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Cronaca
12.02.2018 - 16:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:51

L'annus horribilis della vendemmia. "La gelata di aprile, che non si vedeva da 50 anni, è stata un duro colpo. Mai vista una cosa così nel Sopraceneri"

Dopo i numeri disastrosi diramati dall'Ufficio Federale dell'Agricoltura, commentiamo con Angelo Delea. "Il caldo non conta, i danni ormai li avevano fatti gelo e grandine. Alzare i prezzi? Non abbiamo molto margine. Adesso auguriamoci che non ci siano conseguenze sull'uva del 2018..."

LOSONE – Un’annata con numeri davvero disastrosi, e si teme che possa avere ripercussioni anche sulla prossima, quella del 2018. L’Ufficio Federale dell’Agricoltura oggi ha diffuso le impietose cifre relative alla vendemmia del 2017, la peggiore dal 1978, e ne abbiamo parlato con Angelo Delea, della Vini e Distillati Angelo Delea SA di Losone.

“Mi chiede com’è andata l’annata? Purtroppo, posso dirglielo anche a memoria, senza consultare i numeri: molto male. Il gelo e la grandine hanno dato un grande colpo distruttivo ai vigneti, soprattutto a quelli di uva bianca. In alcuni grandi come quelli di Quartino ho perso il 90% dell’uva destinata allo Chardonnay! Negli altri, facciamo una media del 40%, da altre uve bianche, Pinot nero e Merlot. Solamente nelle mie culture, circa 20 ettari, ho perso più del 40%. Nel Sopraceneri non ho mai visto qualcosa del genere”.

La colpa di che cos’è? Del gelo, della grandine, del caldo?
“Soprattutto del gelo, dopo due o tre settimane è arrivata la grandine e ha fatto il resto. Quando è gelato, possono esserci anche 100 gradi, ma quel che è rovinato ormai è rovinato, non c’è più nulla da fare”.

L’uva che si è salvata è di buona qualità come dice l’Ufficio Federale dell’Agricoltura?
“Sì, ottima. L’uva è poca, molto concentrata, ricca, con poco succo. Purtroppo ciò che è perso è andato, e perdiamo non solo in quantità ma anche in rendimento. Se un chilo d’uva in un anno normale rende 75, adesso sarà il 10-15% in meno”.

Come si reagisce a un’annata così?
“Se abbiamo vino in cantina vediamo di mediare. Dobbiamo lavorare con quello che c’è, per fortuna c’è stato un 2016 abbondante, dunque ridurremo gli stock”.

Avete preso in considerazione la possibilità di alzare i prezzi?
“C’è poco da fare. Abbiamo l’estero che lavora con meno della metà dei prezzi. Possiamo fare qualche ritocchino, però davvero ridotto. Se alziamo i prezzi, non vendiamo niente”.

A quante annate così, pur con i dovuti scongiuri, può resistere la viticoltura ticinese?
“Speriamo non ce ne siano molti. Abbiamo già avuto un 2015 non positivo… C’è chi preferisce rilanciare gli stock, per me l’uva serve, bisogna poter produrre i vini e venderli per lavorar bene. Se non c’è, è come essere un muratore senza cemento”.

Immagino che impegnarsi tanto e poi dipendere dalla meteo sia in un certo modo frustrante e faccia sentire impotenti, è vero?
“In agricoltura e viticoltura sarà sempre così. Magari ci sono tre o quattro anni di bonaccia, poi arriva l’annata che ci bastona… c’è poco da fare”.

Attualmente l’inverno è molto freddo, va bene oppure no?
“Per ora va bene così, speriamo che il freddo continua, non fa male nella vigna. Non vuole comunque dire molto, dopo un anno di gelo non sappiamo come si svilupperà la pianta., in particolare in alcuni vitigni. Penso che il Merlot andrà abbastanza bene, dove non ha preso troppa grandine, ma la situazione dei Chardonnay, dei bianchi e dei Sauvignon sarà delicata, rischiamo di avere un’annata che soffre ancora della gelata. Dobbiamo mettere il riscaldamento alle vigne (ride, ndr). Il gelo ad aprile non si vedeva da più di 50 anni, ci sono davvero pochi accorgimenti da fare. Incrociamo le dita che non arrivi più”.

Paola Bernasconi
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