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05.02.2017 - 12:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Riforma III, confermati 20 milioni di perdita a Lugano

di Carlo Zoppi

Le piccole e medie aziende costituiscono il fondamento del tessuto economico locale. Il denaro che riescono a guadagnare attraverso prestazioni e la vendita di beni vengono riemessi in gran parte a livello locale, mantenendo la ricchezza ancorata al territorio . Le aziende multinazionali causa la finanziarizzazione dell’economia al contrario ridistribuiscono gli utili agli azionisti sotto forma di dividendi o trasferiscono i capitali all’estero. Lo schema è conosciuto: le grandi multinazionali promettono investimenti e occupazione in cambio di tassazioni agevolate, poi una volta stabilitesi spostano i profitti da una controllata all’altra per ridurre al minimo le imposte. Apple per esempio ha 300 miliardi di dollari parcheggiati in paradisi fiscali. Nella sua riposta all’interrogazione del PS e dei Verdi in merito alle conseguenze che avrebbe avuto la riforma III, il Municipio di Lugano conferma che una volta entrata a pieno regime la riforma genererà una flessione di entrate di 20 milioni di franchi. I 7 milioni citati nel comunicato stampa dell’esecutivo cittadino corrispondono solamente al primo boccone amaro, causato dalla riduzione dell’aliquota di 1% nel 2019 . Non potendo valutare gli eventuali impatti positivi per il presunto insediamento di nuove aziende nel tessuto economico cittadino la riforma appare come un salto nel vuoto. Oggi, in attesa dell’esito della consultazione popolare, l’unica certezza è che il Consiglio federale e il Parlamento si sono impegnati ad abolire le imposizioni agevolate, proponendo la Riforma III delle imprese, che avvantaggia le holding, le società di amministrazione (che esercitano in Svizzera unicamente funzioni amministrative) e le società miste (che esercitano un’attività commerciale principalmente rivolta all’estero e solo marginalmente in Svizzera). Il Parlamento federale alla prima proposta di riforma del Consiglio federale ha aggiunto, dietro pressioni delle grosse multinazionali, sgravi fiscali sul capitale in eccesso alla parte necessaria all’attività aziendale, la deducibilità degli utili provenienti dai brevetti, la deduzione dei costi per ricerca e sviluppo ed altre normative che avvantaggiano le grosse aziende internazionali. Considerando le minori entrate fiscali, sarà necessario per i comuni diminuire la spesa pubblica o aumentare le imposte per le persone fisiche: questo in un modo o nell’altro ridurrà il potere d’acquisto del ceto medio. Per numerose imprese orientate al mercato svizzero ci saranno utili inferiori alle attese, che genereranno minori risorse fiscali per lo Stato, in un circolo vizioso che trascinerà verso il basso l’insieme dell’economia nazionale. Oggi le decisioni politiche assecondano troppo le esigenze economiche e mettono in secondo piano le esigenze dei cittadini. Come cittadini che si aspettano di venire rappresentati e difesi dai propri eletti, la minaccia “o il “mangia la minestra o salta dalla finestra” non è accettabile. Non è accettabile neppure che chi continua a promulgare l'indipendenza e la sovranità nazionale oggi ci venga a dire che siamo totalmente dipendenti da un pugno di imprese estere. Carlo Zoppi, Consigliere comunale, per i Gruppi PS e Verdi
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