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Cronaca
04.05.2017 - 20:000
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

"I soldi raccolti all'asta verranno usati per la prevenzione su strade e fiumi, vi spiego come". Dopo le polemiche, parla l'incaricato

Aldo Barboni della Sezione della circolazione difende la libertà "di ognuno di spendere come vuole i propri soldi" e illustra dove andranno a finire i 313'900 franchi raccolti ieri

BELLINZONA - 313'900 franchi incassati dal Cantone nell’ultima asta “fisica” delle targhe, fra cui la TI-9 acquistata per 80mila franchi da un imprenditore varesino, Nicholas Colombo. La notizia è stata riportata come curiosità da parte di molti media, ma non sono mancate le polemiche: a partire da Lisa Bosia Mirra, che sostiene come con gli stessi soldi si potrebbero aiutare per un anno 1000 allievi in Burkina Faso, a Armando Boneff, che parla del possesso per vanità, oltre a utenti sui social.

Ma quei soldi non andranno a fondo perso, bensì verranno utilizzati per programmi di prevenzioni per quanto riguarda la sicurezza sulle strade oltre che quella dei fiumi. Ci siamo fatti spiegare i dettagli dal’Aggiunto e sostituto Capo Sezione della Circolazione, Aldo Barboni, che si è occupato in prima persona della questione relativa all’asta.

Siete soddisfatti di quanto raccolto?
“Guardando il risultato raggiunto lo siamo sicuramente. Era l’ultima asta delle targhe “fisica”, abbiamo inserito anche numeri di quattro cifre e di sei cifre, che in passato non c’erano: vi erano infatti solo quelle con una e due cifre. Prima venivano battute cinquanta targhe, ieri venti per auto e otto per moto. Tenendo conto la quantità e la diversificazione dei numeri a disposizione, siamo contenti”.

Si aspettava le polemiche?
“Queste aste vengono svolte in diversi Cantoni. Si tratta di un’offerta, non dell’imposizione di una spesa che qualcuno è obbligato a fare, pertanto insisto sulla libertà di ognuno, che può destinare i propri soldi dove vuole per piacere personale. Non tocca a noi dire nulla, c’è chi si accontenta di un’auto di 15mila franchi e un altro che ne vuole una da 90mila, lo stesso vale per l’abbigliamento, e per altre cose”.

Alcune targhe potrebbero essere legate a ricordi affettivi o alla scaramanzia di chi le compra, no?
“Abbiamo anche richieste del genere, ci sono utenti che vogliono ricordare un avvenimento particolare., magari la maturità o la nascita del primo figlio. Ci sono anche questi desideri”.

I soldi raccolti verranno destinati a opere di prevenzione. Ce ne parla?
“Certamente, è nata negli anni '90 con questo scopo. Da parecchi anni il Dipartimento sta operando per sensibilizzare la prevenzione stradale, con “Strade sicure” e “Acque sicure”. Col passare degli anni le strade sono sempre più utilizzate, gli utenti che ne fanno uso sono molti, e non bisogna pensare che la prevenzione vada fatta solo per gli automobilisti. Si parla del concetto della strada, che tocca la sicurezza per tutti coloro che la percorrono, dal pedone al ciclista, dal motociclista all’automobilista. Sono più persone che si trovano su un percorso e vanno richiamate al fatto di prestare attenzione anche agli altri. Il pedone, per esempio, deve rispettare le linee gialle e non improvvisare l’attraversamento della strada, mentre l’automobilista dovrà fare attenzione al pedone. Con la convenzione “Strade sicure” sono stati fatti anche altri richiami su quanto distoglie dall’attenzione alla guida, dalla sigaretta al numero composto sul cellulare. Per gesti simili vanno di mezzo anche altri utenti della strada. I mezzi impiegati sono notevoli ma stanno dando i loro frutti”.

In concreto, cosa farete? Corsi nelle scuole o in altri enti, volantini, manifesti?
“Sicuramente c’è l’educazione stradale che entra nelle scuole ma “Strade più sicure” vuole impegnarsi anche verso altre formazioni che portino a coinvolgere il maggior numero possibile di utenti”.

Opererete anche nei riguardi della sicurezza dei fiumi?
“Sì. Anche riguardo i fiumi serve un lavoro diverso, soprattutto nei giorni estivi, per informare i bagnanti sui comportamenti da evitare e le loro conseguenze. L’anno scorso era stato tragico? Esatto, in questi casi la prevenzione viene fatta perché capita il peggio, e in molti si rendono conto di che cosa hanno fatto che li ha messi a rischio”.


Paola Bernasconi
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