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28.05.2017 - 15:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

"La Roma parte della nostra famiglia, il nostro sangue, le nostre anime. Spero di avervi reso orgogliosi". Il commosso saluto di Totti, una bandiera che si ammaina

Oggi giocherà in giallorosso un campione che ha dato tanto al calcio italiano, ma che soprattutto ha saputo esprimere in ogni momento l'amore per la sua città e la sua maglia

ROMA – Per chi crede nello sport in cui i sentimenti prevalgono ancora sugli interessi economici, vedere una bandiera ammainata fa sempre una certa impressione, un colpo al cuore, un modo di dar quasi ragione a chi in realtà è più disincantato. Sport, e calcio in particolare, come mondo cinico e senza scrupoli, dove il dio denaro la fa da padrone, o catalizzatore di appartenenza e cuore? A ognuno, che sia un addetto ai lavori o un tifoso, la risposta.

Per chiunque, in ogni caso, il declino, se così si può chiamare, di Francesco Totti, uno che nonostante abbia  fasti di una grande carriera, dallo scudetto al cucchiaio, ormai dietro alle spalle, dà ancora del tu al pallone, ha colpito molti. Ormai da qualche anno Totti non è più al centro dei progetti sportivi di una Roma divenuta sempre meno romana e sempre più internazionale (come le milanesi, del resto), seppur sempre fisso nel cuore dei tifosi. E piano piano ha cominciato a scivolare ai margini, pieno di amarezza e tristezza, ma dignitoso e silenzioso. Per lui, è pronta una carriera da dirigente nella Roma, ma fino all’ultimo, e ancora ora, nessuno sa che cosa farà. È stato il ds della Roma, tale Monchi, a dire che quella di domani sarà l’ultima partita del Pupone in giallorosso, e in molti hanno detto che, forse, sarebbe toccato al diretto interessato parlarne. Addirittura il tecnico Spalletti ha ammesso che, tornando indietro, non sarebbe andato ad allenare nella Capitale, coi problemi che l’ultimo anno del Capitano ha causato, seppur involontariamente. Lui, appunto, tace. Ha portato i compagni di squadra a cena, si prepara per l’ultimo saluto alla sua maglia, forse articolato in più fasi.

Nel suo futuro, l’America con l’amico Nesta, subito la scrivania, oppure altro? Magari nello spettacolo, dove a volte in compagnia della moglie Ilary Blasi, quella a cui dedicò la maglia “6 unica”, a volte solo, ha mostrato di saperci fare.

Totti campione universale? In un mondo di veline e locali, ha saputo costruire la famiglia da Mulino Bianco, e questo è un punto a suo favore, anche se a molti piacciono i belli e dannati. Gli juventini a cui fece il gesto delle quattro dita magari storceranno la bocca, però quello che rimarrà è il suo grande amore per la Roma. Non solo vi ha trascorso tutta la carriera, ma le ha rivolto parole dolci ogni volta che ha potuto.

Come, poco tempo fa, quando scrisse che a 13 anni rifiutò il Milan, spinto dalla madre. “Nella nostra famiglia, di scelta ce n'era una sola. Sfortunatamente non ho conosciuto mio nonno perché morì quando ero piccolo. Ma mi lasciò un grande regalo. Per mia fortuna, mio nonno Gianluca era un tifosissimo della Roma, e ha trasmesso quell'amore a mio padre, che lo ha trasmesso a mio fratello e a me. Il nostro amore per la Roma era qualcosa che ci portavamo. La Roma era più di una squadra. Era parte della nostra famiglia, il nostro sangue, le nostre anime”. E infatti, qualche tempo dopo, ecco la maglia giallorossa. "Quando entrai in campo per la prima partita ero sopraffatto dall’orgoglio di giocare per la mia casa. Per mio nonno. Per la mia famiglia. Per 25 anni la pressione – il privilegio – non è mai cambiata. Ovviamente, ci sono stati degli errori. E c’è stato un momento, 12 anni fa, in cui pensai di andare al Real Madrid. Quando una squadra di successo, forse la più forte al mondo, ti chiede di andare, pensi a come la tua vita potrebbe essere altrimenti. Parlai col presidente e quello fece la differenza. Ma alla fine, parlai con la mia famiglia che mi ricordò cos'è la vita. Casa è tutto. Per 39 anni, Roma è stata casa mia. Per 25 anni come calciatore, Roma è stata casa mia. O vincendo lo scudetto o giocando in Champions League, spero di aver rappresentato e portato i colori di Roma più in alto che potessi. Spero di avervi reso orgogliosi".

Parole che toccano, senza dubbio, il cuore. E un tifoso della Roma, o un appassionato di calcio italiano, mentirebbe a dire, “no, non ci hai reso orgogliosi”.

Ieri, Totti ha affidato un messaggioa Facebook: "Roma-Genoa, domenica 28 maggio 2017, l’ultima volta in cui potrò indossare la maglia della Roma. È impossibile esprimere in poche parole tutto quello che questi colori hanno rappresentato, rappresentano e rappresenteranno per me. Sempre. Sento solo che il mio amore per il calcio non passa: è una passione, la mia passione. È talmente profonda che non posso pensare di smettere di alimentarla. Mai. Da lunedì sono pronto a ripartire. Sono pronto per una nuova sfida".

Un’altra bandiera si ammaina.
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