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11.02.2017 - 12:350
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Reintrodurre un Servizio di controllo interno nell’Amministrazione cantonale?

di Marco Passalia e Sabrina Gendotti

È purtroppo di recente attualità la corruzione di funzionari dell’Ufficio della migrazione. Un caso eclatante legato, in questa occasione, a un solo Dipartimento che però, potenzialmente, potrebbe toccare anche tutti gli altri Dipartimenti dell’Amministrazione cantonale che trattano informazioni e documenti altrettanto sensibili. Come riportato dal Messaggio 59721, dal 1° aprile 2003 e per la durata di due anni, anche quale conseguenza del rapporto intermedio della Commissione d'inchiesta amministrativa in materia di permessi facili, era stato attuato il progetto pilota del Servizio di Controllo Interno (SeCI) nell'ambito del Dipartimento delle istituzioni. In quell'occasione, si mise in evidenza la necessità di valutare l'eventuale introduzione di uno strumento di controllo della legalità dell'operato dell'amministrazione, ed in particolare delle decisioni positive, e da ciò nacque l'idea di avviare un progetto pilota per il quale vennero assunti tre ispettori con il brevetto di avvocato e venne creato un gruppo di accompagnamento. Ai tre ispettori era stata concessa un'ampia facoltà di valutazione all'interno del Dipartimento delle Istituzioni (DI) e, durante il progetto, si era anche cercato di collaudare l'efficacia e l'affidabilità del modello di verifica che era stato proposto. Il SeCI era stato voluto dall’allora direttore del DI Luigi Pedrazzini quale possibile reazione concreta alle analisi e discussioni in merito alla vicenda denominata "scandalo dei permessi facili" del 2001. Non era uno strumento per imbavagliare e sorvegliare l'Amministrazione, ma serviva piuttosto a supplire alle mancanze rimarcate dalla commissione d'inchiesta. Dopo un paio d'anni si fece un rapporto al Consiglio di Stato e per motivi finanziari il Governo decise di non continuare con il progetto. Alla luce dello scandalo di questi giorni, l’istituzione di un SeCI torna quindi d’attualità e il Gruppo PPD in Gran Consiglio ritiene doveroso – tramite questa mozione - riproporre un tale servizio di controllo interno all’Amministrazione cantonale sfruttando risorse già presenti. Il SeCI, ricordiamo, era limitato soltanto al Dipartimento delle Istituzioni; il rapporto che ne era seguito suggeriva di valutarne il consolidamento, seppur con risorse umane imitate, e l’estensione a tutta l’amministrazione. Citando il rapporto si riteneva, nelle conclusioni, “che l’esperienza del SeCI merita di essere approfondita senza tuttavia ancora esprimerci su concreti scenari”. Fra le possibili riflessioni che potranno essere fatte a seguito di questo atto parlamentare, vi è quindi quella di un servizio che operi in tutti gli ambiti dell’Amministrazione cantonale e che affianchi al controllo interno già esistente una sezione di verifica di legalità e regolarità delle decisioni amministrative. Sulla base delle precedenti considerazioni, il Gruppo PPD+GG facendo uso delle facoltà previste dall'art. 101 della Legge sul Gran Consiglio e sui rapporti con il Consiglio di Stato chiede dunque al Consiglio di Stato di valutare la re-introduzione del Servizio di Controllo Interno (SeCI) utilizzando risorse presenti all’interno dell’Amministrazione cantonale.Marco Passalia e Sabrina Gendotti
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