusi. Nel messaggio il Governo ricordava che il quadro giuridico di riferimento per questa tematica è determinato principalmente dalla Legge federale sul mercato interno, che sancisce e disciplina in modo vincolante il principio del libero accesso al mercato e non ammette sostanzialmente alcuna limitazione alla concorrenza fondata esclusivamente su motivazioni economiche. Il Consiglio di Stato, pur rammentando che la normativa federale obbliga le autorità ad esaminare la proporzionalità delle eventuali restrizioni al principio del libero accesso al mercato tenendo conto dell’esperienza professionale acquisita dall’offerente nel luogo di origine a prescindere dall’esistenza di un certificato di capacità, affermava che entro questi limiti gli obiettivi dell’iniziativa e le proposte di regolamentazione in essa contenute apparivano pienamente condivisibili. Il 25 marzo 2015 il progetto di nuova Legge sulle imprese artigianali, denominata LIA, approdava in Gran Consiglio e veniva approvato a larghissima maggioranza. Nel suo intervento, il Consigliere di Stato Zali, in rappresentanza del Governo, affermava che “i motivi che inducono all'adozione della nuova legge sono noti a tutti. Il settore delle imprese artigianali, oltre a essere confrontato a una sempre crescente concorrenza interna, è anche uno dei settori maggiormente esposti agli effetti negativi degli Accordi bilaterali. Le misure previste dalla nuova legge per fronteggiare la situazione sono essenzialmente tre: la fissazione di requisiti professionali e personali per poter accedere all'esercizio di un'impresa artigianale; la creazione di un sistema di controllo preventivo di tali requisiti tramite l'iscrizione in un apposito albo; l'istituzione di un sistema sanzionatorio adeguato ed efficace in caso di abusi. Concretamente infatti ogni impresa artigianale per poter lavorare sul territorio cantonale dovrà farsi iscrivere all'albo e ogni committente potrà far capo soltanto a imprese iscritte”. Il Consigliere Zali ammetteva che l'obbligo può apparire un aggravio burocratico comportando inevitabilmente anche un aumento dell'attività di controllo dello Stato, ma relativizzava questo aspetto sostenendo trattarsi delle uniche misure che permettono di contrastare in maniera efficace entro i limiti del nostro ordinamento giuridico gli abusi nel settore, migliorando nel contempo la qualità dei lavori e la sicurezza dei lavoratori. Scaduto il termine di referendum la nuova legge è entrata in vigore, il regolamento di applicazione è stato adottato e la LIA non è stata contestata davanti al Tribunale federale. Nel corso del 2016 sorgono però le prime proteste contro la legge, dapprima per bocca delle autorità lombarde e italiane, poiché essa non sarebbe rispettosa dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone, e poi dalle organizzazioni economiche d’oltralpe, perché essa non sarebbe rispettosa della Legge federale sul mercato interno. L’impressione è che le rassicurazioni del Consiglio di Stato sulla tenuta giuridca della legge contenute nel messaggio e ribadite in Gran Consiglio stiano venendo meno, prospettando addirittura la possibilità che gli oneri da essa previsti finiscano per dover essere rispettate dai soli artigiani ticinesi, un’ipotesi che si configurerebbe come un vero e proprio boomerang per le nostre imprese. Che la situazione risulti confusa è poi confermato dal rinvio della data per l’iscrizione all’albo recentemente decisa dal Consiglio di Stato. A quanto sopra aggiungiamo che, da informazioni assunte da alcuni artigiani, l’onere burocratico per l’iscrizione appare piuttosto elevato e che l’organizzazione dell’albo starebbe pensando a degli esami per verificare l’esperienza degli artigiani privi dei titoli necessari ma attivi da tempo in Ticino. Tutto ciò considerato, nell’intento di chiarire la situazione giuridica effettiva e di evitare illusioni per gli artigiani ticinesi, si chiede al Consiglio di Stato quanto segue: 1. Esistono pareri giuridici del Governo o di altre autorità sulla sostenibilità della LIA? 2. Se sì, a che conclusioni arrivano? 3. Se no, perché non sono stati fatti fare questi approfondimenti? 4. Sono pendenti ricorsi sull’applicabilità della LIA? 5. Se sì, in che termini temporali saranno evasi e da quale autorità? 6. Se no, vi sono ricorsi annunciati da qualcuno? 7. Cosa succede dei soldi pagati dagli artigiani per l’iscrizione se l’albo previsto dalla LIA dovesse essere dichiarato illegale? Saranno restituiti? Da chi? 8. Cosa ne pensa il Governo della burocrazia per l’iscrizione al nuovo albo? 9. Cosa ne pensa il Governo degli esami per chi non ha i titoli corretti? Che valore hanno tali esami se paragonati a quelli previsti per ottenere i titoli professionali magari in età adulta? 10. Non ritiene il Consiglio di Stato di dover sospendere la LIA finché la sua tenuta giuridica non sia stata verificata?Gina La Mantia e Henrik Bang, PS
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