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Cronaca
14.02.2018 - 15:330
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

La doppietta dei Grezz, "ma c'è ancora Biasca...". Il ritorno al passato in salsa carnascialesca, "volevamo fare qualcosa di ambizioso e ci siamo riusciti!"

Il gruppo di Monte Carasso, col suo carro, ha vinto sia a Bellinzona che a Chiasso. "Era il nostro trentesimo, ma non ci aspettavamo di certo un apprezzamento del genere. In tre anni vogliamo portare una trilogia del tempo, adesso siamo tornati alla rivoluzione industriale dell'800"

MONTE CARASSO – Avete fatto doppietta, come vincere campionato e Coppa… “Sì, ma puntiamo al triplete, c’è ancora Biasca”. Ambiziosi, i Grezz. A ragione: il loro carro ha conquistato Bellinzona e Chiasso, nell’anno del 30esimo anniversario.

Assieme a Diego Rezzonico, abbiamo commentato questi successi, e abbiamo scoperto che vengono da lontano… dal passato e dalla decisione di fare una trilogia. Manca il terzo capitolo, non siamo riusciti a scoprire spoiler, anche perché le idee per l’anno prossimo inizieranno a prendere forma dopo un periodo di riposo.

“Sono delle emozioni forti, vedere la gente che apprezza quello che hai fatto e lo dimostra con applausi è qualcosa che, in questo modo, non avevo mai vissuto. È stato molto forte, per chi costruisce carri è un’emozione davvero grandissima”.

Ci racconta cosa rappresenta il vostro carro?
“Il gruppo, lo scorso anno, ha deciso di affrontare i tre carnevali che sarebbero venuti con una trilogia: presente, passato e futuro. Nel 2017 abbiamo portato il tema del presente, con Apocalypse Social, improntato su uso e abuso dei social network. Adesso toccava al passato, e abbiamo pensato che riuscire a creare un’atmosfera da viaggio nel tempo sarebbe stato apprezzato da tutti. il viaggio nel tempo ha sempre affascinato popolazione, registi, scrittori, e farlo su un carro di carnevale sarebbe stato un successo, e infatti lo è stato. Non è stato un viaggio fine a sé stesso, visto che siamo agli albori della quarta rivoluzione industriale, ci siamo chiesti come abbiamo fatto ad arrivare sin qui. Si va a ritroso fino all’Inghilterra dell’800, quando c’è stata la prima rivoluzione industriale, per capire se magari si stava meglio quando si stava peggio, per capire eventualmente dove si è sbagliato”.

Si stava meglio quando si stava peggio, quindi?
“Ognuno può fare le sue riflessioni. Si stava meglio perché c’erano più serenità e tranquillità, si faceva però più fatica. Non penso all’800 ma qualche anno fa si stava meglio. Correzioni da attuare? Sin qui non siamo arrivati, pensare a soluzioni era entrare troppo nel dettaglio. Credo spetti a tutti fare un passo indietro e fermare il tempo che scorre troppo veloce, non si ha il tempo di godersi le cose che abbiamo. Rallentare o fermarsi sarebbe ideale, non solo per me, a livello professionale e privato, avere più tempo per sé stessi e per gli altri. Ora è una corsa al tutto e subito e non si apprezza più nulla perché non si ha il tempo di farlo”.

Siete usciti dagli schemi classici del carnevale, non parlando di attualità e di satira, vero?
“Questa trilogia porta a fare qualcosa di diverso. Andiamo un po’ controcorrente, non ha detto il dottore che i carri vanno fatti in un certo modo. Un carro che sfila, anche se si chiama carnevale, può portare un tema sociale o fantasy, ed essere apprezzato come è successo a noi a 360°. I più radicali e integralisti al significato del carnevale storcono un po’ il naso, dicendo che non c’è satira: però ci sono emozione e spettacolo, chi guarda ha piacere, qualcosa che ritengo importante”.

Cosa c'è dietro un carro simile? Spesso se ne sente parlare, però chi non è in un gruppo forse mnon immagina il lavoro.
“C’è la fase di pianificazione, con l’idea, qualche schizzo, qualche disegno. Poi si fa avanti, nella progettazione, infine il lavoro fisico in sé comincia a inizio settembre. Ci impegna due sere la settimana e il sabato tutto il giorno, mentre per esempio nel periodo natalizio e da lì in poi anche di più. Costruiamo tutto noi. Quest’anno era il nostro 30esimo, un traguardo per noi importante, e volevamo fare qualcosa di ambizioso, lo sapevamo. Nei nostri carnevali in 30 anni difficilmente ho visto un carro del genere, col suo movimento, la sua particolarità anche del tema, ed è impagabile. È un premio per i nostri 30 anni”.

Adesso manca il futuro… come sarà? Siamo curiosi…
“Dobbiamo goderci ancora il passato, che non è ancora finito… Non ci aspettavamo questo effetto, volevamo fare qualcosa di bello, però non credevamo di piacere così tanto, a tutti, persino agli altri gruppi, come mai in 30 anni. Tanta roba, posso dire! Ora un po’ di pausa, anche se la testa, quando c’è la passione, non stacca mai”.

Paola Bernasconi
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