Economia
16.03.2018 - 11:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Glauco Martinetti e lo "spauracchio" digitalizzazione. "Macchè posti di lavoro persi: ne crea di nuovi. Ma le aziende devono avere libertà di impresa"
Il presidente della Camera di Commercio dice la sua sul timore che l'avanzare della tecnologia porti a disoccupazione: "quella c'è nelle società arretrate, non in quelle avanzate. La vera sfida è preparare le nuove generazioni a quello che sta arrivando. Un eccesso di burocrazia rischia di pregiudicare la crescita"
di Glauco Martinetti*La quarta rivoluzione industriale sta trasformando le nostre economie e società. Sono nati l’Internet delle cose e le fabbriche intelligenti, si sono fatti progressi incredibili con la robotica e l’intelligenza artificiale, mentre nanotecnologia e biotecnologia hanno orientato la scienza e la medicina verso nuove frontiere.
Come normale che sia, ciò ha generato importanti effetti anche sul settore industriale, nel quale sono attivo. I sistemi di lavorazione tanto delle grandi aziende quanto di quelle medio – piccole sono cambiati generando netti miglioramenti. Strumenti di lavorazione altamente tecnologici – quali ad esempio la stampante 3D– hanno permesso alla produzione di diventare sempre più ricettiva, modulabile ed efficiente, garantendo così una miglior soddisfazione del cliente e generando un’importante riduzione di taluni costi. Le macchine perfettamente connesse con i sistemi di gestione e pianificazione aziendale permettono di ricavarne una tale quantità di dati mai vista finora.
A permettere alle aziende di fare ulteriori economie sono anche le tecnologie che rendono la logistica interna ed esterna meno dispendiosa, grazie ad un miglior e più contenuto stoccaggio delle merci
A spaventare però gli scettici – che guardano a questa accelerazione tecnologica non come ad un’opportunità bensì ad un rischio – vi è la possibile perdita di milioni di posti di lavoro. La storia insegna però che ogni rivoluzione della tecnica distrugge sì posti di lavoro, ma ne crea, molti di più e di nuovi.
Basti ricordare che tutte le economie avanzate che hanno grandi tassi di sviluppo tecnologico hanno anche i minori tassi di disoccupazione mentre tutte le economie arretrate hanno grandi tassi di disoccupazione.
Nel ramo industriale l’evoluzione stessa della robotica, il grande spauracchio del lavoro, è sfumata con i robot collaborativi: i Co-bot che non sostituiscono l’uomo ma lavorano assieme a lui nel produrre merci di ogni tipo. La vera sfida quindi non è difendere un mondo che scompare, ma preparare le nuove generazioni a quello che sta arrivando. Se si vuole che la rivoluzione digitale sia quindi un’opportunità per tutti bisogna che vi sia un’innovazione di carattere istituzionale, politico e culturale.
Infatti non bisogna dimenticare che la capacità d’innovare dei nostri imprenditori, per essere soggetti attivi e non passivi della rivoluzione digitale, è strettamente legata alla libertà d’impresa. Se quest’ultima viene limitata, come purtroppo sta accadendo oggi con un eccesso di regolamentazioni e di burocrazia, si rischia di pregiudicare la crescita e lo sviluppo del nostro Paese.
*presidente CC-Ti, da Opinione Liberale