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25.05.2017 - 20:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Più tedesco, da cominciare prima. Due liberali propongono, rappresentanti di quasi tutti i partiti firmano: il plurilinguismo in Svizzera resta basilare

Gianella e Käppeli chiedono al Governo di attivarsi per lo studio del tedesco nelle scuole dell'obbligo: dal lavoro all'Università fino ad AlpTransit e ai vantaggi dei bambini bilingui

BELLINZONA – Il tedesco dovrebbe essere insegnato prima, nelle scuole dell’obbligo, addirittura potenziato. Troppo importante, infatti, è questo idioma nel contesto della Svizzera, per le opportunità di lavoro che offre, per il valore a livello di coesione nazionale e perché crescere conoscendo due lingue ha comprovati benefici sui bambini.

A firmare una mozione interpartitica di Alessandra Gianella e Fabio Käppeli, liberali, rappresentanti di tutti gli schieramenti: PLR, ovviamente, PPD, La Destra, UDC, Lega, PS, Verdi. Insomma, proprio tutti, o quasi. I deputati cofirmatari sono, in rigoroso ordine alfabetico, Maurizio Agustoni, Henrik Bang, Marcello Censi, Franco Denti, Alex Farinelli, Natalia Ferrara, Gianmaria Frapolli, Sebastiano Gaffuri, Tiziano Galeazzi, Sabrina Gendotti, Sergio Morisoli, Paolo Pagnamenta, Paolo Pamini, Nicola Pini, Matteo Quadranti, Amanda Rückert.

Questo non è il primo atto parlamentare relativo alle lingue e al loro insegnamento, come viene specificato, basti pensare a una mozione di Duca Widmer del 2009, ad un’interrogazione di Stojanovic nel 2010 e a mozione di Pagnamenta e cofirmatari nel 2011. Tutti sottolineano l’importanza del tedesco, ed oggi  Gianella e Käppeli chiedono “al Consiglio di Stato di elaborare una proposta affinché l’insegnamento del tedesco venga anticipato e potenziato nelle scuole dell’obbligo”.

Le motivazioni? Molteplici.

Si parte, ovviamente, dalla constatazione che la Svizzera, senza il plurilinguismo, sarebbe qualcosa di diverso. “La lingua tedesca, prima lingua in Svizzera, è di fondamentale importanza per il mantenimento del plurilinguismo. Con l’insegnamento della lingua tedesca e della lingua francese nelle nostre scuole si contribuisce a dar valore alla coesione nazionale”, si legge nel testo, dove vengono citate un’interpellanza di Giovanni Merlini e la risposta del Consiglio Federale, d’accordo su questo punto.

Inoltre, “anticipare lo studio del tedesco permette ai ragazzi di crescere con una “mente bilingue”. Ciò presenta numerosi vantaggi e in primis sul mercato del lavoro: infatti sono sempre di più le aziende che intrattengono rapporti con le aziende della Svizzera interna e la Germania, dove il tedesco, in questi casi, è fondamentale. Ma anche dal punto di vista sociale i vantaggi sono molti, facilitando le relazioni con i concittadini d’oltre Gottardo. Decine di studi, inoltre, sostengono che l’apprendimento di due lingue nella prima infanzia migliori una serie di abilità cognitive”.  Ne viene ricordato uno in particolare, che stima come il plurilinguismo contribuisca al 10% del PIL nazionale. Comprendere un’altra lingua, aiuta anche nelle interazioni sociali, perché permettere di capire facilmente la visione dell’altro.

Innegabilmente, il tedesco in Ticino è utile in settori quali economa, relazioni internazionali e turismo, offrendo possibilità lavorative a manodopera locale. Senza dimenticare, sottolineano i deputati, che molti giovani frequentano l’Università nella Svizzera Interna, dunque “iniziando prima lo studio del tedesco, i giovani che vorrebbero partire per gli studi oltre Gottardo avrebbero molte meno difficoltà nell’inizio degli stessi e i ticinesi sarebbero più competitivi in tutti gli ambiti professionali del mercato del lavoro locale. Questo perché l’economia ticinese intrattiene parecchie e importanti relazioni con la Svizzera interna: basti pensare ad un cameriere ad Ascona oppure a un giovane avvocato, che senza la conoscenza del tedesco avrebbero difficoltà nel trovare impiego”. E, ovviamente, ora c’è anche  Alptransit, grazie a cui “le relazioni con il mercato del lavoro della Svizzera interna aumentano e aumenteranno sempre di più”.

Infine, Gianella e Käppeli ricordano che nel 63% dei posti di lavoro in Svizzera viene usato il tedesco, mentre in Ticino lo parlano correttamente solo il 21% dei lavoratori.

Dunque, urge, secondo loro, anticipare l’inizio dello studio del tedesco e potenziarlo!
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