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Cronaca
04.03.2016 - 09:410
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

«C'è ancora bisogno di una ditta come la nostra?» Altri posti di lavoro a rischio

La crisi investe anche la Oemb di Giornico, che impiega 26 persone, di cui un solo frontaliere. Saldate le mensilità del 2015, mancano quelle di gennaio, febbraio e marzo

GIORNICO - Progressivo deterioramento del mercato del lavoro, acuito dall'abolizione della soglia minima di cambio fra franco e euro. Sembra un ritornello già visto, sono le cause delle chiusure annunciate dalla Delta di Stabio e dalla Tubofer di Mezzovico, potrebbero essere anche quelle che porteranno alla fine di un'altra azienda in Ticino, la Oemb di Giornico. Agli altri fattori, si aggiunge il trasferimento nell'Europa dell'Est di molti suoi clienti svizzeri, e il futuro della ditta, che opera nella produzione meccanica per conto terzi e di macchinari per la piegatura di lamiere e impiega 26 dipendenti (fra cui un solo frontaliere) e 16 apprendisti polimeccanici che seguono l’istruzione nel locale centro cantonale di formazione interaziendale co-finanziato dal DECS, è in dubbio. La crisi dura da tempo. Il direttore Diego Corbella ha spiegato a La Regione che le commesse sono scese del 50% degli ultimi 5 anni. Già lì si avvertiva una difficoltà per una ditta che ai tempi impiegava una settantina di persone. Con grande fatica si è arrivato al pagamento degli stipendi arretrati del 2015, e il sindacato OCST, che è già intervenuto, ha diffidato la direzione a voler versare i salari completi di gennaio (di cui è stato versato un acconto col 15% della paga), febbraio (mancante) e marzo entro il 31 marzo. «Siamo in forte crisi nell’acquisizione di lavoro, ciò che si ripercuote negativamente sul fatturato e sulla liquidità dell’azienda», conferma Corbella. «Ci stiamo chiedendo se ci sia ancora un futuro per Oemb in Ticino. E meglio: esiste ancora in Svizzera la necessità di un’azienda come la nostra?» Ancora nulla è definito, ma pare che si arriverà all'avvio di una moratoria concordataria. OCST chiede alla ditta a rispettare l’iter in caso di una cessazione dell’attività e una scissione del rapporto d’impiego dei dipendenti, così da non costringere i lavoratori ad avviare complicate procedure per il recupero dei salari arretrati facendo capo all’indennità per insolvenza del datore di lavoro, la quale riconosce al massimo quattro mensilità arretrate.
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